Se degli avi il tesor, che siccome ombra

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Gabriello Chiabrera

XVII secolo Indice:Opere (Chiabrera).djvu Canzoni Letteratura Intestazione 5 gennaio 2024 75% Da definire

Trapassar del sepolcro i chiusi orrori Se torrente spumoso
Questo testo fa parte della raccolta Canzoni sacre di Gabriello Chiabrera


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IX

PER S. STEFANO

Se degli avi il tesor, che siccome ombra
     Se ne sparì veloce,
     Or con felici esempj
     La mano empiesse a’ fervidi nipoti;
     5Io sul monte che adombra
     Di Vai l’antica foce,
     Certo ch’ergerei tempi
     A te, sacrato Stefano, devoti;
     E da’ remoti monti, ove natura
     10Più vaghi marmi indura,
     Trarrei colonne, e mille fregi illustri,
     E dotti ferri dalle scuole industri.
Quanti per lo Tirren forti nocchieri,
     O che vaghi d’onore,
     15O che di merce avari,
     Arando van gli occidental confini:
     Quanti da’ regni Iberi
     Piegan l’umide prore
     Negli Italici mari,
     20Da lunge i tetti mirerian divini!
     E quivi inchini al tuo favor celeste
     Per le oscure tempeste
     Pregheriano a’ lor corsi aure serene,
     Sacrando voti in sulle patrie arene.
25Ed allor forse in rimembrar tuo nome
     Sorgeria lungo il suono
     De i tuoi martir cocenti,
     Che virtù somma a favellar m’invita;

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E si direbbe, come
     30Simile nel perdono,
     E primier ne i tormenti,
     Spirasti in terra, al tuo Signor, la vita;
     O tu rapita da furore inferno
     Stirpe Giudea, che scherno,
     35Che strage festi obbrobrïosa oscura
     Dell’Alma santa, immacolata e pura?
Qual per degli occhi altrui strano diletto
     Se in teatro si chiude
     Tra’ rei veltri superbi
     40Cervo innocente e miserabil fera!
     Or al fianco, or al petto
     Sent’ei le labbia crude;
     Nè quei cessano acerbi,
     Finchè s’atterri lacerato, e pera:
     45Tal dall’altera Solima sospinto
     Tra mille piaghe estinto
     Stefano cadde in sul terren sanguigno,
     Spirito sacratissimo benigno.
Che tra il furor delle percosse amare
     50Alzo gli occhi cortese
     E con alma tranquilla
     Sovra i duri uccisor pregò clemente.
     Veracemente un mare
     D’ingiurïose offese
     55Spegner non può scintilla
     In alma pia di caritate ardente:
     E veramente da i superni giri
     Entro ingiusti martiri
     Non lascia anima Dio senza mercede;
     60E qui raggiri il cor, s’altri nol crede.
Ecco i macigni, onde s’apriro in fiumi
     Le vene elette e belle,
     Che del bel sangue aspersi
     Or fansi cari in sua memoria e santi:
     65Ecco che incensi e fumi
     Sen volano alle stelle,
     E suoni almi, diversi,
     E versi n’alza il Vaticano e canti;
     Duci, regnanti a venerarne il giorno
     70Guidano pompe intorno,
     E seco il mondo riverente adora
     Gli Altari e ’l Tempio, che di lui s’onora.
Ed ei del ciel tra’ fiammeggianti lampi
     Trascorre almo le cime,
     75Fulgidissimo in fregi
     D’ammirabile porpora contesti;
     Là per eterei campi
     Trïonfator sublime
     Guida eserciti egregi,
     80Invitti al mondo entro martir funesti.
     Gaudj celesti, che nè sorte assale,
     Nè spegne ora mortale
     Lunge divisi dal piacer terreno,
     Di dolce involto, e d’amarezza pieno.