Rime varie (Alfieri, 1912)/CL. Lo agita il pensiero che la sua donna debba morire prima di lui

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CL. Lo agita il pensiero che la sua donna debba morire prima di lui

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CL. Lo agita il pensiero che la sua donna debba morire prima di lui
CXLIX. Perché da qualche tempo non scriva più versi CLI. Ad una tortorella

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CL.1

Lo agita il pensiero che la sua donna

debba morire prima di lui.

Quanto piú immensa,2 tanto men fia audace
D’amor la gioja, a cui forte aspro3 freno
E il creder sempre, o il paventare almeno,
Ch’abbia a troncarla ria sorte fallace.4
5 Ond’io, quand’essa piú il mio cuor compiace,
Se in rime avessi ad isfogarla appieno,
Il mio cantar saría tristo inameno,
Qual d’uom che in preda a grave dubbio giace.5
9 Donna mia, per cui tanto io sospirava,
Or che le prische cure al cor moleste,6
Tutte, lo averti al fianco mio, sgombrava;
12 Or mi si fanno in nuovo aspetto infeste.
Io sempre tremo, che la Morte prava,7
Te pria furando, orridi guai mi appreste.8


Note

  1. Nel ms: «23 ottobre, passeggiando al Calvario vecchio».
  2. 1. Immensa, è uno di quegli aggettivi che non ammettono né comp. né superl.
  3. 2. Forte, potente, aspro, doloroso; anche la selva dantesca è aspra e forte.
  4. 4. Nel ms:
    Che non la sturbi ria sorte fallace.
  5. 5-8. La costruzione di questa quartina è anacolutica: ond’io... il mio cantar. — Compiace, appaga, sodisfa.
  6. 10. Brutto verso, in cui sovrabbondano i c.
  7. 13. Prava, scellerata.
  8. 14. Furando, rubando. — Mi appreste, mi prepari.