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Poesie (Mary Wortley Montagu)/II

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II.

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Mary Wortley Montagu - Poesie (XVIII secolo)
Traduzione dall'inglese di Antonio Schinella Conti (1740)
II.
I III
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II

     Sollecitata da l’istanze vostre
sovente replicate, alfìn risolvo
di svilupparvi, o mia diletta amica,
i più arcani pensier de l’alma mia.
5Quella che spesso voi biasmate tanto,
stupida indifferenza, io non la debbo
a natura, a timore od a vergogna.
Fredda non son qual è vestal di bronzo,
né féro impressïon su la mia mente
10cauti consigli o pur sentenze saggie.
So che veloce de la vita passa
il tempo e so che, se la vita dura
poco, la gioventù dura ancor meno.
Ma d’esser ingannata io schifo e abborro
15e per momenti di piacer non compro
anni di pentimento. Ad amar forse
io mi consiglierei se ritrovassi
(ma dove ritrovarlo e come e quando?)
uom che accoppiasse l’onestade al senno,
20che sapesse apprezzare il suo piacere
e che del par contribuisse al mio,
che il proprio merto e i miei favori stolto
non vantasse, né trar profitto ardisse
da’ suoi disegni. Io noi vorrei severo,
25né pieno ancor d’una baldanza sciocca.
A mio senno vorrei farlo geloso,
se ben a lui mai gelosia non dessi.
Dotto e ingegnoso ei sia, ma non pedante,
e lieto e saggio, e non giammai stordito
30e simile a colui che spesso ride

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perché nulla ha da dir. Cortese appaia
ed affabile a tutto il sesso mio,
ma tra tutte me sola egli distingua.
Giusto decoro in publico conservi;
35in me confidi e ne’ suoi sguardi il mostri.
Mi si appressi di rado e con rispetto,
ma senza sciocca languidezza e senza
dimestichezza ardita ei mi saluti.
Allora, poi che delle pubbliche ore
40sia passata la noia ed a secreta
mensa concesso di gustar ne sia
vin di Sciampagna e dilicati polli,
possan le più piacevoli pazzie
lusinghiera recarci ora felice:
45da lunge ogni timor ci stia, da lunge
ogni discreto e timido contegno,
e l’arti dispregiando e le sembianze
tra la folla affettate, alfin scordiamci
ei d’esser rispettoso, io d’esser fiera.
50A lui sia dato il dimostrarsi audace,
né disconvenga a me ch’io gli perdoni.
In somma ne’ piacer più cari immersi
a gara confessiam che noi viviamo.
Ma perché più s’assodi il piacer nostro,
55indissolubilmente in un s’accoppi
l’amicizia e l’amore, e siami grata
la sua benevolenza allor che i suoi
consigli reggeranno i passi miei.
De l’amante di cui fovvi il ritratto
60non potrà allontanarmi alcun periglio,
né a me lo rapirà tutto del mondo
l’oro, e fino ch’io viva amerò sempre
tal creatura prodigiosa. Dove
io non la trovi, come vissi assai
65senza amor, morirò pur senza amore;
né mai mi si vedrà con le corische

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divider la mia sorte. Non m’incanta
affettazion di bell’ingegno; indarno
sguardi curiosi, adulatrici muse
70tentan meco lor arti: ad esse chiusa
è la via del mio core. I dissoluti
abborro ed i zerbini spregio. Ninfa
dilicata s’invola al lor cospetto
e, come il misterioso Ovidio scrisse,
75quali alberi ci alziamo a loro avante
o in ghiaccio ci cangiam di fiume a guisa.