Poesie (Fantoni)/Varie/V. A Fille, per la morte di Tisbe sua...

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V. A Fille, per la morte di Tisbe sua...

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V. A Fille, per la morte di Tisbe sua...
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V

A Fille,

per la morte di Tisbe, sua cagnola.

     Di Febo il rapido
carro lucente
tre volte al pallido
flavo oriente
5giá fe’ ritorno,
col nuovo giorno,

     da che l’instabile
ingiusta sorte
spinse sollecito
10dardo di morte
su la scherzosa
Tisbe vezzosa;

     e ancor di lacrime
hai molle il viso,
15Fille, e te fuggono
il Gioco e il Riso:
e l’arco frange
Amor, che piange?

     Tergi le languide
20meste pupille:
non sempre turbano,
amata Fille,
i flutti algenti
protervi i venti,

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     25né sempre coprono
i nembi il cielo;
di frondi vedova,
carca di gelo,
non sempre mesta
30è la foresta.

     Le suore eliadi,
ahi troppo pronte!
ahi troppo fervide!
pianser Fetonte,
35ed or le preme
scorza che geme.

     Sul polo gelido,
all’uom negato,
siede immutabile
40l’avaro fato
nel ferreo trono,
sordo al perdono.

     L’irremeabile,
stigia palude
45con l’onda squallida
quell’ombre chiude,
che fare al giorno
vonno ritorno;

     né lice ascendere
50il pigro legno:
il nocchier vietalo
del muto regno,
e a lui lo vieta
legge secreta.

     55Né per le torbide
sponde frementi,
fra innumerabili
ombre dolenti,
Tisbe erra avvolta,
60ombra insepolta.

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     Io vidi Venere,
quando al tuo piede
cadde, giurandoti
ossequio e fede,
65correr smarrita
per darle aita.

     Ma, oimè! premevala
bianco pallore,
sul labbro mutolo
70sedea l’orrore,
e languidetti
eran gli occhietti.

     Le nude Grazie
e i vaghi Amori
75sparsero i laceri
serti de’ fiori
del crine adorno
a lei d’intorno.

     I Giochi e i teneri
80Scherzi innocenti
un mesto eressero
rogo, gementi,
di mirra e annosi
cedri odorosi.

     85Di quattro Genii
la schiera eletta
in lino candido
la pallidetta
Tisbe compose,
90fra gigli e rose.

     E la portarono
su del funesto
rogo, e sedevano
intorno a questo,
95in nero ammanto,
il Duolo e il Pianto.

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     Il garzon ciprio
con la sua face
destò la picea
100fiamma vorace,
che in un momento
distese il vento.

     Senz’arco agli omeri,
sparse le chiome,
105con voce flebile
tre volte a nome
chiamò tremante
l’ombra vagante.

     E le funeree
110lievi faville
sparse di tiepide
argentee stille,
e die’ pietoso
a lei riposo.

     115Le calde ceneri
insieme accolse,
ed in pieghevole
linteo rivolse,
e pose drento
120urna d’argento.

     Fra spessi gemiti
e le confuse
voci, nel gelido
seno la chiuse
125di lacrimoso
vello ombroso.

     Con aurea freccia
sul marmo espresse
la viva effigie
130di Tisbe, e impresse,
piangendo, queste
note funeste.

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     «Ninfe del Tombolo,
frenate il passo,
135nell’orror tacito
di questo sasso:
Tisbe vivace
riposa in pace;

     cara all’amabile
140Fille, che ancora
la piange; a Fillide,
dell’alma Dora
gloria e migliore
opra d’Amore».