Rime (Vittoria Colonna)/Sonetto VI
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Sonetto VI
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SONETTO VI
O che tranquillo mar, che placid’ onde
Solcava un tempo in bel spalmata barca,
Di bei favori, e d’ util merci carca,
L’ aer sereno avea, l’ aure seconde.
Il Ciel, ch’ or suoi benigni lumi asconde,
Dava luce di nebbia e d’ ombra scarca;
Non dee creder alcun, che sicur varca,
Mentre al principio il fin non corrisponde.
L’ avversa stella mia, l’ empia fortuna
Scoperser poi l’ irate inique fronti,
Dal cui furor cruda procella insorge.
Venti, pioggia, saette il Cielo aduna,
Mostri d’ intorno a divorarmi pronti;
Ma l’ alma ancor sua tramontana scorge.