Trattato completo di agricoltura/Volume I/Coltivazione della vite/3

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Propagazione della vite

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propagazione della vite.

§ 487. La vite si può propagare per seme, per talea, e per propaggine. In agricoltura però non è utile propagarla per seme, perchè, quantunque la pianta riesca più robusta ed acclimatizzata, pure siccome originaria di clima più caldo del nostro, essa crescerebbe assai lenta, e porterebbe un frutto più tardo, più piccolo e più aspro che non propagata cogli altri mezzi. Inoltre in questo caso richiederebbesi l’innesto, e la vite impiega molto tempo ad acquistare una grossezza sufficiente per questa operazione; e finalmente perchè innestata riesce di minor durata, non avendo un legno molto compatto.

142.§ 488. Generalmente adunque si usa moltiplicarla per talee, che in viticultura diconsi magliuoli, per la forma di martello che si dà alla talea o piantoncino. Il magliuolo è quindi un tralcio del nuovo anno, staccato dalla pianta con un pezzetto del tralcio vecchio di due anni, facendo un taglio sopra e sotto la sua inserzione, per cui la talea assume una figura di martelletto (fig. 142). Questa porzione di legno vecchio dev’essere piccola ed appena sufficiente per difendere gli occhi o le gemme che sono alla base del nuovo tralcio.

I migliori magliuoli sono quelli che si prendono dal primo terzo del tralcio vecchio vicino al collo o capo della vite, dopo i primi due o tre rami che servono alla stessa vite pel frutto del [p. 477 modifica]venturo anno; quindi dal 3.° o 4.° sino al 6.° o 7.°, che siano robusti e forniti di spessi nodi o di belle gemme. I magliuoli levati dal terzo di mezzo ordinariamente riescono male; e quelli dall’ultimo terzo daranno più foglie che frutto; imperocchè questi tralci conservano le tendenze naturali che avevano; e voi infatti potete vedere che le migliori uve sono nel primo terzo presso il gambo; che nel terzo di mezzo le uve sono più scarse e più piccole, e che nell’ultimo terzo vi ha proporzionatamente maggior vigoria di vegetazione; cioè più foglie e rami, che grappoli. Per questa stessa ragione non si dovranno scegliere i magliuoli da piante troppo giovani o di lussureggiante vegetazione, nè da piante intristite; ma si dovrà avanti la vendemmia sceglierli da viti robuste e ricche di grappoli.

Dopo la vendemmia, e cadute le foglie, si dovranno immediatamente staccare i magliuoli, perchè in allora il tralcio non avendo risentito il freddo dell’inverno, meno indurisce la scorza e più facilmente mette le radici. Quando però vogliansi staccare in primavera, si dovrà aspettare che il sugo della vite abbia cominciato a rimontare, altrimenti con maggior difficoltà manderanno le radici. Volendosi però formare il vivajo convien sempre staccare i magliuoli nell’autunno e consegnarli immediatamente al terreno.

§ 489. Il vivajo è utilissimo, come vedrete in appresso, e si deve fare in terreno piuttosto sciolto, e non molto diverso da quello del campo ove intendete di fare le piantagioni; come pure non deve essere più grasso di quello, altrimenti la piantagione non riuscirebbe bene. Per ciò voi dovete procurare che nel vivajo il magliuolo, senza trovar molto concime, sia in condizione di poter fare molte radici; per conseguenza vai più il terreno sciolto, ben lavorato e profondamente, che non il letame.

I magliuoli si dispongono nel vivajo in linee distanti l’una dall’altra 0m,50 e 0m,20 da magliuolo a magliuolo, alla profondità di 0m,25 in modo che restino interrati almeno per due o tre nodi. Per disporre queste linee, tanto si può operare per divelto, cioè facendo passare mano mano la terra, ed adagiandovi il magliuolo col martello in basso in linee segnate da una cordicella tesa; quanto si possono piantare facendo tanti fossetti, o lavorando dapprima tutto il terreno, e poi con una forcella posta a cavallo del martelletto infossare il magliuolo sulla linea segnata. Il miglior metodo è il [p. 478 modifica]primo per divelto, perchè la terra resta maggiormente smossa e non si comprime in seguito, come succede usando la forcella nel terreno già previamente lavorato.

Come vi dissi, dovete andar ben guardinghi nel concimare il vivajo che deve servire per voi, nè cercate d’ingannare voi stessi facendo come i venditori, i quali cercano piuttosto di smerciare magliuoli rigogliosi che buoni. Non usate adunque letame da stalla se non quando il terreno fosse estremamente magro, preferite anzi la segatura ed i frantumi di legno, la loppa di frumento, di segale, ecc., il calcinaccio, e la calce o la sabbia, a seconda della qualità più o meno compatta del terreno.

I magliuoli che vengono da lontano bisogna tenerli per più ore nell’acqua onde acquistino un poco di umidità; e per quelli che volete invece spedir lontani, lascerete loro un martelletto più lungo, indi ne carbonizzerete od impecierete le estremità acciò l’umidità più difficilmente dal tralcio si disperda pei due tagli. Ciò fatto, le disporrete in una cassetta forata ripiena di sabbia asciutta, procurando di evitare più che si può il contatto dei magliuoli fra di loro.

Un’usanza assai comune è quella di staccare i tralci dalle viti in autunno e poi di sotterrarli o deporli in cantine, finchè, venuta la primavera, se ne fanno i magliuoli e con essi si procede alla formazione del vivajo, od all’impianto immediato in aperta campagna. Quest’usanza è cattiva, perchè i tralci staccati e così conservati soffrono per l’accumulamento; la corteccia spesso marcisce pel gelo e disgelo, per l’umidità o pel troppo asciutto; il vivajo fatto in primavera non di rado soffre per la siccità, e perciò molti magliuoli non fanno radici, o le fanno assai deboli. Il vivajo fatto in autunno si può coprire con foglie quando si tema di forte gelo; e durante l’inverno i magliuoli si dispongono a mettere le radici, in modo che, quando gli altri cominciano a fare il vivajo, i magliuoli piantati in autunno mettono già le gemme, cosicchè, preparandosi presto le radici, soffrono meno gli ardori estivi.

Un altro errore è quello di credere che le talee del vivajo, perchè diano buone barbatelle o rasole, che così si chiamano i magliuoli quando abbiano messe le radici, vi debbano stare per tre anni. Credetemi che se voi farete il vivajo in autunno avrete entro un anno i magliuoli abbastanza forniti di radici, nè dovete curarvi della tenue cacciata che abbiano fatta, perchè voi troverete che la quantità delle radici è sempre [p. 479 modifica]molto maggiore di quel che si crede, purchè il terreno sia ben lavorato e sciolto. Inoltre vi accerto che più sicuramente prende una radice giovine che una radice vecchia. La barbatella di un anno ha radici più corte che più facilmente si levano dal vivajo restando munite alla loro estremità di quelle spugne e boccuccie che servono alla nutrizione; laddove queste, alle barbatelle di tre anni, avendo radici assai lunghe, di solito si tagliano via come incomode, oppure le si lasciano pel terreno nell’estirparle; e privati per tal modo di una parte così importante i magliuoli muojono poco dopo l’impianto, o non fanno bella e durevole riuscita. Da qui l’opinione che le piantagioni fatte in aperta campagna coi magliuoli siano migliori e più durevoli; ma provatevi a piantare barbatelle di un sol anno e vedrete che all’incontro con queste si può ottenere una piantagione più regolare, più durevole, e di frutto abbondante quanto coi magliuoli, dei quali morendone buon numero nel primo anno, o non vegetando tutti egualmente, lasciano nei primi anni una piantagione zoppa ed ineguale.

Nè crediate già che piantando barbatelle di un solo anno si perda tempo ad aver frutto; questo è falsissimo, nel quarto o nel quinto anno voi avrete l’uva come se fossero di tre anni di vivajo; anzi se coltiverete bene l’avrete anche prima. Io dunque consiglio tutti quelli che vogliono avere una buona vigna a farsi un vivajo ed a 143.procedere all’impianto delle barbatelle di un anno. Il vivajo si fa perchè la piantagione sia più assicurata dalle radici, e non mica per avere una barbatella che abbia già un grosso tralcio; e le radici di un anno sono le più adattate allo scopo che noi ci siamo prefissi formando il vivajo.

§ 490. La vite si moltiplica anche per propaggine, e voi già sapete che cosa sia e come si faccia (fig. 143 e 144); solo vi dirò che [p. 480 modifica]non dovrete mai servirvi dei tralci che sorgono dal pedale o dal gambo delle viti, ma costantemente degli stessi tralci che scegliete per far magliuoli.144.

L’uso di propagginare non serve a fornir barbatelle per nuove piantagioni, ma piuttosto per rimettere i gambi mancanti nelle piantagioni già vecchie, dove la barbatella od il magliuolo resterebbero soffocati, e non sarebbero in vigore se non quando il rimanente della vigna volgerebbe in deperimento. La propaggine invece cresce più rapida ajutata dalla pianta madre e dalle radici che essa stessa va facendo, e quindi somministra più presto un gambo alto e robusto. Il nuovo gambo però lasciato per troppo lungo tempo unito alla pianta madre, la snerva, attirando a sè la massima parte dell’alimento, quindi fa bisogno di staccarnelo appena che si veda abbastanza alto e robusto.