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Raccolta di rime antiche toscane - Volume primo/Pietro delle Vigne

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Pietro delle Vigne

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Dante da Majano Bonagiunta Monaco
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NOTIZIE STORICHE DI PIERO DELLE VIGNE.


Piero delle Vigne Capovano fiorì circa l’anno 1220, e fu uomo dottissimo nelle leggi civili, e canoniche. Fu anche versato in ogni sorte di scienze, e non poco esercitò la volgar poesia, tanto che si meritò il nome di Maestro, e di buon dettatore. Visse alla corte di Federico Secondo Imperatore in qualità di Cancelliere, e di Segretario, e fu in grandissimo amore di quello si famoso Principe, che in tutte le sue difficilissime vicende cotanto utilmente adoperò la saviezza, e la dottrina del Maestro. Perseguitato poi dall’invidia, e dall’odio eccitato dalla sua prosperità, fugli apposto tradimento; per la qual cosa sdegnato l’Imperatore fecelo abbacinare, e rinserrare in prigione; dove costui, non sofferendo tale indegno trattamento, da se stesso s’uccise.



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PIERO DELLE VIGNE


sonetto.

Perocchè Amore non si può vedere,
E non si tratta corporalemente,
Quanti ne son di sì folle sapere,
Che credono, ch’Amore sia nïente.
     5Ma po’ ch’Amore si face sentere
Dentro dal cor signoreggiar la gente,
Molto maggiore pregio dee avere,
Che se ’l vedesse visibilemente.
     Per la virtute de la calamita
10Come lo ferro attra’ non si vede,
Ma sì lo tira signorevolmente.
     E questa cosa a credere me ’nvita,
Ch’Amore sia, e dammi grande fede,
Che tuttor fia creduto fra la gente.

canzone.

I.

Amore, in cui disio, ed ho fidanza,
Di voi, Bella, m’ha dato guiderdone:
Guardomi in fin che vegna la speranza,
4Pure aspettando buon tempo, e stagione:
Come uom, ch è ’n mare, ed ha speme di gire,
Quando vede lo tempo, ed ello spanna,
E già mai la speranza non lo ’nganna;
8Così, facc’i’, Madonna, in voi venire.
     Or potess’io venire a voi, Amorosa,
Come ladrone ascoso, e non paresse:
Ben mi terria ’n gioja avventurosa,

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12Se l’Amor tanto bene mi facesse.
Sì bel parlare, Donna, con voi fora,
E direi, come v’amai longamente,
Più che Piramo Tisbe, dolcemente,
16Ed ameraggio in fin ch’io vivo ancora.
     Vostro amore mi tiene in tal disire,
E donami speranza con gran gioi’,
Ch io non curo, s’io doglio, od ho martire,
20Membrando l’ora, ched io vegno a voi;
Che s’io troppo dimoro, aulente cera,
Pare, ch’io pera, e voi mi perderete.
Adunque, Bella, se ben mi volete,
24Guardate, ch’io non mora in vostra spera.
     In vostra spera vivo, Donna mia,
E lo mio core adesso voi dimanda;
E l’ora tardi mi pare, che sia,'
28Che fino Amore al vostro cor mi manda;
E guardo tempo, vi sia in piacimento
E’ spanda le mie vele in ver voi, Rosa,
E prenda porto là ’ve si riposa
32Lo mio core a lo vostro insegnamento..
     Mia Canzonetta, porta esti compianti
A quella, che ’n balia ha lo mio core;.
E le mie pene contale davanti,
36E dille, com’io moro per suo amore:
E mandami per suo messaggio a dire,
Com’io conforti l’amor, ch’io le porto:
E s’io ver lei feci mai alcuno torto,
40Donimi penitenza al suo volere.

II.

     Uno possente sguardo
Coralmen’ m’ha feruto;

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Ond io d’Amore sentomi ’nfiammato:
A me ferio d’un dardo
5Pungente forte aguto,
Che mi passoe lo core mantato;
E sono in tali mene,
Ch’io dico: chi lasso mene! com’ faraggio
Se da voi, Donna mia, ajuto non aggio?
10Gli occhi miei ci ’ncolparo
Che volsero isguardare;
Perch’hanno ricevuto male a torto
Quand egli s’avvisaro
Agli occhi micidiare:
15E quell’occhi m’hanno conquiso e morto,
E lo riso avvenente
E gli sguardi piacente m’han conquiso,
E tutte l’altre gioi de lo bel viso.
Traditrice ventura
20Perchè mi ci menasti?
Non era usato mai ’n esta partuta.
Pensai partire allura
E tu m’assicurasti
Onde a lo core aggio mortal feruta;
25Non avea miso mente
A lo viso piacente e poi sguardai
In quello punto, ed io m’innamorai.
Di quella ’nnamoranza
Io mi sento tal doglia,
30Che nulla medicina a me non vale;
Ancor tegno speranza,
Che si le muti voglia
A quella, che m’ha fatto tanto male
Ancor m’aggio scondotto,
35E odiraggio altro motto, che disdire
Poi ch’ella vederà lo mio servire.

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           Se de lo suo parlare'
No’ m’ fosse tanto fera,
Dicesse alcuna cosa al mio parire,
Solo per confortare
In ciò, che mi dispera,
Che io pugnasse pur di ben servire;
Che, s’io foss’oltra mare,
Converriami tornare a esta contrata,
Ben faria cento miglia la giornata.



AVVERTIMENTO.

Il Sonetto è stato cavato dalla Raccolta di Poeti Antichi, fatta da M. Allacci. Napoli 1661.

La I. Canzone dalla Raccolta di Rime Antiche fatta dal Corbinelli dietro la Bella Mano di Giusto de’ Conti.

E la II. Canzone dalla Raccolta di Sonetti, e Canzoni di diversi Antichi Autori Toscani . Fir. Giunti 1527.