LXXVIII. Un muover d'occhi tenero e protervo
../LXXVII. Che mai sarà quel solo mio conforto
../LXXIX. Fido destriero mansueto e ardente
IncludiIntestazione
31 maggio 2022
100%
Da definire
<dc:title> Rime varie </dc:title>
<dc:creator opt:role="aut">Vittorio Alfieri</dc:creator>
<dc:date>1776-1799</dc:date>
<dc:subject></dc:subject>
<dc:rights>CC BY-SA 3.0</dc:rights>
<dc:rights>GFDL</dc:rights>
<dc:relation>Indice:Alfieri - Rime varie (1903).djvu</dc:relation>
<dc:identifier>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Rime_varie_(Alfieri,_1903)/LXXVIII._Un_muover_d%27occhi_tenero_e_protervo&oldid=-</dc:identifier>
<dc:revisiondatestamp>20220531165103</dc:revisiondatestamp>
//it.wikisource.org/w/index.php?title=Rime_varie_(Alfieri,_1903)/LXXVIII._Un_muover_d%27occhi_tenero_e_protervo&oldid=-
20220531165103
Rime varie - LXXVIII. Un muover d'occhi tenero e protervo Vittorio AlfieriAlfieri - Rime varie (1903).djvu
LXXVIII. Un muover d'occhi tenero e protervo
[p. 63 modifica]
Un muover d’occhi tenero e protervo,
Un ragionar soavemente al core,
E in nobil atto d’ogni grazia il fiore,
Fatto or m’han quasi ad altra donna servo?
Eppure illeso entro il mio sen conservo
Non per assenza scemo il prisco amore:
Ma questa io sfuggo, e m’è il fuggir dolore,
Qual di saetta ad impiagato cervo.
Cor mio, che fu? ragion ne voglio intera.
Donna havvi al mondo oltre la donna mia?
O son io amante di volgare schiera?
Nol son; nè stimo in terra altra ven sia.
Debolezza ciò dunque in me non era;
Ma forza era in costei di leggiadria.
|