Postuma (1883)/LXXIV
Questo testo è stato riletto e controllato. |
◄ | LXXIII | LXXV | ► |
LXXIV.
RESURREXIT
ALL’arida cenere
Rinasce il mio core,
Ritorna la cetera
Ai canti d’amore,
Ai canti che narrano
Le chiome fluenti
Le labbra ridenti
8Che il labbro baciò.
Veleggio un oceano
Di luce, di suoni;
Mi fremon nell’anima
Giulive canzoni,
Soavi memorie
D’amplessi, d’amori,
Olezzo di fiori
16Che il tempo seccò.
Le turbe mi lancino
Lo scherno crudele,
Il mondo m’abbeveri
D’aceto e di fiele,
La croce m’apprestino,
A me non importa;
La Musa è risorta,
24Rinato è l’amor!
Del mondo, degli uomini
Le rabbie non curo,
Io vivo in un aere
Più dolce, più puro:
La bava del rettile
A spegner non vale
La fiamma immortale
32Che m’arde nel cor.
Anch’io, vana polvere
D’un idolo infranto,
Nel dì dell’angoscia
T’ho dato il mio pianto,
T’ho svelto dall’anima,
Tradito amor mio,
T’ho dato l’addio
40Che ai morti si dà;
Ed oggi resusciti
Più lieto, più bello;
Ti strappi il sudario,
Infrangi l’avello...
Oh, riedano i cantici
Del tempo migliore,
Risorto è l’amore
48Che più non morrà!
Amica, ridonami
L’affetto gentile,
Nel crine t’olezzano
Le rose d’aprile,
Di baci son avide
Le labbra frementi,
Negli occhi lucenti
56Scintilla il desir!
Son queste di Venere
Le forme divine,
Son queste le rabide
Carezze di Frine!...
Ritornino al talamo,
Ritornin più liete,
Le smanie secrete
64Del nostro gioir!