Rime (Cavalcanti)/Le Rime di Guido Cavalcanti/Le rime di epoca incerta/Li occhi di quella gentil foresetta
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Ballata.
Li occhi di quella gentil foresetta
ànno distretta sì la mente mia,
3ch’altro non chiama che lei, nè disia.
Ella mi fere sì, quando la sguardo,
ch’i’ sento lo sospir tremar nel core.
Esce de li occhi suoi, là ond’io ardo,
un gentiletto spirito d’amore,
lo qual è pieno di tanto valore,
che, quando giunge, l’anima va via,
10come colei che soffrir no ’l poria.
I’ sento pianger for li miei sospiri
quando la mente di lei mi ragiona;
e veggo piover per l’aere martiri
che struggon di dolor la mia persona
sì, che ciascuna vertù m’abandona
in guisa, ch’io non so là ’v’i’ mi sia:
17sol par che morte m’aggia ’n sua balia.
Soli primari Ca e Va molto simili e senza varianti notevoli.
Si mi sento disfatto, che mercede
già non ardisco nel penser chiamare:
ch’i’ trovo amor che dice: — ella si vede
tanto gentil, che non po’ ’maginare
ch’om d’esto mondo l’ardisca mirare,
che non convegna lui tremare in pria;
24ed io s’i’ la guardasse ne morria. —
Ballata, quando tu sarai presente
a gentil donna, sai che tu dirai
de la mia angoscia? Dolorosamente
di’: — quello che mi manda a voi trovai;
però che dice che non spera mai
trovar pietà di tanta cortesia,
31ch’a la sua donna faccia compagnia.