Piano regolatore di Roma 1883 - Relazione/Prosecuzione della via Nazionale

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Quartiere all'Aventino Prosecuzione della via di Ripetta e della Scrofa

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Prosecuzione della via Nazionale fino a Ponte S. Angelo.


La legge sul concorso governativo nelle opere edilizie di Roma obbliga il Comune a proseguire la via Nazionale dalla via del Plebiscito, dove è già pervenuta, fino a Ponte S. Angelo, e prescrive altresì, che abbia larghezza normale di metri 20, uguale cioè a quella adottata fra la Piazza Magnanapoli e la Piazza SS. Apostoli. Questa strada era già segnata fra le arterie principali nel piano regolatore del 1873, e il Consiglio l’aveva approvata. L’approvó di nuovo per il primo tronco fino alla Piazza S. Pantaleo nella seduta del 31 Maggio 1880, indipendentemente dal piano regolatore, e prima della legge sul concorso governativo; essendochè se ne riteneva ad ogni modo urgentissima l’esecuzione, come altresì lo iniziamento della diramazione verso Ponte Sisto, e l’allargamento della via della Cuccagna verso la Piazza Agonale, per provvedere intanto all’affollato e pericoloso transito nelle attuali strade, fino ad un punto, ove almeno la corrente del [p. 60 modifica]movimento trovasse un qualche sfogo laterale. Ma tutti i precedenti disegni portavano a soli metri 16 la sezione stradale; ora che per legge deve farsi di metri 20, il piano regolatore si uniforma alla prescrizione, non ostante nuove e più gravi difficoltà. L’andamento peraltro di questa principalissima arteria è mantenuto in tutto uguale al primo disegno. Percorre cioè le attuali vie del Plebiscito e dei Cesarini, formando una piazzetta presso al crocicchio della via Argentina, col demolire l'isolato che confina colla piazzetta e col vicolo Strozzi. Prosegue per le vie della Valle e delle Colonne di Massimo fino a San Pantaleo. Qui abbandona le strade attuali di Pasquino, del Governo Vecchio e dei Banchi nuovi; e a traverso caseggiati di poca importanza, di fianco alla Chiesa di San Lorenzo e Damaso, per piazza della Chiesa Nuova sbocca dietro il Banco S. Spirito e per Banchi Vecchi giunge alla Piazza di Ponte S. Angelo.

Il tronco del tutto nuovo è meno tortuoso dell’abbandonato non solo, ma riesce più nobile, ponendo in evidenza non pochi edifizi pregevoli. Notiamo la palazzina De Regis, detta la Farnesina di Michelangelo, perchè alcuni credono che ne fosse l’autore, quantunque lo stile la faccia ritenere piuttosto di Raffaele, o del Peruzzi. Sta ora nascosta presso la via dei Baulari al vicolo d’Aquila, a contatto di alcune casipole. Resterà invece isolata nella piazzetta da formarsi all’origine della via dei Baulari, e se con cura sarà restaurata potrà ammirarsene la elegante architettura. Anche lo stupendo Palazzo della Cancelleria sarà messo in maggiore evidenza, poichè la strada ne traverserà la piazza [p. 61 modifica]ad un capo, e continuerà sbarazzandone il fianco destro dalle indecenti case che vi furono addossate. Più innanzi si scuoprirà anche il fianco del Palazzo Sora poichè la strada ne percorrerà la Piazza. Questo Palazzo che erroneamente si attribuisce al Bramante, ha pure qualche pregio artistico; la larghezza però di metri 20 da darsi alla strada obbliga a tagliarne il fianco per metri 4; e siccome conviene mantenere il carattere della facciata, che nella estremità forma risalti decorati da ordini architettonici, così dovrà ricostruirsi con egual disegno il risalto che resterebbe mutilato, e trasportarsi il portone a metà della fronte centrale in ritiro. La strada passa in seguito per la piazza della Chiesa nuova, che pure ha importanza e per la facciata della Chiesa e per l’attiguo fabbricato già dei PP. Filippini, ora sede dei Tribunali, opera bizzarra ma grandiosa del Borromini.

Si disse di sopra che l’obbligo di portare la larghezza della via a 20 metri ne aveva reso più difficile il tracciato. La più grave delle difficoltà si incontra ove ha origine la prosecuzione della via Nazionale, cioè nel breve tratto, che corre fra il Palazzo Altieri e il fianco della Chiesa del Gesù; tratto che comincia colla larghezza di Metri 12 e termina con quella di 8,50. Se tale angustia poteva lasciarsi, quando alla via erasi assegnata in genere la sezione di metri 16, sarebbe certo poco tollerabile, ed insufficente, per la sezione di metri 20. Si è molto discusso e dalla Giunta e dalla Commissione sul partito da adottarsi in proposito; e quasi si era indotti ad ammettere di segnare nel piano regolatore il taglio del Palazzo Altieri, per non [p. 62 modifica]pregiudicare la possibilità e il diritto di eseguirlo, quando in tempo futuro se ne vedesse l’assoluta necessità, con riserva anche di chiedere al Governo dispensa dall’obbligo di portare a 20 metri, in questo breve tratto, la larghezza della via; non essendo opportuno, almeno per un lungo periodo di tempo, di addivenire ad una espropriazione cotanto dispendiosa, la quale impegnerebbe a ricostruire in ritiro, e collo stesso disegno tutta la parte più grandiosa e più nobile del palazzo, manomettendo un edificio cospicuo per mole imponente, ed appartamenti adorni di pregevolissimi stucchi. Ma la Commissione Vostra, memore del principio stabilito ed ammesso di non proporre demolizione di fabbriche ragguardevoli senza una vera e dimostrata necessità, e convinta che la invariabilità di un dato modulo di larghezza stradale, in una città come Roma, sarebbe assurdità o peggio, decise di non toccare il palazzo Altieri, e di lasciare fra questo e la Chiesa del Gesù la via tal quale ora è. Sorse piuttosto il pensiero di una parziale diramazione fra la via del Plebiscito e la piazza del Gesù, in guisa che la via diretta fra questi due punti e la succursale venissero a costituire una somma di sezioni stradali, almeno equivalente alla larghezza di 20 metri assegnata in massima alla prosecuzione della via Nazionale. Gli studi, che a tale effetto si fecero, condussero la Giunta e la Commissione a stabilire, che la via succursale si aprisse tra la via degli Astalli e la piazza del Gesù, girando dietro la tribuna della Chiesa, ed isolando questa e la sua sagrestia dal già convento dei PP. Gesuiti.

Altro impegno derivante dall’obbligo di tenere la [p. 63 modifica]strada a 20 metri fino al Tevere si è quello di allargare la via dei Banchi, fra il Banco San Spirito e la piazza di ponte Sant’Angelo; allargamento che non figurava nel primitivo piano regolatore. Dovrà esso praticarsi sulla sinistra di chi si dirige al ponte, perchè si toglierà così il difetto attuale dell’asse della strada, che non coincide col mezzo del ponte e della Mole Adriana. Ma ciò obbliga a tagliare il prospetto del palazzo Niccolini, ora Amici, architettato dal Sansovino. Fortunatamente l’andito assai lungo fa sì che non si tocchi la corte, e la facciata dovrà essere ricostruita più indietro colle stesse pietre e decorazioni, e con identico disegno. Massima questa da seguire ogni volta la necessità obblighi a tagliare edifizi di buono stile, come ad esempio il detto palazzo Niccolini, e il palazzo Manfroni ora Lovatti incontro alle Colonne di Massimo, il quale si ritiene come unica opera in Roma disegnata da Leone Battista Alberti.

Occorre in fine avvertire, che la via Nazionale, giunta presso il Palazzo Braschi, ha una breve diramazione, per piazza Agonale. Ciò si fa mediante l’allargamento della via della Cuccagna; lo che impegna a raccorciare la chiesa di S. Pantaleo, e a dimidiare il palazzetto Torres, ora Lancellotti, opera di qualche pregio dell’architetto Pirro Ligorio. La Commissione non ha mancato di studiare, se vi era modo di altro collegamento più facile fra la grande arteria e piazza Agonale; ma ha dovuto convincersi che nessuno risolveva bene il problema, come la via della Cuccagna. D’altronde la chiesa di S. Pantaleo non ha merito artistico, ed arretrando la facciata colla soppressione della prima [p. 64 modifica]cappella può il resto conservarsi al culto; e in quanto al Palazzetto Lancellotti, coi disegni alla mano si vide, che senza toccare menomamente il cortile, e senza troppo scapito dell’architettura esterna, poteva racconciarsene il prospetto, riducendolo ad avere cinque finestre invece di sette, e riportando al centro la mostra del portone: sulla nuova linea poi in ritiro del fianco si riprodurrebbero le stesse decorazioni architettoniche ora esistenti. Così la via riuscirebbe di ampiezza sufficiente, cioè non minore di dodici metri.

Prendasi nota che la descritta arteria stradale in prosecuzione della via Nazionale, ha la lunghezza da Piazza Venezia al Ponte S. Angelo di metri 1500. E se si prende all’origine sua all’Esedra di Termini la lunghezza complessiva è di metri 3100.