Storia della geografia e delle scoperte geografiche (parte seconda)/Capitolo VI/Conclusione

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Conclusione

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[p. 124 modifica]39. Conclusione. — Marco Polo è stato giustamente chiamato il creatore della geografia moderna dell’Asia. Di tutti i viaggiatori che visitarono l’Oriente prima del secolo XV, egli è di gran lunga il più celebre e stimato. La sua riputazione, invece di scemare di mano in mano che le cognizioni positive si sono venute aumentando, si accresce per le infinite prove della sua esattezza e veracità, le quali vengono sempre più luminosamente dimostrate in proporzione che le contrade da lui descritte sono più attentamente esaminate. I suoi contemporanei [p. 125 modifica]accusavano d’esagerazione le di lui relazioni intorno al potere ed alla civiltà di un impero situato all’estremità orientale della Terra abitata. Ma il tempo ed una più ampia cognizione dell’Oriente hanno dimostrato che in lui la scrupolosità fu uguale alla credulità: che non inventò una sola delle favole che qua e là si trovano nel suo Libro immortale, ma che, a somiglianza di Erodoto, raccontò con la medesima fedeltà ciò che vide egli stesso e ciò che gli veniva da altri riferito1.

Un egregio geografo italiano tratteggia assai bene e con molta finezza il viaggiatore veneziano colle seguenti parole: «Marco Polo è l’uomo del suo tempo e della sua nazione: coraggioso e prudente; pertinace e pieghevole; semplice, ma dotato d’intelligenza fina e penetrante; religioso, ma tollerante di tutte le fedi; commerciante, ma, in pari tempo, gentiluomo; insomma se gli leviamo la singolare sobrietà del dire e gli aggiungiamo un po’ di spirito faceto, ci risulta uno dei più veri e vivi rappresentanti del Veneziano, ma del Veneziano del Medio Evo, padrone del mare e del commercio di mezzo il mondo civile»2.

E intorno ai meriti insigni di Marco Polo sotto l’aspetto scientifico, il suo più illustre comentatore fa le seguenti importanti considerazioni: «Egli fu il primo viaggiatore che tracciò una via attraverso l’intera longitudine dell’Asia, nominando e descrivendo uno ad uno più regni che egli vide coi proprii occhi, i deserti di Persia, i piani fiorenti e le selvatiche gole del Badakscian, i fiumi di Cotan che trasportano le nifriti, le steppe di Mongolia, culla di quella potenza che ha minacciato di dominare tutta la Cristianità, la nuova e brillante Corte stabilitasi a Cambalu. Fu il primo viaggiatore che rivelò la Cina in tutta la sua ricchezza ed estensione, i suoi possenti fiumi, le sue smisurate città, le sue ricche manifatture, la sua densa popolazione, le inconcepibili grandi fiotto che animavano i suoi [p. 126 modifica]mari e le sue acque interne; fu il primo ad informarci delle nazioni ad essa limitrofe colle strane loro costumanze e relazioni, del Tibet co’ suoi sordidi devoti, di Burma colle sue pagode d’oro e loro tintinnanti corone 3, dei Laos, di Siam, della Cocincina e del Giappone, l’orientale Thule colle sue perle vermiglie e i palazzi coperti d’oro; il primo a parlare dì quel Museo dì bellezza e dì meraviglie ancora imperfettamente esplorato, che è l’Arcipelago Indiano, sorgente degli aromi, il cui prezzo fu così alto e la cui origine così oscura; di Java, la perla delle isole, di Sumatra coi suoi molti Re, gli strani prodotti delle sue coste, e le sue razze antropofaghe; degli ignudi selvaggi di Nicobar e di Andaman; di Ceylan, l’isola delle gemme colla sua sacra montagna e la tomba di Adamo; della Grande India, non come una terra fantastica delle favole Alessandrine, ma come una contrada veduta e parzialmente esplorata, coi suoi virtuosi bramini, i suoi osceni ascetismi, i suoi diamanti e le curiose storie del loro modo di acquisto, il fondo de’ suoi mari di perle e il suo potente sole; il primo nel Medio Evo a dare un distinto ragguaglio dell’appartato impero di Abissinia, e della semi-cristiana isola di Socotora; il primo a parlare, benché oscuramente, di Zanzibar, coi suoi negri e il suo avorio, e della grande e distante Madagascar, situata nell’ignoto Oceano del sud, col suo Ruc ed altre mostruosità4; e, nelle remote opposte regioni della Siberia e dell’Oceano Artico, delle slitte tirate dai cani, degli orsi bianchi e dei Tungusi cavalcanti le renne5.

Note

  1. Desborough Cooley, Le scoperte marittime e continentali, 1, pag. 395.
  2. Marinelli, Venezia nella storia della geografia cartografica ed esploratrice, pag. 28.
  3. La Birmania, appartenente al bacino dell’Iravadi, à detta dal Polo Mien, nome usato comunemente dai Cinesi per indicare quella vasta regione dell’India posteriore e i suoi abitatori.
  4. V. la nota a pag. 124.
  5. Yule, Il libro di Marco Polo, prefazione, cap. XI.