Rime varie (Alfieri, 1912)/CL. Lo agita il pensiero che la sua donna debba morire prima di lui
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Vittorio Alfieri - Rime varie (1776-1799)
CL. Lo agita il pensiero che la sua donna debba morire prima di lui
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CL.1
Lo agita il pensiero che la sua donna
debba morire prima di lui.
Quanto piú immensa,2 tanto men fia audace
D’amor la gioja, a cui forte aspro3 freno
E il creder sempre, o il paventare almeno,
Ch’abbia a troncarla ria sorte fallace.4
5 Ond’io, quand’essa piú il mio cuor compiace,
Se in rime avessi ad isfogarla appieno,
Il mio cantar saría tristo inameno,
Qual d’uom che in preda a grave dubbio giace.5
9 Donna mia, per cui tanto io sospirava,
Or che le prische cure al cor moleste,6
Tutte, lo averti al fianco mio, sgombrava;
12 Or mi si fanno in nuovo aspetto infeste.
Io sempre tremo, che la Morte prava,7
Te pria furando, orridi guai mi appreste.8
Note
- ↑ Nel ms: «23 ottobre, passeggiando al Calvario vecchio».
- ↑ 1. Immensa, è uno di quegli aggettivi che non ammettono né comp. né superl.
- ↑ 2. Forte, potente, aspro, doloroso; anche la selva dantesca è aspra e forte.
- ↑ 4. Nel ms:
Che non la sturbi ria sorte fallace. - ↑ 5-8. La costruzione di questa quartina è anacolutica: ond’io... il mio cantar. — Compiace, appaga, sodisfa.
- ↑ 10. Brutto verso, in cui sovrabbondano i c.
- ↑ 13. Prava, scellerata.
- ↑ 14. Furando, rubando. — Mi appreste, mi prepari.