Supplemento alla Storia d'Italia/XLVI

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XLVI - Cacault fa sapere a Bonaparte l'inflessibilità della corte di Roma a firmar le condizioni di tregua, consegnando gli oggetti d'arte, e gli dice qualche parola su la corte di Napoli

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XLVI - Cacault fa sapere a Bonaparte l'inflessibilità della corte di Roma a firmar le condizioni di tregua, consegnando gli oggetti d'arte, e gli dice qualche parola su la corte di Napoli
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Roma, 3 vendemiale anno 5 (24 Settembre 1796)


XLVI - Al General Bonaparte.


La risposta del Commissario Saliceti, il quale mi avvisa, che, fatto ogni riflesso, crede che i Commissarj delle arti farebbero molto bene a ritornare a Firenze, gli ha determinati a partire jeri sera.

Ho scritto al Cardinal segretario di Stato onde prevenirlo che i Commissarj erano per fare un viaggio in Toscana, il quale non nuocerebbe in modo alcuno ai disegni concertati per la tregua. Vi mando inclusa la risposta che mi diede il Cardinal Busca mandandomi il loro passaporto, e la sua risposta alle mie note [p. 81 modifica]precedenti Sono stato a trovarlo questa mattina per avere una spiegazione verbale più estesa. Questo Cardinale milanese, avendo i suoi beni a Milano, è molto dominato dal partito che anima le congregazioni ed il Papa; ma si accorge che deve avere dei riguardi per noi; dimodochè ho motivo di lodarmene fino al presente. È risultato dalla nostra conversazione che il governo romano e papale, che effettivamente è conservato per quanto è possibile dal trattato proposto, sembra a Sua Santità ed a tutti i Cardinali, distrutto ed annientato, accettando simili condizioni.

Così la Corte di Roma è decisa senza speranza che cangi pensiero, di persistere nel rifiuto di sottoscriverli, notificato a Firenze da Monsignor Caleppi. Siccome qui si vuole che il Direttorio abbia manifestato a Pieracchi che se il Papa non firmava le condizioni, tutto si rimetterebbe nello stato di guerra, perciò si prendono delle misure solamente difensive, cercando ad armare molta gente, e procacciarsi degli alleati. Si pretende, ed è troppo chiaro, e specificato, che la Francia debba trattare quel paese con una maniera ostile, perchè il Papa non deve ricusare, malgrado il trattato di tregua, di pagare le contribuzioni promesse. In conseguenza, il Cardinale segretario di stato, mi ha dichiarato a voce che l’esecuzione della tregua suddetta, in ciò che riguarda la consegna degli oggetti delle arti, e delle contribuzioni era sospesa; ma che del rimanente potevano star sicuri che il Papa non romperebbe il trattato con alcuna ostilità. Ho veduto assai chiaramente che si era pronti a notificarmi in scritto questa sospensione motivata dalle condizioni della tregua, sperando in seguito che io prendessi il partito di ritirarmi a Firenze fino alla conclusione definitiva.

Malgrado la mia scrupolosa condotta, la quale veramente non può dare luogo ad alcun sospetto di corrispondenza con ciò che si chiama qui il nostro partito, che io non conosco, i nostri nemici che non trovano alcun’altra cosa da dire contro di me, gridano sul pericolo del mio soggiorno a Roma, come se io fossi persona da sollevare il paese come uno stordito. Ciò fa al [p. 82 modifica]che per stupidezza, per non vedere qui alcuno individuo Francese, il Papa ed i suoi ministri mi vedrebbero partire con piacere. Io non sono voluto entrare così nel modo di vedere e nelle mire dei nostri nemici.

Rimaneva da far partire i bestiami scelti per mezzo dei Commissarj onde migliorare le razze in Francia; dimani si faranno partir per Bologna. Quantunque sappia benissimo ed officialmente, che gli oggetti d’arte non partiranno, continuerò a sorvegliare i Commissarj sull’incassamento delle statue, e la costruzione dei carri da trasporto, di cui non è ancora interrotto il lavoro: resterò fino a tanto che potrò, senza ordini contrarj, per osservare Napoli, e questo paese; ma ciò non potrà durare lungo tempo. Io non vedo alcuna speranza d’indurre il Papa a firmare il trattato di pace, né pure a negoziare con sommissione con la mitigazione di alcuni articoli: stanno in guardia in modo da far compassione. Il segretario di Stato mi ha assicurato di non avere alcuna nuova che le truppe di Napoli si fossero avanzate nello Stato ecclesiastico, ma di essere solamente informato del movimento dell’armata napoletana, che è situata sulla frontiera.

E vero che la Corte di Napoli ha fatto qui dichiarare che il trattato con la Repubblica francese non gli permette d’impegnarsi contro di essa nella presente circostanza. Questa Corte invia a Roma il Marchese del Vasto, gran maestro della Casa del Re, per fare delle proposizioni di trattati. Egli è aspettato di momento in momento. L’inasprimento degli spiriti in tutti i governi ed aristocrazìe d’Italia contro la nostra potenza dominante ed esigente a proporzione, rende necessarie delle forze molto decisive e certe. Più di 16,000,000 di abitanti potrebbero sollevarsi in un momento contro di noi; e questo è ciò che si medita e si spera. Ho rimandato ai Commissarj in occasione della loro partenza per Firenze, tutto ciò che è stato stampato fino al presente delle Carte geografiche del regno di Napoli, levate da Zanoni. Questa Collezione vi sarà inviata da essi, da Firenze, al più presto possibile.

Cacault.

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P.S. Si gettano alte grida a motivo della taglia pretesa per la liberazione del Cardinale Mattei.