Se di bella, che in Pindo alberga, Musa

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Gabriello Chiabrera

XVII secolo Indice:Opere (Chiabrera).djvu Letteratura Intestazione 4 agosto 2023 75% Da definire

Come franco augelletto Qual di tanto valore
Questo testo fa parte della raccolta Canzonette di Gabriello Chiabrera


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VIII

AL SIG. LUCIANO BORZONE

PITTORE.

Se di bella, che in Pindo alberga, Musa,
     Caro Borzon, non è preghiera invano,
     Oggi i pennelli tuoi récati in mano,
     E vieni ad adornar mia Siracusa:
     5Qui, se vuoi, d’Aretusa
     Nel mar fa correr l’onda,
     Novello duol d’Alfeo,
     O volgi Dafne in fronda
     Lungo esso il bel Peneo.
10Forse vorrai, che l’Agenorea prole
     Lasci sul Toro la paterna ghiaja:
     Sia ciò che vuoi, che con le suore Aglaja
     Da’ tuoi colori unqua partir non vuole:
     Ma se pur come suole,
     15Non sdegna il tuo desire
     D’appagarmi a quest’ora,
     Dipingi l’apparire
     Della celeste Aurora.
Per le piagge del ciel con man rosata
     20Vibri face a scacciar l’ombra notturna;
     E cinta di rubin la fronte eburna
     Spieghi le chiome d’ôr crocaddobbata,
     Succinta, e coturnata
     Per entro aër sereno
     25Leggiadra ella sen vada;
     E sul verde terreno
     Versi fresca rugiada.
In mirar l’ammirabile bellezza
     Rasserenisi il volto all’Universo;
     30Sol di tepidi pianti il petto asperso
     S’attristi di Titon l’egra vecchiezza:
     La bella Diva, avvezza
     Andar col Sole a volo,
     Fa l’eterno viaggio:
     35Titon, che riman solo,
     Il si reca ad oltraggio.
Quinci mal fortunato or s’empie d’ira,
     Quasi in amando egli s’affligga a torto;
     Ora sul disparir del suo conforto,
     40Dal profondo dell’alma alto sospira:
     Ma pur mai sempre mira,
     Quanto il guardo è possente,
     Lei, che sen va veloce;
     Alla per fin dolente
     45Piangendo alza la voce:
Questa rugosa guancia impallidita,
     Ben me n’accorgo, e questo crin di neve
     Fammiti così pronta, e così lieve,
     Amatissima Aurora, alla partita:
     50Ah sciocchezza infinita
     Di qualunque sia core,

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     E follía non parecchia,
     Pianger perchè si more,
     E non perchè s’invecchia!