Ricordanze della mia vita/Parte terza/XXXIII. Piano d'evasione

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XXXIII. Piano d'evasione

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XXXIII

(Piano d’evasione).

Santo Stefano, 1855
(posteriore al 31 agosto).


Cara mia,1 Ho ricevuto gli aghi e le spille2 che sono di ottima qualitá. Sono giá ben custoditi. Ma non mi hai detto quanto costa la cassa, qual danaro hai speso, e di chi è il prosciutto. Basta: noi abbiamo fatto tutto comune. Ho lette le lettere di Panizzi, quegli è un uomo raro. Nella copia della traduzione che ti mando troverai un mezzo foglio di carta bianca, tu lo scoprirai,3 lo leggerai, e lo manderai subito a Panizzi. 4 Pare che [p. 407 modifica] tutto sia conchiuso: noi siamo pronti per fuggire e se l’affare deve succedere, sarà in ottobre. Quando egli ti spedirá la [p. 408 modifica] persona con l’avviso del giorno fisso, tu mi scriverai subito, e per varie vie, cioè per quante barche si troveranno costá. Io intanto verso la fine di settembre ti manderò lettere per tutte le barche che partono da qui acciocché non ti manchi occasione quando sará il bisogno. Tu mi scriverai con inchiostro che ti affretti a scrivermi a posta perché la Giulia sposerá il tal dí: e con caratteri invisibili mi dirai il tal giorno verrá il vapore, porterá tali segnali. Se dovrai trascrivermi in modo invisibile la lettera di P(anizzi), la farai trascrivere dal buon Cesare. A noi importa di essere avvisati con certezza un quattro giorni prima.

La scatoletta è di Silvio, la darai al barbiere Nicola Facella, gli dirai che tra le fasce di cartone vi sono delle lettere.

Mi dici che tuo zio5 ti dá buone speranze. Ebbene, anch’io desidero di non mettermi ad imprese pericolose (sebbene pericolo ne vedo pochissimo): stabilisca egli con P(anizzi) ciò che crede. Ma se vi fosse davvero qualche vicina speranza, P(anizzi) non ne saprebbe niente? Si sarebbe egli partito di lá e venuto a Genova? Basta. Noi siamo pronti ed attendiamo di fare ciò che ci si dice. Stamane è passato qui vicino dietro Ventotene un bello e grande vapore: considera tu i nostri pensieri! Vorrei che mi mandassi un due o tre scatoline di buoni cerini fiammiferi, ma cerini: capisci bene perché servono: una decina di chiodetti a vite lunghi un due dita e mezzo: e dippiú che alla canestra mettessi un ferro un poco piú grande, invece di quello che v’è. Nascondi bene le lettere nella canestra: va benissimo nel lino, va proprio bene. Mandami un poco di danaro perché ora mi bisogna: abbiamo dovuto farci fare la porta a nostre spese: dippiú dovendo mandarti lettere ho da spendere. Se credi di mandarmi dei napoleoni adesso pel viaggio fa come credi: io li terrei, perché qui non li posso né cambiare né spendere.

Pel matrimonio della Giulia fa ciò che credi tu: se v’è speranza buona e vicina, sospendi, e trova il pretesto che [p. 409 modifica] non è fatta la roba, che non bastano i danari: se poi deve effettuirsi il nostro affare, è molto meglio che essa si trovi maritata, acciocché tu possa subito venirtene. Una fanciulla nell’esilio sarebbe un imbarazzo e un pericolo grandissimo. Consigliatene con Temple: io non fo se non ciò che tu mi dici, onde non posso consigliarti meglio di te, che hai tanto senno, e meglio di tuo zio che sa piú di noi.

Nella tua lettera invisibile hai scritto un rigo sopra un altro, dove specialmente mi dici che sei stata a visitare la moglie, credo mi parli di Peppino. Hai fatto bene che sei andata. Dammene notizie.

Quando mi scrivi fa la soluzione un po’ piú carica. Hai ragione che ti annoi: questo scrivere alla cieca bassando da un lato la testa come san Alfonso fa male anche a me. Speriamo che duri poco questa necessitá. Quante cose vorrei dirti se potessi scriverti visibile. Basta: sta di buon animo, che o in un modo o in un altro finiranno i nostri guai. Se hai avuto danaro per Silvio mandaglielo, che n’è senza, ed ha fatto come me un debito di sei piastre.


Note

  1. La seguente lettera e circa altre cinque furono scritte con inchiostro simpatico, ma per non dare sospetti, dalla parte esterna del foglietto, mio padre scriveva una nota di oggetti qualunque e tra questi vi erano alcuni nomi convenzionali che sono:
     Una scatola per la Giulia: significa che nella scatoletta che mandava vi erano lettere importanti.
     Un ricamo disegnato: era lo scritto con inchiostro simpatico.
     Salutami Alberto: guarda nella biancheria e nel lino filato che troverai lettere. [N. di R. S.]
  2. Gli aghi e le spille erano i ferri necessarii per fare un buco nella volta della camera per poter fuggire dall’ergastolo. Quei ferri, per cura dell’amico Cesare Corea, furono posti in una cassa a doppio fondo e poi riempiuta di salami e prosciutti e da mia madre spedita a Santo Stefano. La fuga non avvenne perché il piroscafo, noleggiato da Panizzi, naufragò. [N. di R. S.]
  3. Perché scritto con inchiostro simpatico. [N. di R. S.]
  4. LETTERA DI A. PANIZZI A LUIGI SETTEMBRINI

    istruzioni per la fuga

    Genova, 31 agosto 1855.

    Come si è giá scritto, per poter eseguire il progetto si crede indispensabile di avere un battello a vapore pronto a ricevere le monache  1. L’amico scrivente ha quindi dovuto procacciarsi da alcuni buoni fedeli una somma enorme onde comperare o noleggiare vascello tale quale si richiede. Una somma è stata prontamente versata nelle sue mani sufficiente all’uopo. Egli si è poscia recato tanto vicino al convento  2 quanto ha stimato prudente onde provvedere e piroscafo e persone atte all’uopo. È stato fortunatissimo nel trovare un uomo unico  3 che s’incarica dell’esecuzione con pochi amici. Ma finora non si era trovato né a nolo né a comperare il vascello che è necessario, la guerra impiegandoli tutti. Si è mandato in Inghilterra per comprarne uno e si spera averlo trovato, e si manda questa promemoria onde tutto sia pronto al momento opportuno e l’impresa non fallisca. Il tentativo non potrá aver luogo prima della fin di settembre; piú probabilmente non sará che alcuni giorni dopo quell’epoca. Si calcoli che sará tra il fin di settembre e quel di ottobre.
     Il bastimento destinato a ricevere le monache passerá un giorno del mese di ottobre davanti al convento e tanto vicino quanto la prudenza consiglia, all’est. Avrá pendenti dall’albero o alberi una fiamma bianca. Quella fiamma (o fiamme) s’abbasserá per qualche momento, e poi si alzerá immediatamente al punto piú vicino al convento. Il vascello procederá lentamente allontanandosi durante il giorno.
     Al cader della notte tornerá indietro fermandosi a poca distanza dal convento, ed a mezza notte manderá una lancia (o forse due) all’indicato seno sotto il portone bianco. La lancia aspetterá senza toccar terra, ma vicinissimo alla spiaggia. Veduta una lanterna da terra volta verso la parte ove essa lancia sará, questa si accosterá ancor piú senza toccar terra, però le monache arrivate quasi alla spiaggia pronunzieranno a voce bastantemente alta per farsi udire dalla lancia il nome di famiglia dello scrivente, amico di Louison  4. Dalla lancia si risponderá col nome di famiglia del padre di Louison  5, si toccherá terra, il resto va da sé.
     Intendasi dunque bene che tutto sará pronto dalla parte di mare la notte che immediatamente segue quel giorno del mese di ottobre durante il quale il vapore sará visto passare all’est del convento, come sopra. Ma siccome potrebbe darsi che quella notte non si fosse preparati nel convento, si abbia per inteso che se la lancia non vede arrivar nessuno all’indicato seno alle quattro del mattino, se ne tornerá al piroscafo che subito si allontanerá dal convento: ma tornerá durante la susseguente notte a mezza notte e stará aspettando quattro ore per una seconda notte nei modi e termini della prima. Se sfortunatamente dopo aver atteso cosí per due notti nessuno viene, sará segno che è forza aggiornare il colpo. Ma gravissime difficoltá s’oppongono acciò che venga ritentato per ora. Se dal convento non si vede piroscafo durante il mese di ottobre, sará segno non se n’è trovato: il tentativo sará rimesso a tempo futuro di cui le monache avranno notizie, ma non abbandonato.

     Coraggio! somma attenzione a tutto questo. Se non si senton obbiezioni s’intenderá questo piano approvato ed appuntino osservato.
    1. Mio padre, Silvio Spaventa e Gennaro Placco che doveano fuggire. [Nota di Raffaele Settembrini.]
    2. L’isola di Santo Stefano. [N. di R. S.]
    3. Giuseppe Garibaldi. [N. di R. S.]
    4. Antonio Panizzi, [N. di R. S.]
    5. Luigi Settembrini. [N. di R. S.]
  5. Sir William Temple. [N. di R. S.]