Rime varie (Alfieri, 1912)/CLXXVI. Non può frenarsi dallo scrivere

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CLXXVI. Non può frenarsi dallo scrivere

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CLXXVI. Non può frenarsi dallo scrivere
CLXXV. Ancóra, leggendo l'Iliade CLXXVII. Tutto in Toscana l'invita a scrivere versi

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CLXXVI.1

Non può frenarsi dallo scrivere.

Pregno di neve gelida il deforme2
Vorticoso äer bigio forte stride;
Ma il tristo fiato,3 ch’ogni fiore uccide,
4 Frenar non può de’ carmi miei le torme.4
Spini ingrati son forse ed irte forme
Tai carmi, a cui crudo Aquilone arride?
O a me fiamma cotanto il cor conquide,5
8 Che avvampo io sol, mentr’altri agghiaccia e dorme?
D’ostinato rimar la fonte ignoro;
So, ch’io tacer non posso: altri poi sveli
11 Se ferro eran mie’ versi, orpello, od oro.6
Febo, a te parlo intanto; e invan mi celi
Degli almi raggi il bel vital tesoro,7
14 Poiché il mio canto in tenebre non veli.


Note

  1. Nel ms: «15 gennaio, lungo le mura».
  2. 1. Deforme, nuvoloso, cupo.
  3. 3. Fiato, nel significato di vento impetuoso, è anche in Dante (Inf., V, 42):
    Cosí quel fiato gli spiriti mali.
  4. 4. Le torme, le schiere.
  5. 7. Conquide, investe, assale.
  6. 9-11. Il pensiero espresso nella prima parte di questa terzina già lo abbiamo trovato nel son. Tosto ch’io giunga in solitaria riva.
  7. 13. Febo, è qui da considerarsi nel suo duplice attributo di dio solare e di divinità tutrice della poesia.