Trattato completo di agricoltura/Volume I/Coltivazione del gelso/3

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Varietà principali

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varietà principali del gelso.

§ 573. Il gelso ha molte varietà, delle quali il coltivatore non ne tien conto che per riguardo all’ampiezza e consistenza della foglia, o pel maggior o minor profitto che ne deriva al baco da seta, che con essa si alimenta, desunto dal maggior o minor peso di bozzoli che se ne ottiene. Io però non farò cenno che delle principali specie e varietà, onde non entrare in dettagli sulle minime differenze, il che riuscirebbe forse di confusione.

§ 574. Le principali specie del gelso sono quelle dette gelso nero e gelso bianco, perchè il loro frutto nel primo è nero e nel secondo è bianco.

Il gelso nero (morus nigra) (fig. 158), è l’antico moro che dalla Grecia e dalla Sicilia si propagò nell’Italia e nella Spagna. Il frutto di questo gelso è nerastro, oblungo, più grosso di quello delle altre specie e di sapor dolce, per la qual cosa [p. 567 modifica]veniva considerato come un frutto mangereccio, prima che la sua foglia fosse convertita ad alimentare il baco da seta. Le sue foglie sono foggiate a cuore, dentate nei margini, piuttosto ruvide, e di superficie ineguale. Cresce lentamente, ama un clima più che temperato, nutre assai bene il bigatto, ma gli fa produrre una seta più grossolana.

Il gelso bianco (morus alba), è quello a frutto bianco, che verso la metà del VI secolo, venne dalla China, per la Persia e per la Tartaria, diffuso in Europa, e che in moltissime contrade sostituì intieramente il gelso nero. Il gelso bianco resiste di più al freddo, ha una vegetazione più rigogliosa, frutti più piccoli, meno abbondanti, e bianchi come già si è detto. Le foglie sono liscie, lucenti al di sopra, ora divise in lobi, come nelle varietà selvatiche, od ora intiere come in tutte le varietà coltivate, sono dentate ai margini, e, verso la base, la pagina superiore il più delle volte è alquanto concava (fig. 159). 159. [p. 568 modifica]

Il gelso delle Filippine (morus cucullata), detto moro multicaule perchè facile a metter polloni dal piede, fu scoperto da Perrotet a Manilla nelle isole Filippine, tra il 13° ed il 19° di latitudine nord. In Europa fu portato nel 1821. Prima si sperimentò in Francia, poi Bonafous lo provò a Torino, Maupoil nel Veneto, e Lomeni nel Milanese. Il frutto talora è bianco, talora rossastro; le foglie sono larghissime, a superficie scabra, ed a convessità fra le varie nervature; sono formate a cuore, pendenti e di tessitura poco consistente; soffre il freddo, e le foglie sono facilmente lacerate dal vento. Di questa specie di gelso ne parlerò a parte.

§ 575. Ma come avviene di tutte le piante che si propagano per semi, le quali possono fornire delle varietà nella forma esteriore, e specialmente in quella delle foglie e del frutto, così avviene anche del gelso che ordinariamente viene propagato per mezzo dei semi.

Le principali varietà coltivate, ottenute dalla semina del gelso bianco, sono le seguenti:

Il gelso di Spagna. Frutto bianco, foglie larghe, spesse, a forma di cuore, a rigonfiamenti, di color verde carico, spesso accompagnate alla base da due foglie più piccole; rami di color grigio cenere. Ama clima caldo e buon terreno.

Il gelso Romano, poco dissimile dal precedente, foglie più consistenti e lucide. Vuol clima caldo; resiste maggiormente al freddo; non isdegna anche i terreni magri.

Il gelso di Toscana ha frutti nerastri, poco abbondanti, foglie divise in tre lobi, di color verde carico e lucenti; rami di color bruno carico, lunghi e vigorosi. Alligna bene anche nei climi temperati.

Il gelso Morettiano, ottenuto dal professor Moretti di Pavia da circa trentacinque anni fa, ha frutto abbondante di color violetto oscuro; foglie grandi a cuore, terminate in punta acuta, di color verde carico, liscie di sotto, ruvide di sopra, rami lunghi e vigorosi. Resiste al freddo più dei sunnominati.

Il gelso ibrido, varietà del multicaule, ha foglie più consistenti e che resistono meglio al vento; anche il legno resiste di più al freddo.

Il gelso roseo ha il frutto di color grigio violetto, pòco abbondante; ha foglie intiere, oblunghe, non molto grandi, sottili e ravvicinate sui rami, di color verde lucente e terminate a punta; le foglie della cima dei rami hanno un color sanguigno. Vuole un clima temperato, e teme la brina. [p. 569 modifica]

Tutte queste varietà non si possono conservare nel propagarle, se non usando la talea, la propagine, la margotta, o l’innesto fatto sopra altro gelso. Per mezzo dei semi, le stesse cause che produssero le varietà potrebbero farle scomparire.