Poesie della contessa Paolina Secco-Suardo Grismondi/In morte del signor di Montignì
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IN MORTE
DEL SIGNOR DI MONTIGNÌ
DELL’ACCADEMIA DELLE SCIENZE
DI PARIGI EC.
Sacra dolce amistà, tua voce io sento
Che a lagrimar m’invita, e vuol che in mezzo
A funerei cipressi io mi ravvolga
Spargendo afflitte dolorose note
5D’un caro amico estinto intorno a l’urna;
E tu Donna regal che siedi altera
Là della Senna in riva, e che talvolta
Non isdegnasti udir l’Italo suono
De’ miei carmi quand’io troppo animosa
10Osai de’ figli tuoi cantare il nome,
Oggi non isdegnar se il tuo men vegno
Tranquillo aere a turbar de’ sospir miei.
Panni, sì parmi, e che non puote in noi
La ricordevol fantasìa pittrice!
15Per le tue vie popolose ancora
Lieta aggirarmi, e pe’ colti giardini
Cari a le Grazie, dove spiran mille
De’ tuoi scarpelli industri opre famose,
E coll’avido sguardo in ogni parte
20il tuo regio poter ravviso impresso;
Ma sulle rive stesse ahi! cerco invano
L’amato Montignì che spesso al fianco
M’era cortese allor che dì felici
Guidar tra le tue mura il ciel mi diede.
25Spesso con lui, non senza pianto io vidi
Là su tragiche scene aspre vicende
D’illustri eroi, con lui sovente io risi
Del divin tuo Molier ai motti arguti.
Seco or lieti passeggi, or varie scorsi
30Sedi alle Muse sacre, e alle arti belle,
E qual Mentor fedele a parte a parte
Tutti ei solea di te additarmi i pregi.
E ben egli potea le glorie tutte
Della Gallia narrar, ei che fu sempre
35Da più verd’anni cogli studj suoi
Co’ suoi sudori ad abbellirla inteso,
Le vie scoprendo, e le animate molle
Onde il commercio a l’uom dator di vera
Felicità più sì rinforza e cresce.
40L’arti già un tempo ad abitar sol use
Lungo l’Istro, ed il Ren, o sulle avare
Batave piagge, o d’Albïon sui lidi
Invitate da lui mossero a gara
Pur della Senna a rallegrar le rive,
45E spesso ancor di più leggiadre forme
Per lui si ornaro, qual da stranio clima
Pianta da lungi tratta in suol non suo
Sorge talor più bella, e al cultor nuovo,
E al novello terren di gloria accresce.
50Virtù del sacro tempio ove gli eletti
Suoi cari figli accoglie, e le sudate
Lor fronti cinge degli eterni allori
Pur a te aperse, o immortal spirto, il varco
E te nel mezzo a que’ divini ingegni
55Vide di sempre ardenti brame acceso
Con franco piè le vie batter di gloria.
Spirto felice! de’ più rari esempli
Tu fosti emulator, e spesso ancora
Rapido li vincesti, e delle palme
60Da l’altrui man raccolte entro il tuo core,
Che sol del commi ben avido ardea
Più che de’ lauri tuoi spesso esultasti.
Così tranquillo per gli aerei campi
Astro lucente poggia in suo cammino
65A mille stelle in mezzo, e lor soltanto
Tenta agguagliarsi invan languido lume
D’effimero vapor che d’ima alzossi
Umida valle, e che travolto è al soffio
Di brev’aura leggiera, e si disperde.
70Pur morte ahimè! che priego alcun non ode,
Ti volle alfin sua preda, e sul tuo caro
Da l’implacabil Dea reciso stame
Pianser l’arti tua cura, i sacri studj,
E della Francia il Genio anco ne pianse»
75Volgi dal cheto Eliso ombra beata
Al patrio tuo terren che certo è ancora
L’oggetto del tuo amor, volgi lo sguardo,
E contento vi mira il comun pianto
Che il tuo cenere onora, e vedi a quai
80Degne del cedro eterno elette carte
Il dotto Condorcet tuoi fasti affida.
Non sol dischiuse Urania a lui le fonti
D’ogni raro saper, sicché già vola
Ad ogni lido di sua gloria il suono,
85Ma cogli attici suoi robusti modi,
Quai già s’udirò a miglior tempi, ai gode
I bei nomi serbar, e vuol che ad onta
Della morte per lui vivano incisi
Nel tempio della Fama in auree note.