A Venere (Pindemonte): differenze tra le versioni

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Versione delle 22:42, 14 mar 2011

greco

Saffo Antichità A 1781 Ippolito Pindemonte Poesie letteratura A Venere Intestazione 18 maggio 2008 75% Poesie

Traduzione dal greco di Ippolito Pindemonte (1781)
Antichità

 
 Venere eterna, in variopinto soglio,
     Di Giove fìglia, artefice d'inganni,
     O Augusta, il cor deh tu mi serba spoglio
               Di noje e affanni.

E traggi or quà, se mai pietosa un giorno,5
     Tutto a' miei prieghi il favor tuo donato,
     Dal paterno venisti almo soggiorno,
               Al cocchio aurato

Giugnendo il giogo. I passer lievi, belli
    Te guidavano intorno al fosco suolo10
     Battendo i vanni spesseggianti, snelli
               Tra l'aria e il polo,

Ma giunser ratti: tu di riso ornata
     Poi la faccia immortal, qual soffra assalto
     Di guai mi chiedi, e perchè te, beata,15
               Chiami io dall'alto.

Qual cosa io voglio più che fatta sia
     Al forsennato mio core, qual caggìa
     Novello amor ne' miei lacci: chi, o mia
              Saffo, ti oltraggia?20

S'ei fugge, ben ti seguirà tra poco,
     Doni farà, s'egli or ricusa i tuoi,
     E s'ei non t'ama, il vedrai tosto in foco,
               Se ancor nol vuoi.

Vienne pur ora, e sciogli a me la vita 25
     D'ogni aspra cura, e quanto io ti domando
     Che a me compiuto sia compj, e m'aita
               meco pugnando.