Trasformazioni industriali e trasformazioni linguistiche nel cinema americano del dopoguerra/Capitolo 2 - Struttura industriale del cinema americano degli anni Settanta/Le Majors

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Capitolo 2 - Struttura industriale del cinema americano degli anni Settanta
2.2 Le Majors

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Capitolo 2 - Struttura industriale del cinema americano degli anni Settanta
2.2 Le Majors
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Combattute sempre più dalle leggi anti-trust del governo, le grandi case cinematografiche, tradizionalmente chiamate Majors, si sono frazionate via via in unità più piccole, ciascuna facente parte di un conglomerato industriale che ne ha modificato radicalmente l'identità antica. Quando perciò diciamo "Majors", tendiamo far riferimento principalmente a sette case di distribuzione e di produzione facenti parte di altrettante multinazionali. Esse sono: la "Paramount Pictures Corporation", la "Warner Communication", la "United Artists Corporation", la "Universal City Studios", la "Columbia Pictures Industries", la "Twentieth Century Fox" e la "Metro Goldwin Mayer".

Accanto a queste sette, che sono le più famose data la loro lunga tradizione cinematografica, esistono inoltre la "Allied Artists" (la vecchia Monogram) e la "Avco Embassy", pure esse membri della MPAA, cioè la "Motion Pictures Association of America". Questa è una "Trade Association", fondata coll'intento di coordinare e favorire l'azione di queste nove grandi case cinematografiche soprattutto sul mercato estero, ma anche su quell'interno, mettendo a punto una politica di produzione comune da contrapporre alle compagnie indipendenti. Al di fuori di quest'ambito, che naturalmente è quello avente il più alto volume d'affari, esistono altre società produttrici minori, come la "Tomorrow Entertainment" e la "Palomar Pictures International". Esse non sono indipendenti, perché fanno parte di alcune conglomerate: rispettivamente la "Generai Electric" e la "Bristol Myers". Infine è necessario citare il caso delle due uniche compagnie di produzione nate come emanazioni delle reti televisive CBS e ABC. Si tratta della "Cinema Center" e della "Cinerama". Esse però scomparvero dalla circolazione nel breve giro di sei anni, in quanto per entrambe era impossibile produrre senza una prospettiva di distribuzione in grado di garantire il successo dei loro prodotti che pure erano tutt'altro che scadenti.

Ma torniamo ora al vero e proprio nucleo centrale delle Majors, e cioè a quelle sette compagnie che verso la fine degli anni '60 sono entrate a far parte di più ampi conglomerati industriali. Esaminiamole una alla volta.

La Paramount Pictures Corporation fa parte della Gulf+Western Industries, il cui giro d'affari è costituito dalle attività svolte nel campo del petrolio, delle assicurazioni, del tabacco, della finanza e delle automobili. Il suo settore "vacanze e tempo libero", di cui fa appunto parte la Paramount, comprende editorie, reti televisive, proprietà d'impianti e squadre sportive, ed inoltre 400 punti di proiezione in Canada e più di una sessantina in Francia. Sempre stando a quanto scrive Guback nel suo già citato articolo, i proventi ricavati dalla gestione di questo settore avrebbero fruttato alla Gulf +Western il 19% del reddito totale del 1978.

La Warner Communication è stata acquistata dalla Kinney National Service che si occupa di banche, assicurazioni e comunicazioni. La Warner è la terza impresa del mondo nel campo della musica (la precedono soltanto la CBS e la EMI), fabbrica strumenti ottici, giochi video-elettronici, bambole e giocattoli, gestisce più di un centinaio di circuiti TV via cavo, finanzia una squadra sportiva di professionisti, pubblica libri e riviste, e naturalmente produce e distribuisce film per le sale e per la televisione. Per dare un'idea del rapporto di forze tra quest'ultima attività e le altre, si può dire che nel 1977 essa costituiva meno del 31% di tutte le entrate di gestione della Warner.

La United Artists Corporation fa invece parte della Transamerica Corporationi la cui attività industriale si estende alle banche, alle assicurazioni, alle linee aeree, alle proprietà immobiliari. Più specificamente, la UA si occupa di finanziamento, produzione e distribuzione di film, di edizioni musicali, e di concessioni di licenze per marchi e proprietà in possesso della compagnia. Per esempio la "Pantera Rosa" è riprodotto su una vasta gamma di giochi, giocattoli e indumenti venduti in tutto il mondo. Il complesso di queste attività ha contribuito dell'il% al reddito della Transamerica del 1978.

La Universal City Studios è una sussidiaria della MCA Inc. (Music Company of America), la quale oltreché nella musica registrata ha interessi nella pubblicazione di riviste illustrate, nella vendita per corrispondenza, nelle proprietà immobiliari e nei servizi turistici.

La Columbia Pictures Industries, oltre a occuparsi di produzione e di distribuzione di film per sale e per la TV a livello mondiale, ha interessi nella radio e nella telediffusione, nella musica registrata, poesie de agenzie pubblicitarie ed è inoltre proprietaria della più grande fabbrica del mondo di flippers.

La Twentieth Century Fox Corp. è impegnata nello sviluppo e nella stampa delle pellicole, gestisce 114 cinema fuori degli U.S.A., ha interessi in alcune stazioni radio, nelle edizioni musicali, possiede la licenza di imbottigliamento della Coca-Cola e riceve entrate da una compagnia che organizza vacanze per sciatori. Nel 1978 gli incassi provenienti da spettacoli filmati si aggirava intorno al 65% delle entrate totali della compagnia, la percentuale più alta tra le Majors.

Invece, sempre nel 1978, la maggior parte delle entrate della Metro Goldwin Mayer proveniva dalla gestione di una catena di alberghi e di casinò a Las Vegas, mentre il 42% delle entrate proveniva dalla vendita dei diritti dei propri film alle reti televisive e alle TV a pagamento. Inoltre, Kirk Kerkorian, un imprenditore che aveva interessi negli hotel di Las Vegas e in alcune linee aeree, dopo aver acquistato la maggior parte del pacchetto azionario, ha portato la MGM fuori della distribuzione. Egli ha usato invece il nome della MGM per reclamizzare il Grand Hotel di Las Vegas in cui rivive artificialmente la tradizione della Holl-wood gloriosa della Garbo, di Astaire, della Bergman, di Gable. Esso intende diventare il più grande centro mondiale per convegni e vacanze. Infine, gli stessi luoghi dove una volta erano stati girati film celebri come Via col vento sono oggi lasciati in abbandono, e "solo un intoppo al piano regolatore può evitare che l'intero lotto non divenga il secondo iper-mercato di Culver City"1.

Accanto a queste sette grandi non bisogna però di menticare la Walt Disney Productions. La sua maggior fonte di entrate non è costituita, come si potrebbe pensare, dalla produzione di film per ragazzi, bensì dalla gestione di parchi di divertimento e dalla concessione su scala internazionale delle licenze per la riproduzione dei suoi personaggi. Ultimamente la casa ha dichiarato che la propria attività si estenderà anche alla produzione e alla distribuzione di film che si rivolgono ad un pubblico più vasto di quello consueto dei ragazzi.

Questa dunque, a grandi linee, la struttura industriale delle Majors che, come osserva giustamente Guback, a questo punto "è sbagliato chiamare compagnie cinematografiche; un'etichetta più precisa sarebbe: corporazioni di produzione e servizi con interessi nel l'industria cinematografica". Dopo la dispendiosa concorrenza a colpi di superproduzioni protrattasi negli anni '50 e '60, le Majors, forti di una nuova collocazione industriale, hanno dunque stretto le fila nel tentativo di riconquistare il pubblico perso in precedenza. I nuovi dirigenti ne hanno sollevato le sorti e ciò ha procurato non pochi problemi agli indipendenti che hanno dovuto revisionare alcuni aspetti della loro politica di produzione per cercare di controbattere al la rinnovata energia delle Majors. <references>

  1. M. PYE & L. MYLES, op. cit., pag. 44.