Vai al contenuto

Storia segreta/Capo XXXIII

Da Wikisource.
../Capo XXXII

../Indice IncludiIntestazione 17 ottobre 2022 100% Da definire

Procopio di Cesarea - Storia Segreta (VI secolo)
Traduzione dal greco di Giuseppe Compagnoni (1828)
Capo XXXIII
Capo XXXII Indice

[p. 193 modifica]

CAPO XXXIII.

Novità da Giustiniano e da Teodora introdotte nel cerimoniale di Corte. Teodora si arroga le prerogative appartenenti soltanto a chi è investito della somma dignità. Superbi titoli che entrambi esigono. I Magistrati perdono giornalmente il loro tempo in palazzo: disordini che ne conseguono. Condizione degli uomini di Corte. Preludio della opinione alla morte di Giustiniano.

Dirò intanto di alcune novità da Giustiniano, e da Teodora introdotte. In addietro, quando i senatori andavano innanzi agl’Imperadori, ecco come li salutavano. Ogn’uno che fosse d’ordine patrizio venerava l’Imperadore abbracciandolo alla destra parte del petto, e a lui, quando ne partiva, l’Imperadore dava un bacio sulla fronte. Tutti gli altri ad uno ad uno partivansi piegato il destro ginocchio. Non v’era alcun uso di fare adorazione all’ Augusta. Ma tanto gli altri, quanto i patrizii, presentandosi a Giustiniano e a Teodora, immantinenti mettevano il capo a terra, [p. 194 modifica]sostenendo la persona co’ piedi, o colle mani. Baciavano il piede del Principe, e di poi partivansi. Nè Teodora ricusò quest’onore: ch’essa gli ambasciadori de’ Persiani, e degli altri Barbari ammise solennemente all’udienza, cosa non usata mai a memoria d’uomini; e li banchettò come se foss’ella che avesse la somma del governo romano. Anticamente quelli che parlavano all’Imperadore, questo solo titolo usavano: e così dicevano Imperatrice alla moglie di lui: Principi dicevano poi agli altri, secondo che il grado, e la dignità di ciascuno comportava. Ma chiunque coll’uno o coll’altro di questi Augusti parlando detto avesse Imperadore, e Imperatrice, e non Signore, e Signora, e si fosse astenuto di chiamar servi i Principi; questi sarebbe stato tenuto per uomo rozzo e petulante; e come in turpissimo fallo caduto e baldanzosamente ingiuriatore sarebbe stato cacciato. Una volta pochi, e ben di rado frequentavano la reggia: ma dacchè questi sedettero in trono, e i magistrati, e tutti gli altri assiduamente consumarono il loro tempo nel palazzo. Prima i magistrati, che doveano ascoltare i ricorrenti e far ragione, trattavano queste cose o nelle loro case, o ne’ pretorii; e i clienti soddisfatti non aveano motivo d’inquietare l’Imperadore, o ciò almeno poche volte accadeva. Ma Giustiniano e Teodora, nati per la ruina de’ sudditi, trassero a sè tutti gli affari, e tutte le persone a quella servile assiduità che si è detta. Per conseguenza quasi tutti i giorni vedevansi vuoti i tribunali, ed il foro; ed in vece clamorosa la moltitudine empiva la reggia, affollatesi ed opprimentesi con un ossequio da schiavi. [p. 195 modifica]I più famigliari degli Augusti tutta la giornata, e molta parte della notte stavano ivi, morti di stanchezza e d’inedia; ed era questo il frutto della vana loro felicità. Nel quale ozio erano poi mossi a cercare in quale angolo del mondo fossero le dovizie de’ Romani; ed a concludere, che una parte era dai Barbari rapita, l’altra dall’Imperadore riposta in diversi nascondigli. Se non che, quando Giustiniano, siccome è uomo anch’egli, sarà tolto di questa vita, o il principe delle furie avrà sovvertito le umane cose, chi allora rimarrà, vedrà come la cosa sia andata.... Il resto manca.