Postuma (1883)/XL

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XXXIX XLI
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XL.


IL CANTO DELL’ODIO


 
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UANDO tu dormirai dimenticata
            Sotto la terra grassa
E la croce di Dio sarà piantata
            4Ritta sulla tua cassa,

Quando ti coleran marcie le gote
            Entro i denti malfermi
E nelle occhiaie tue fetenti e vuote
            8Brulicheranno i vermi,

Per te quel sonno che per altri è pace
            Sarà strazio novello
E un rimorso verrà freddo, tenace,
            12A morderti il cervello.

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Un rimorso acutissimo ed atroce
            Verrà nella tua fossa
A dispetto di Dio, della sua croce,
            16A rosicchiarti l’ossa.

Io sarò quel rimorso. Io, te cercando
            Entro la notte cupa,
Lamia che fugge il dì, verrò latrando
            20Come latra una lupa:

Io con quest’ugne scaverò la terra
            Per te fatta letame
E il turpe legno schioderò che serra
            24La tua carogna infame.

Oh, come nel tuo core ancor vermiglio
            Sazierò l’odio antico,
Oh, con che gioia affonderò l’artiglio
            28Nel tuo ventre impudico!

Sul tuo putrido ventre accoccolato
            Io peserò in eterno,
Spettro della vendetta e del peccato,
            32Spavento dell’inferno:

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Ed all’orecchio tuo che fu sì bello
            Susurrerò implacato
Detti che bruceranno il tuo cervello
            36Come un ferro infocato.

Quando tu mi dirai: perchè mi mordi
            E di velen m’imbevi?
Io ti risponderò: non ti ricordi
            40Che bei capelli avevi?

Non ti ricordi dei capelli biondi
            Che ti coprian le spalle
E degli occhi nerissimi, profondi,
            44Pieni di fiamme gialle?

E delle audacie del tuo busto e della
            Opulenza dell’anca?
Non ti ricordi più com’eri bella,
            48Provocatrice e bianca?

Ma non sei dunque tu che nudo il petto
            Agli occhi altrui porgesti
E, spumante Licisca, entro al tuo letto
            52Passar la via facesti?

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Ma non sei tu che agli ebbri ed ai soldati
            Spalancasti le braccia,
Che discendesti a baci innominati
            56E a me ridesti in faccia?

Ed io t’amavo ed io ti son caduto
            Pregando innanzi e, vedi,
Quando tu mi guardavi avrei voluto
            60Morir sotto a’ tuoi piedi.

Perchè negarmi — a me che pur t’amavo —
            Uno sguardo gentile,
Quando per te mi sarei fatto schiavo,
            64Mi sarei fatto vile?

Perchè m’hai detto no quando carponi
            Misericordia chiesi
E sulla strada intanto i tuoi lenoni
            68Aspettavan gl’Inglesi?

Hai riso? Senti! Dal sepolcro cavo
            Questa tua rea carogna,
Nuda la carne tua che tanto amavo
            72L’inchiodo sulla gogna

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E son la gogna i versi ov’io ti danno
            Al vituperio eterno,
A pene che rimpianger ti faranno
            76Le pene dell’inferno.

Qui rimorir ti faccio, o maledetta,
            Piano, a colpi di spillo,
E la vergogna tua, la mia vendetta
            80Tra gli occhi ti sigillo.