Poemi conviviali/I vecchi di Ceo/II L'inno eterno

Da Wikisource.
I vecchi di Ceo

L'inno eterno

../I I due atleti ../III Efimeri IncludiIntestazione 28 agosto 2011 100% Poesie

I vecchi di Ceo - I I due atleti I vecchi di Ceo - III Efimeri


[p. 163 modifica]

II


l’inno eterno



     E sederono all’ombra d’una quercia
l’un presso l’altro. Sotto la lor vista
tra bei colli vitati era una valle
già bionda di maturo orzo; e le donne
mietean cantando, e risonava al canto
l’aspro citareggiar delle cicale
su per le vigne solatìe dei colli.
E nella pura cavità del cielo,
di qua di là si rispondean due voci
parlando di lor genti che lontane
tenea Corinto dove è un tempio dove
sono fanciulle ch’hanno ospiti tanti...
E nel mezzo alla valle era Carthaia
simile a bianco gregge addormentato
da quell’uguale canto di cicale.
Il mare in fondo, qualche vela in mare,
come in un campo cerulo di lino
un portentoso biancheggiar di gigli.
Tra mare e cielo, sopra un’erta roccia,
la Scuola era del coro; era, di marmo

[p. 164 modifica]

candido, la ronzante arnia degl’inni.
Ivi le frigie tibie, ivi le cetre
doriche insieme confondean la voce
simile ad un gorgheggio alto d’uccelli
tra l’infinito murmure del bosco.
Ivi sonava, dolce al cuor, la lode
del giovinetto corridore e il vanto
del lottatore; e per sue cento strade
l’inno cercava le memorie antiche,
volava in cielo, si tuffava in mare,
incontrava sotterra ombre di morti,
tornando, ebbro di gioia ebbro di pianto,
con due fogliuzze a coronar l’atleta.


     Era lontano, e non vedean che il bianco
dei marmi al sole, i due pensosi vecchi.
Eppur di là l’alterna eco d’un inno
giungeva al cuore, o forse era nel cuore.
Da destra il giorno si movea col sole,
portando il canto e l’opere di vita,
verso sinistra, al mesto occaso, donde
co’ suoi pianeti si volgea la notte
tornando all’alba e conducendo i sogni,
echi e fantasmi d’opere canore.
Fluiva il giorno, rifluìa la notte.
Sotto il giorno e la notte, e la vicenda
di luce e d’ombra, di speranza e sogno,
stava la terra immobile. Ma il coro
era più rapido. Arrivava un’onda
dal mare, un’altra ritornava al mare.
Era la vita. Dopo il moto alterno
d’un’onda sola che salìa cantando
scendea scrosciando, mormorava il mare

[p. 165 modifica]

immobilmente. E molte vite in fila
salìan dal mare riscendean nel mare:
quindi l’eterno. E dall’eterno altre onde:
i figli. Altre onde dall’eterno: i figli
dei figli. E onde e onde, e onde e onde...