Scritti minori (Guicciardini)/II. - Se sia lecito condurre el populo alle buone legge con la forza non potendo farsi altrimenti

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II. - Se sia lecito condurre el populo alle buone legge con la forza non potendo farsi altrimenti

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II. - Se sia lecito condurre el populo alle buone legge con la forza non potendo farsi altrimenti
I. - Elogio di Lorenzo de' Medici III. - Se lo amazzarsi da sé medesimo per non perdere la libertà o per non vedere la patria in servitù procede da grandezza di animo o da viltà, e se è laudabile o no

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II

Se sia lecito condurre el populo alle buone legge
con la forza non potendo farsi altrimenti1.


Questa quistione pare prima facie che abbi poca difficultá e poche ragione da disputarla, perché nessuna cosa è piú contro alle legge e contro alla libertá della cittá, che è la forza. Non sono tutte le leggi fatte ad altro effetto che per rimuovere la forza e volere che la voluntá di uno uomo particolare non possa piú che la ragione. Lo essere la cittá libera e deliberare liberamente, presuppone che la determini da sé medesima a posta sua e secondo li pare; lo usare la forza, presuppone che la abbi a regolarsi in tutto ad arbitrio di altri e nel tempo e nel modo. Chi adunche vuole condurre el populo con la forza usa uno modo contrario alla sustanzialitá della libertá, e volendo conservare el buono vivere e le legge comincia a guastarle. Non può essere ancora cosa alcuna di piú vituperio ed infamia a una cittá libera che lo intendersi che la sia forzata e violentata, perché li toglie quello splendore e quella gloria che li dá lo essere lei in libertá. Male adunche si può giovarli colla forza, poi che si li toglie lo onore: ed è come uno medico che volessi sanare uno infermo [p. 230 modifica]e li dessi una medicina che lo offendessi. Aggiugnesi, il che non debbe essere di poca considerazione in chi governa le republiche, che quando bene colla forza si facessi qualche cosa che fussi di sommo beneficio alla cittá, che si introdurrebbe uno esemplo pessimo; e si darebbe occasione a chi volessi ne’ tempi futuri fare alterazione nella cittá, di procedere alle arme ed alla forza con colore di volere fare bene, e giustificarsene collo esemplo passato; come communemente tutti li esempli cattivi sono nati ed hanno preso autoritá da’ princípi buoni. Chi adunche mette mano alla forza perverte le legge e la libertá, fa vergogna alla cittá sua, e dá occasione a chi verrá in altri tempi di potere sotto lo scudo suo fare male alla patria.

Da altro canto si può considerare, (presupponendo che lo stato della republica sia in uno termine che non si riparando la conduca in una ruina certa, né si possi per le corruttele della cittá o divisione de’ cittadini darli remedio se non col constrignerli), che gli è pure meglio provedere con modo estraordinario alla salute publica che lasciarla ire in perdizione. Le legge medesime se le potessino parlare consentirebbono in questo caso di essere violate una volta per cavare di questa violenzia la sua perpetua conservazione, le quali tutte sogliono in ogni proibizione eccettuare e’ casi della necessitá. E certo non si può dire che guardi le legge quello che per non contravenire loro le lasci rovinare, né si può dire amatore della libertá chi, perché la non sia violata, la lascia perdere. Denominansi tutti li atti delli uomini o buoni o mali secondo el fine loro, e però non si potrá dire se non buona e lecita forza quella che si fa a fine di levare la forza. Nessuna legge della natura è piú forte e legata con piú vinculi che la congiunzione della anima col corpo, il che si dimostra per vedere quanto sia dura ed aspra la separazione; e nondimeno molti uomini preclarissimi nelli antichi tempi, per non stare in servitú e per non vedere perdere alla patria sua la libertá, la roppono sciogliendola violentemente e privandosi della vita da loro medesimi. [p. 231 modifica]

Dicono questi sacri scrittori che el modo del procedere di Dio è secondo lo ordine delle cose naturali, el quale quando non basta a condurre una cosa al fine destinato, allora, lasciati e’ modi ordinari, viene alli estraordinari, e le conduce a perfezione con miracoli e con termini sopranaturali. Cosí a proposito vedendo uno buono cittadino la perdizione della sua patria e conoscendo quale sia el riparo, debbe innanzi a ogni cosa pensare se e’ lo possi introdurre colle persuasioni e co’ modi civili ed usitati nelle republiche; e’ quali quando non servono ed è necessaria la forza, debbe piú tosto usarla che lasciare perdere el tutto, e fare un poco di violenzia breve alle legge ed alla libertá per conservarle lungamente. E che questa opinione sia vera, lo mostra oltre alla ragione, lo esemplo di Licurgo, el quale non con altro modo dette principio a quelle legge memorabile che colla forza e colle arme; omo certo santissimo ed ammirabile, e che, essendosi mosso sanza alcuno respetto di sé, ma solo per el beneficio publico, non arebbe tentata questa via se non la avessi conosciuta lecita o permessa.

Concludo adunche che questa sentenzia sia piú vera, e che e’ sieno da imitare e’ buoni medici che, quando non possono sanare la piaga con unguenti e medicine dolci, vengono al ferro ed al fuoco; ma bene concludo ancora che chi si trova in una cittá libera debbe quanto e’ può procurare che nessuno pigli tanta autoritá che e’ possa usare a arbitrio suo e le legge e la forza; né debbe assicurarsi per averlo conosciuto ne’ tempi passati buono ed amatore della patria, perché li omini sono fallacissimi, ed anche el potere fa molte volte volere; e la vera sicurtá che uno non abbi a fare male, debbe essere fondata che e’ non possa, non che e’ non voglia.

  1. Precede, di mano dell’autore e di diverso inchiostro: In Spagna come di sopra. Ciò si riferisce al V dei Discorsi del Reggimento di Firenze, cui questo scritto segue immediatamente nell’originale.