Rime varie (Alfieri, 1912)/LXXIV. Alla sua donna, che lo rimproverava di freddezza

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LXXIV. Alla sua donna, che lo rimproverava di freddezza

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LXXIV. Alla sua donna, che lo rimproverava di freddezza
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LXXIV [cv].1

Alla sua donna, che lo rimproverava di freddezza.

O di me vera unica donna,2 e puoi
Dar di freddo amator la indegna taccia

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Al tuo fedel, perché l’amata traccia
4Or non seguon veloci i passi suoi?
E all’amor de’ corsier novelli or vuoi
Il niego ascriver, che convien ch’ei faccia;3
Benché assai piú che morte a lui dispiaccia
8Di non bearsi ne’ begli occhi tuoi?
Nol pensi, no. Ch’io vivo in te,4 ben sai;
Né congiunti, Penati,5 amici, o Muse,
11Nulla da te non mi può svolger6 mai.
Amor, che tutte sai mie calde scuse,
A lei, deh! vanne, e prega ch’ella omai
14Solo il destin, non il suo fido, accuse.


Note

  1. Questo sonetto non ha nell’autografo né data né annotazioni di sorta, ma è molto facile congetturare che fu scritto pochi giorni dopo il precedente, allorché, cioè, l’A. ebbe ricevute lettere nelle quali la Contessa lo rimproverava della risoluzione presa. La quale è indubbiamente segno che l’anima del Poeta era, nonostante tutte le sue proteste, assai cambiato verso la Contessa; ché, altrimenti, non dalla ragione si sarebbe lasciato guidare, sí dal cuore e avrebbe vinto il desiderio di rivederla.
  2. 1. Donna, signora, padrona.
  3. 5-6. La Contessa aveva, dunque, accusato l’A. di non aver voluto modificare il suo itinerario per amore di quei quattordici cavalli che recava dall’Inghilterra.
  4. 9. In te, per te.
  5. 10. I Penati erano gli Dei tutelari della casa.
  6. 11. Svolger, nel solito significato di allontanare.