Poesie (Parini)/I. Opere drammatiche/I. Abbozzi/1. Abbozzo di un'azione drammatica per le nozze di Ferdinando d'Austria e Beatrice d'Este
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I
ABBOZZO DI UN’AZIONE DRAMMATICA
per le nozze di Ferdinando d’Austria e Beatrice d’Este.
Le celesti divinitá gareggiavano con Augusta nella cura di felicitare i popoli a lei soggetti. Pallade e Mercurio eransi spezialmente presi la cura di vegliar sopra la Insubria, introducendovi, per consiglio d’Augusta medesima, utili stabilimenti d’ogni genere. Giá pareva loro d’avere condotto a fine tutto quello che potesse contribuire alla piena felicitá dell’Insubria, ed all’appagamento dell’eccessivo amore d’Augusta per gli suoi sudditi. Sopra un’amena spiaggia non molto discosto dall’Adda stavano giá congedandosi dal genio dell’Insubria, che pieno di riconoscenza per li ricevuti benefici guidava intorno ad un’ara campestre innalzata al nume d’Augusta un coro di minori geni, di ninfe e di pastori, che cantando e danzando esprimevano i teneri sentimenti della presente loro felicitá. Ma non era stanca Augusta, né con essa gli dèi, di beneficar questi popoli; e mancava un solo beneficio, perché salisse al colmo la loro beatitudine. Ecco però commoversi improvvisamente d’un lieve interno fremito quel luogo; un’aura non piú sentita scuote soavemente l’erbe e le frondi; fioriscono d’ogni parte l’erbe e le piante, una fragranza di divini odori si sparge d’ogni intorno; i fonti scaturiscono e zampillano piú vivaci che mai; le acque cadenti dall’urna del vicino Adda si rigonfiano e scorrono romoreggiando; e mille piccoli geni si vengon di mano in mano posando sopra gii alberi, e versan quindi ghirlande di fiori. Tutto annuncia la presenza di qualche nuova possente deitá. Di fatti, squarciatosi il seno d’una lattea leggerissima nuvola, ecco apparire Venere ed Amore sopra il loro carro seduti. Venere riconosce il luogo a qualche rovinoso vestigio, e le sovviene d’esservi altra volta venuta per celebrarvi reali nozze. Amore annuncia festosamente al popolo ed alle presenti divinitá nuovi e piú lieti avvenimenti. Invano Pallade e Mercurio, punti d’emulazione, enumerano le cose da lor fatte, per consiglio d’Augusta, a favor dell’Insubria; e pretendono non potersi andare piú oltre; imperocché Amore, serbando il suo carattere disdegnoso, promette fra poche ore un’opera, che di gran lunga sopravanzi le loro, e porti al colmo la felicitá dell’Insubria: e, accennando la capitale di quella, colá, com’era venuto, colla madre s’invia. Pallade e Mercurio confusi e pensosi si ritirano in disparte, risoluti di attendere quel che sia per seguire; e intanto il coro de’ geni, de’ pastori e delle ninfe ripigliano la danza interrotta, continuandola sino al fine piú lietamente che prima. Posto fine alla danza, mentre che Pallade e Mercurio da un canto temono d’esser vinti dall’ampiezza del cuore d’Augusta e dalla possanza d’Amore; e dall’altro il genio, sebbene sopraffatto dall’immensitá de’ benefici, s’innalza sempre a piú grandi speranze, l’amena spiaggia, sopra la quale si trovano, cambiasi repentinamente in un magnifico tempio, ornato all’intorno di preziosi bassirilievi, ne’ quali vengono simboleggiate le principali beneficenza d’Augusta. Un’ara ricchissima innalzasi nel mezzo del tempio, nella quale fumano tuttavia gl’incensi. Quivi appaiono di nuovo Venere ed Amore, accompagnati dal loro séguito, e tutti inghirlandati di lauro, di mirto e di fiori. Gli altri, sorpresi dal nuovo accidente, non attendono di sapere quel ch’esso prometta, ma impazienti ne interrogano Amore; ed egli e la madre esultanti spiegano il dono del figlio che, per mezzo loro, ha fatto Augusta all’Insubria, e come quivi avvinto lo abbia col nodo di felicissime nozze; e vogliono che il tempio maravigliosamente eretto rimanga perpetuo testimonio dell’opera loro, dove i presenti e i futuri insubri convengano a celebrar le virtú e le beneficenze d’Augusta. Dall’una parte e dall’altra si entra naturalmente nelle lodi d’Augusta medesima e degli sposi. Mercurio e Pallade si danno per vinti; confessano e dimostrano esser questo il piú grande beneficio che Augusta potesse fare al suo popolo; e questo essere il giorno nel quale perfettamente si compie la felicitá dell’Insubria. Come potrebbe reggere all’esuberanza di tanti affetti il fortunato genio dell’Insubria? Sfogasi egli adunque con quelle espressioni, che gli vengon dettate dal magnifico sentimento d’una presente, estesa felicitá. Le lodi, i ringraziamenti, gli auguri agli dèi, ad Augusta, agli sposi, si odono dalle bocche di tutti; e con ciò termina pomposamente l’azione.
Questo soggetto felicemente maneggiato sembra suscettibile di nobiltá e di grandezza nelle allusioni, di naturalezza, di forza e di varietá d’affetti per uso della musica, e finalmente di magnificenza nello spettacolo e nella decorazione.