Poesie (Eminescu)/XVI. Principe-azzurro dei tigli

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XVI. Principe-azzurro dei tigli

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Mihai Eminescu - Poesie (1927)
Traduzione dal rumeno di Ramiro Ortiz (1927)
XVI. Principe-azzurro dei tigli
XV. Fiore azzurro XVII. Desiderio
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XVI.

PRINCIPE-AZZURRO DEI TIGLI.


— «Bianca, sappi che dalla culla
hai sortito a tuo sposo il Signore,
poi che sei nata frutto
d’illecito amore.

5Domani al chiostro di S. Anna
chiederai al signor delle stelle
il conforto della tua vita,
la redenzione della mia anima».

— «Non voglio, padre, mortificare
10l’anima mia giovine e allegra;

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io amo la caccia, la danza,
altri fugga la vita del mondo!

Non voglio la chioma recidere
che al tallone mi giunge,
15nè perder gli occhi a leggere il salterio
tra livido fumo d’incensi.»

— «Conosco il tuo bene meglio di te,
abbandona ogni pensiero del mondo,
domani all’alba partiremo insieme
20per il monastero antico e santo.»

Ascolta ella. Piange. Quasi
quasi fuggirebbe alla ventura
cacciata da tristi pensieri
e da un disio ineffabile.

25E, piangendo, imbriglia il cavallo,
il suo cavallo bianco qual neve,
gli carezza la bella criniera,
e piangendo gli pone la sella.

Su d’esso si slancia e parte,
30capelli al vento, mento sul petto:
nulla vede innanzi a lei,
nè si volta indietro a guardare.

Per sentieri che si perdono a valle
va per il bosco senza una meta
35ancora quando all’annottare
rossi raggi sfuggono all’orizzonte.

Nel bosco l’ombra qua e là
risplende di luci...,
ella passa tra stormire di frondi
40e murmuri di pecchie.

Nel più fitto del bosco ella è giunta
presso l’alto tiglio antico,
dove la fontana incantata
dolce suona all’orecchio,

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45e, dal mesto suono dell’acque
riscossa, ella trasale allora,
e a lei daccanto un giovane
vede, che inforca un bel cavallo nero.

Co’ suoi grandi occhi ella lo mira,
50pieni di sogno e mesti;
fiori di tiglio ha nei capelli,
e a tracolla un corno d’argento.

E comincia a sonare
d’un suono magico, doloroso...,
55d’amore il cuor le batte
per lo straniero gentile.

La sua chioma le sfiora i capelli
ed allora, colle guance di porpora,
abbassa le lunghe sue ciglia
60sopra gli occhi pudichi.

E sulle labbra le appare un sorriso
represso, incantatore,
che a mala pena le fa socchiuder la bocca,
la bocca assetata d’amore.

65Quando, del tutto ammaliata,
si piega verso lui sulla sella,
egli cessa dal suo flebile canto,
e le parla con accento di pianto:

e la toglie da cavallo
70mentr’ella si difende colla mano,
ma pure a lui si abbandona
e sente il cuore scoppiarle nel petto.

Poi sull’omero di lui il capo
abbandona col viso in alto,
75e, mentre i cavalli pascolano lì accanto,
ella lo guarda fuor di sè stessa.

Solo il dolce mormorio
della fonte incantata

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culla in ritmo melanconico
80il loro spirito inebbriato.

La luna allora sorge dal bosco
e tutta la notte sta a guardarli,
mentre nere ombre disegna
sul terreno bianco come neve.

85E sempre le allunga
e, salendo nel cielo, le trasforma,
ma essi vanno e si perdon nel bosco,
perduti dietro il loro sogno.

Alla porta del castello
90sta il cavallo l’indomani,
ma la bella sua padrona
s’è perduta nel mondo.