Prose della volgar lingua/Libro terzo/LVIII

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Terzo libro – capitolo LVIII

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È Intorno, la quale alcuna volta si partí, e fecesene In quel torno, in vece di dire Intorno a quello, et è Dintorno e Dattorno il medesimo. Differente sentimento poi alquanto da queste ha la Attorno, che vale quanto Per le contrade e luoghi circonstanti; se non che Dattorno è alcune volte che vale questo stesso, e pongonsi oltre acciò una per altra. Dissesi eziandio alcuna volta Per attorno. Sono In e Ne quel medesimo; ma l’una si dice, quando la voce a cui ella si dà non ha l’articolo, In terra In cielo; l’altra quando ella ve l’ha, Nell’acqua Nel fuoco, o pure quando ella ve ’l dee avere, Ne’ miei bisogni, in vece di dire Ne i miei bisogni. Il che non solamente si serva, come altra volta detto s’è, quasi continuo nelle prose, ma deesi fare parimente nel verso; sí come si vede sempre fatto e osservato dal Petrarca, nel quale, se si legge:

Ma ben ti prego, che ’n la terza spera
Guitton saluti, e messer Cino, e Dante,

e ancora

Sai, che ’n mille trecento quarantotto
i dí sesto d’aprile in l’ora prima,

è incorrettamente scritto, perciò che deesi cosí leggere:

Ma ben ti prego, ne la terza spera,
Guitton saluti,

e ancora,

Il dí sesto d’aprile a l’ora prima.