Rime varie (Alfieri, 1912)/LVIII. Non ispera da' suoi versi altra fama che di sincero amatore

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LVIII. Non ispera da' suoi versi altra fama che di sincero amatore

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LVIII. Non ispera da' suoi versi altra fama che di sincero amatore
LVII. Non trova pace in nessun luogo LIX e LX. Ai luoghi abitati un tempo dal Petrarca

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LVIII [lxxxii].1

Non ispera da’ suoi versi altra fama

che di sincero amatore.

So che in numero spessi, e in stil non rari,
Piovon tuttor dalle italiane penne
Lunghi e freddi sospir d’amor volgari,
4Per cui, da Laura in poi, niun fama ottenne.2
E, fra il nembo densissimo perenne,3
So che i miei non saran certo piú chiari:
Ma so, che né in pensiero a me pur venne
8Di far, ch’altri per lor mio nome impari.4

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Sol, se queste mie rime un di verranno
D’alma che sia d’amor verace schiava,
11Ad ingannare, o interpretar l’affanno;5
Che la mia donna ogni alto onor mertava,
Spero, i pochi amatori allor diranno;
14Ch’io, se non altro, ardentemente amava.


Note

  1. Questo sonetto fu composto fra Brignolle e Tropez, il 26 ottobre dell’83, e nella mente dell’A. come rilevasi dal ms., doveva servir di proemiale al Canzoniere.
  2. 1-4. Infinita fu veramente la schiera di quelli che ricalcarono le orme del Petrarca, procurando alla nostra letteratura quella specie di malattia che chiamasi appunto petrarchismo, e a cui si cercò di porre un argine solo nel xvii secolo. Il primo verso della quartina è rimaneggiamento d’uno del Petrarca, (Rime, CCXIII):
    S’io avesse pensato che sí care
    Fossin le voci de’ sospir miei in rima,
    Fatte l’avrei dal sospirar mio prima,
    In numero piú spesse, in stil piú rare.
  3. 5. E, fra il nembo densissimo perenne: il densissimo si riferisce alla quantità delle poesie fatte ad imitazione di quelle del Petrarca, il perenne alla loro continuità.
  4. 7-8. Il Petrarca (son. sovrac.):
    E certo ogni mio studio in quel tempo era
    Pur di sfogare il doloroso core
    In qualche modo, non d’acquistar fama.
    Per lor, riferito ai versi dell’A.
  5. 9-11. Costruiscasi: solo se queste mie rime saranno capaci un giorno di mitigare o d’interpretare i dolori di un’anima veramente schiava d’amore... E si affacciano alla mente i versi del Petrarca (Rime, I):
    Voi ch’ascoltate in rime sparse il suono
    Di quei sospiri ond’io nudriva ’l core
    In su ’l mio primo giovenile errore,
    Quand’era in parte altr’uom da quel ch’e’ sono;
    Del vario stile, in ch’io piango e ragiono
    Fra le vane speranze e ’l van dolore,
    Ove sia che per prova intenda amore
    Spero trovar pietà, non che perdono.