Traduzioni e riduzioni/Dall'Odissea/Fortunale

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fortunale

Quinci seguimmo la rotta, con nuova una pena nel cuore,
lieti scampati alla morte, perduti dei cari compagni.
Ma non salpammo le navi dei duplici canapi prima
che per tre volte ciascuno chiamasse i compagni, d’un urlo,
miseri, ch’erano morti, trafitti da’ Cìconi, al campo.
Borea fu dato alle navi dal re delle nuvole Giove,
e un fortunale terribile; e tutto di nubi fu pieno,
tanto la terra che il mare, e la notte veniva dal cielo.
Quindi le navi filavano via tutte curve, e tre quattro

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strappi attraverso le vele produsse la forza del vento.
Noi le imbrogliammo e calammo in coperta, temendo di morte,
ed alla spiaggia, per forza di remi, spingemmo le navi.
Quivi due notti e due giorni continui giacemmo continua-
mente, stanchissimi e con la tristezza mangiandoci il cuore.
Quando il dì terzo ci venne con l’Alba da’ riccioli lunghi,
gli alberi noi raddrizzammo e spiegammo le candide vele,
e sedevamo, chè il vento e la barra portava le navi.
E senza danni qui forse giungevo alla terra nativa;
ma la corrente, mentr’io già volevo doppiar la Malèa,
e l’aquilone me ne ricacciò, pinse via da Citera.