Trattato completo di agricoltura/Volume I/Dei cereali/7

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Coltura del frumento — Semente — Preparazione del terreno — Semina — Cure successive

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coltura del frumento.

Della Semente.

§ 650. Nella coltivazione del frumento nessuna cosa è forse più trascurata che la buona scelta della qualità da seminarsi. Si vedono provincie estesissime e comprendenti climi e terreni assai diversi coltivare quasi una sola specie, od una sola varietà di frumento: ognuna di esse ha la sua qualità prediletta che coltiva da tempo immemorabile, respingendo ogni specie diversa asserendo o che vien male, o che alla fin fine degenera anch’essa e divien somigliante a quella che si coltivava dapprima. In queste asserzioni vi ha del vero e vi ha pure del falso per mancanza di attente osservazioni. Io pure espressi l’opinione che tutti i vegetali di climi diversi da quello in cui se ne vuole introdurre la coltivazione, o non reggono se la diversità è grande, o lentamente si modificano secondo le circostanze locali, e per conseguenza finiscono ad assomigliare a quelli dello stesso genere che si coltivava in quel dato luogo. Ma vi ho detto anche che entro certi limiti di clima l’introduzione di nuove specie può essere possibile senza una sensibile alterazione dei loro caratteri, e che ciò riscontriamo in molti altri generi coltivati quali sarebbero le distintissime qualità di riso, di melgone, di colzat, di lino, di viti, di gelsi, ecc.; epperò, non sarebbe impossibile anche la coltivazione di specie assai distinte di frumento. Tutto ciò esige non pertanto la cognizione delle condizioni atmosferiche e terrestri di ciascun paese, poichè in gran parte devesi al clima ed alla qualità del terreno la conservazione o la modificazione dei caratteri di un nuovo genere di coltivazione. [p. 654 modifica]

In quanto al clima già vi ho detto che le specie di frumento di paesi assai più caldi possono soffrire moltissimo, specialmente pel freddo del nostro inverno, e che quelle provenienti da climi molto più freddi, accelerando la loro vita vegetativa, possono ne’ primi anni darci uno scarsissimo prodotto, non avendo potuto tallire. I grani duri possono prosperare nei climi in cui la temperatura jemale scenda soltanto di qualche grado sotto lo zero, quali sarebbero i paesi marittimi o vicini ai grandi laghi. I grani teneri all’incontro, resistendo assai più al freddo, possono coltivarsi con successo anche dove la temperatura subisca una grande diminuzione durante l’inverno, quali sono i paesi continentali e montuosi.

Riguardo al terreno, i grani teneri allignano meglio in quello che sia argilloso, ed i grani duri nei più sciolti, calcari o silicei. Nelle cotiche vecchie che si rompono abbisognerà scegliere i grani duri, od il tosello, poichè avendo uno stelo più solido, sono meno facili a versare.

Egli è però vero che uno degli ostacoli all’introduzione di nuove specie di frumento è l’ignoranza dei compratori, i quali, avvezzi a far pane con una tal qualità, senza conoscerne il valore, sprezzano come inferiore ogni altra che sia nuova.

§ 651. In ogni modo il frumento che dovrà servire da semente si fisserà quando è ancora nel campo, onde meglio si possa conoscerne la completa maturità, la qualità e volume della spiga, non che la massima possibile assenza d’ogni altra erba il cui seme possa frammischiarvisi. Tagliato ben maturo e battuto, deve mostrare il grano tondeggiante, levigato, scorrevole, di color uniforme, non troppo oscuro, e deve essere più pesante dell’altro. Avvertite pero che il terreno d’onde si trae non sia più pingue del vostro, poichè in allora la riuscita sarebbe assai dubbia.

§ 652. Fatta la scelta del frumento da semente importa il conservarlo sano sino all’epoca della seminagione, cioè per tre mesi e mezzo circa. Su quèsto proposito vi rimando al § 179 e successivi, aggiungendovi che pel frumento ed altri cereali consimili si trovò assai utile un miscuglio in peso di 8 di solfato di soda, 2 di calce viva e 100 di acqua, bastante a tener immerso il frumento per circa un’ora; indi lo si fa sgocciolare in cesti, e si lascia seccar bene. Vuolsi che con tal preparazione il frumento, oltre al conservarsi meglio, si preservi anche dalla golpe.

§ 653. La quantità di semente che occorre per una data [p. 655 modifica]superficie varia a seconda del terreno, della qualità del frumento, e dell’epoca in cui vien seminato. Nei terreni argillosi e pingui deve essere maggiore che negli altri, perchè siffatti terreni possono nutrire un maggior numero di piante. I grani teneri possono essere seminati più fitti dei grani duri, perchè, questi ultimi talliscono di più. Chi semina tardi, deve abbondare in semente più che non quegli che seminasse presto, pel motivo che il frumento seminato presto ha maggior tempo per tallire.

Generalmente si semina troppo fitto, il che è causa di molti svantaggi, oltre alla maggior quantità di frumento che va perduta nella semina. La semina fitta dà un frumento più debole e facile a versare, e gli fa produrre una spiga più corta, o contenente una minor quantità di grani; ed a pari circostanze, entro certi limiti, può dirsi che il grano che può produrre una data superficie è sempre la stessa quantità, tanto seminando fitto che seminando alquanto più raro; che anzi la semina fitta spesso produce meno, e dà un grano assai più piccolo.

Di solito s’impiegavano ettolitri 2,70 di semente per ogni ettaro di terreno, corrispondenti a litri 18, ossia uno stajo milanese per ogni pertica milanese di superficie. In pratica si trova che nei terreni migliori si può risparmiare un buon terzo di questa quantità, e nei mediocri un quarto, seminandosene da 180 a 200 litri per ettaro, ossia poco più di due quartari per ogni pertica milanese.

§ 654. Circa all’epoca migliore della semina non si può stabilire un momento preciso, il tutto essendo subordinato al clima speciale di ciascun paese, od alla coltivazione del genere coltivato dapprima. Se noi osserviamo l’andamento naturale d’un grano caduto a terra nella mietitura, per tener conto dell’epoca in cui nasce, vedesi chiaramente ch’esso aspetta la stagione temperata e piovosa dell’autunno per germogliare. Egli è ben raro, e soltanto nel caso di straordinarie e prolungate piogge estive, che questo grano caduto a terra germogli avanti la metà di settembre, e quando per caso ciò avviene, la sua vegetazione resta paralizzata per la susseguente naturale secchezza della state.

Se io scrivessi soltanto per una poco estesa provincia, potrei dirvi seminate in settembre piuttosto che in ottobre od in novembre, ma non essendo così, abbisognerà che indichi quelle norme generali che possono servire per climi alquanto [p. 656 modifica]svariati. Epperò, nei climi caldi ed asciutti sarà meglio seminar presto, poichè al primo arrivare delle piogge il frumento trovasi subito in condizione di germogliare, ed ha tempo di tallire prima dell’inverno. Questa massima sembra contraria alle cose già esposte in quanto al clima, poichè in tali paesi potrebbesi anzi seminare anche più tardi che negli altri, senza correr pericolo che il grano non germogli in tempo opportuno. Se però vi ricordate, vi ho detto che nei climi caldi, la temperatura in primavera, aumentando più rapidamente che non lo faccia nei temperati e nei freddi, non lascia tempo al frumento di tallire; esso mette subito lo stelo e la spiga, per il che avressimo un prodotto minore, come avviene nella semina del frumento marzuolo. Perciò nei climi caldi importa che il frumento sia seminato presto in autunno onde tallisca avanti l’inverno, perciò il proverbio italiano: chi non ha seminato per S. Luca (18 ottobre), si spilluca. — Nei climi freddi devesi pure seminare più presto che si può, acciò la pianta abbia tempo di germogliare discretamente, e perchè meno soffra pel freddo jemale. — Nei climi temperati invece si può senza danno tardare la semina più che negli altri, poichè basta che il grano possa germogliare avanti l’inverno, potendo esso tallire in primavera.

Ma non sempre la scelta del tempo sta in nostro arbitrio, se dobbiamo nell’autunno sgombrare dapprima il terreno da un altro prodotto, come avviene se era coltivato a riso od a melgone: in tal caso l’epoca della semina viene ritardata sin dopo la loro maturanza ed il loro raccolto, il che può avvenire più o meno presto, secondo che l’estate sia decorso più o meno caldo. Nei terreni compatti devesi poi seminare più presto che in quelli sciolti.

In generale però si può asserire che quanto più presto si può fare la semina, ben inteso relativamente a ciascun paese, sarà certamente ottima cosa, per il che Columella diceva: che la seminagione anticipata qualche volta inganna, ma che la tarda è sempre cattiva.

Alcuno suggerisce di ammollire la semente, mantenendola per 24 ore nell’acqua grassa delle corti o delle stalle o che tenga in soluzione qualche sostanza concimante, allo scopo di agevolarne la germogliazione. Ma ciò può riuscire utile soltanto quando la stagione continui calda ed umida, che se per caso ritornasse secca, o troppo fredda, moltissimi grani andrebbero perduti senza germogliare, od appena germogliati soffrirebbero pel troppo freddo o per la soverchia arsura. [p. 657 modifica]

Preparazione del terreno.

§ 655. Dal modo di vegetazione del frumento, e dalla quantità e lunghezza delle sue radici, si potrà facilmente arguire ch’esso vuole un lavoro profondo ed accurato.

Quando il frumento succede a qualche prodotto il cui raccolto siasi fatto prima dell’agosto, come avviene quando succede ad altro raccolto di frumento, di segale, d’orzo, d’avena, di lino, ecc., sarà cosa utilissima il lavorare profondamente almeno due volte il terreno in agosto, lasciando ogni volta le zolle intiere esposte alle influenze atmosferiche, triturandole ben bene appena prima del successivo lavoro. Per tal modo il terreno subisce gli effetti benefici della coltura (§ 214) e, quando la qualità del suolo lo permetta, si aumenta gradatamente lo spessore dello strato coltivabile. Meglio ancora si farà quando, dopo l’ultimo lavoro, eseguito non dopo la metà di settembre, si semini il terreno con lupini o ravizzone, o con ambedue uniti, per farne sovescio. In questo caso la scelta dell’epoca pel lavoro di semina sta in nostro arbitrio. Durante i lavori estivi devesi anche por mente a mondare il campo dalle male erbe. Se non si fa il sovescio, la concimazione si fa avanti il lavoro di semina. I campi lavorati in estate sono sempre quelli che danno il raccolto migliore e più abbondante.

Se invece il frumento succede ad un raccolto autunnale non è possibile che un sol lavoro, e questo deve farsi colla maggior possibile diligenza per ismuovere e sminuzzare più che si può la terra.

Se vediamo adunque che il frumento prospera assai nei campi lavorati più volte, e dove il terreno fu smosso profondamente e ben triturato, che non negli altri lavorati una sol volta e che dapprima non siano stati coltivati ad un prodotto sarchiato qual’è il melgone, a ragione ci persuaderemo essere un grave errore quello di lavorare la terra quando sia bagnata, specialmente se argillosa, perchè non si farebbe che indurirla colla compressione esercitata dal proprio peso e da quello degli istrumenti adoperati per lavorarla. Pure in molte località esiste il pregiudizio che il frumento debbasi quasi impastare nel terreno, e spesso si presceglie il tempo piovoso pel lavoro e per la semina.

Il terreno poi si dispone in porche più o meno larghe e [p. 658 modifica]salienti, secondo ch’esso sia di qualità più o meno tenace e suscettibile di trattenere l’acqua durante la stagione fredda, poichè ne avverrebbe gravissimo danno al frumento quando questa vi stagnasse. Oltre a tale disposizione, quando vi sia il bisogno, si dovranno stabilire alcuni canaletti smaltitori delle acque, a guisa de’ colatori dei prati.

Semina.

§ 656. Stabilita la quantità di semente, e fatto l’ultimo lavoro nell’epoca che più torna utile a ciascun paese, si passa a fare la semina. La semina generalmente si fa a mano per gettata, ma si può seminare in linea, o piantare col foraterra.

Prima di accingersi alla semina non è cosa da trascurare quella di conoscere la profondità cui vuol essere posto il grano perchè meglio riesca la sua germinazione ed il suo prodotto. Perciò una Società d’agricoltura seminò a diverse profondità tante linee di frumento con 150 grani ciascuna, e n’ebbe i seguenti risultati:

Profondità. Grani nati. Spighe. Profondità. Grani nati. Spighe.
0m,17 5 53 0m,08 125 1417 
0 ,15 14 140 0 ,07 130 1560 
0 ,14 20 173 0 ,05 148 1595 
0 ,12 40 400 0 ,04 142 1610 
0 ,11 72 720 0 ,03 137 1461 
0 ,10 93 992 0 ,02 64 529 
Alla superficie 20 107.

Questi numeri mostrano evidentemente che una profondità di 4 a 5 centimetri è quella che più conviene al frumento, poichè ci fornisce il maggior numero di grani nati ed il maggior numero proporzionale di spighe. In ogni caso resta fissa la massima che nei terreni sciolti si potrà seminare più profondo che nei terreni compatti. Inoltre, il maggior numero di grani nati indica pure che in tal condizione il germogliamento era nelle condizioni più favorevoli, e che per conseguenza, a parità di circostanze, sarà avvenuto nel tempo possibilmente più breve.

Il modo col quale si lavora ordinariamente il terreno presenta forse queste condizioni favorevoli alla miglior riuscita del [p. 659 modifica]frumento? No. Tanto il lavoro fatto coll’aratro, quanto quello fatto colla vanga riesce di superficie inegualissima, presentando delle sinuosità profonde da 0m,05 lino a 0m,20 ed in alcuni punti ancor più. Perciò la semente che vi si sparge a gettata rimane per lo più ineguale nella nascita, e quei grani che cadono nelle sinuosità più profonde sono impossibilitati a mandare il germoglio fuori di terra, o deperiscono pei vani che restano tra zolla e zolla, non potendo le tenere radicelle trovare terra smossa cui abbarbicarsi. Sarebbe per conseguenza ottima cosa, l’erpicare grossolanamente il terreno dopo il lavoro, onde otturare colla terra che si smuove le depressioni ed i vani troppo profondi, potendosi facilmente con tal mezzo lasciare delle ineguaglianze abbastanza profonde perchè il seme germogli più completamente, e più prontamente possa mandare la piumetta alla superficie. Ma per ottener questo riesce evidentemente che il terreno deve essere scorrevole, e quindi non troppo bagnato. Dopo la semina il terreno si appianerà col rastrello, o col praticarvi ripetute erpicature onde ricoprire il grano.

§ 657. Quando il frumento si vuol seminare in linee, a cespugli, o piantare, la semente si trova nelle migliori condizioni in quanto alla nascita. — Seminando in linea si possono seguire due metodi. Il primo è quello di gettare la semente nei solchi lasciati dall’aratro e poscia erpicare. Il secondo è quello di appianare il terreno dopo il completo lavoro, e poi tracciarvi tante linee di solchetti, della voluta profondità, ed in essi spandervi la semente, ed appianarli per ricoprirla. Questa semina in linea si può fare col mezzo d’un seminatore. La semina per cespugli e per piantamento, richiede pure che il terreno sia previamente lavorato ed appianato; indi colla zappa vi si fanno tante buche nelle quali si gettano sei grani circa di frumento, ricoprendo in seguito col piede o col rastrello. Per piantare il frumento si adopera il foraterra, e sopra linee già tracciate si fanno tanti fori nei quali se ne lascia cadere un grano o due.

Quale sarà la distanza che dovremmo dare alle linee seminate a frumento, quale ai cespugli e quale ai semi piantati? — La qualità più o meno buona del terreno, e la tendenza della semente a tallire più o meno, ci devono essere di norma nel lasciare un maggiore o minor spazio fra di loro. Nei terreni mediocri, e quando il frumento tallisca discretamente, le linee si potranno tener distanti fra loro 0m,15 circa, ed i [p. 660 modifica]grani sulla stessa linea da 0m,05 a 0m,10. Nella coltura a cespugli questi saranno distanti fra loro non meno di 0m,20 per ogni parte. Fra le linee di frumento piantato si manterrà una distanza di 0m,15 circa ed altra di 0m,10 circa fra grano e grano della stessa linea. — Più avanti parlando della rendita del frumento farò qualche cenno sulla maggiore o minor convenienza di questo modo di coltura. Ora mi limiterò a dire che soltanto con questa maniera di coltivazione è permessa una regolare e ben fatta zappatura; che si risparmia una grandissima quantità di semente, e che il frumento tallisce moltissimo.

Alcuni provarono a suddividere i ceppi formati da un sol grano di frumento. Gli steli staccati colla loro porzione di radici, dopo il trapiantamento, nuovamente tallirono e nuovamente vennero suddivisi, per modo che con pochissima semente pervennero a coprire di piante di frumento un esteso spazio di terreno, la riuscita fu bella, ma questo metodo ha il solo vero vantaggio di risparmiare più che si può la semente, ma esige molta mano d’opera, ed una primavera lunga e piovosa, altrimenti le piante muojono o talliscono ben poco in seguito.

Cure successive durante la vegetazione.

§ 658. Verso il finire del marzo, quando il frumento sta per tallire, importa che le sue radici incontrino un terreno soffice nel quale estendersi, e che non trovino un impedimento od una sottrazione di nutrimento nelle altre piante erbacee che crescessero nel campo. Per soddisfare a questi due bisogni del frumento si usa la sarchiatura, l’erpicatura, ed anche l’estirpamento delle erbe fatto a mano.

Se il grano fu seminato non troppo fitto, la sarchiatura o zappatura riesce facile, senza guastar molte piante, richiedendosi soltanto un’attenta mano d’opera. Ma se la semina fu piuttosto fitta, la sarchiatura riesce quasi impossibile, ed è meglio usare l’erpice, il rastrello con denti di ferro, od anche una strusa intrecciata di spine. L’erpice però deve avere i denti piuttosto fitti e non troppo grossi, ed in seguito si deve appianare con una strusa più piccola e più leggiera di quella che si usa per sfrantumare il concime nei prati.

Con queste operazioni si smuove la terra intorno ai ceppi del frumento, e si svelgono o si maltrattano le erbe appena [p. 661 modifica]nate, di modo che in appresso il frumento ha tempo di acquistare vigore ed arrivare prima di esse ad un’altezza tale che le soffochi, o tale da non riceverne molto danno. Un benefizio sensibile che si ottiene inoltre da simili cure è che il frumento, rimanendo esso pure alquanto malconcio nella sua parte erbacea, non mette tanto presto gli steli, rinforzandosi infrattanto nelle radici, per il che in seguito si dispone a tallire maggiormente. E se prima della sarchiatura o dell’erpicatura si fosse concimato il campo con sostanze ben scomposte o polverulenti, queste vengono frammiste alla terra e poste in condizione di agire meglio e più prontamente sulle radici.

Se poi nel frumento crescessero piante nocive vivaci, o molto alte, sarà ben fatto l’estirparle a mano, come sarà sempre cosa utile il mondare a mano in ogni epoca quei campi che si mostrassero abbondare di lollio, di veccie, ecc.

I terreni argillosi sono quelli che ritraggono il massimo vantaggio da queste operazioni, essendo facilmente dalle piogge induriti alla superficie. Anche i terreni fertili che non hanno subíta la coltura agostana, abbondano facilmente di erbe. I terreni vegetali sono anch’essi nella stessa condizione. I terreni sciolti calcari e sabbiosi mettono poche erbe se la stagione è arida, ma se invece è piovosa ne mettono con maggior facilità degli argillosi, i quali essendo più freddi meno favoriscono la pronta vegetazione in primavera. Tutte queste cure non si dovranno mai eseguire quando piove, o quando la terra fosse troppo umida, oppure indurita dal gelo, o da forti venti accompagnati dalla siccità.

§ 659. Se in qualche campo il frumento mostrasse di versare si potranno cimare le foglie, prima che s’allunghi lo stelo, oppure a tale altezza che non ne resti reciso. Nei terreni molto sciolti e molto grassi v’ha persino l’uso di far pascolare il frumento in primavera, onde impedirne la soverchia vegetazione erbacea e per farlo tallire di più.

§ 660. L’irrigazione del frumento è permessa soltanto nei climi caldi o temperati; dove la temperatura non subisca di notte una troppo sensibile diminuzione; quando il terreno sia sciolto e permeabile, e soprattutto sol quando il terreno non sia già umido naturalmente per le piogge.

Si può irrigare in autunno prima della semina, se in mancanza di pioggia la terra fosse troppo indurita ed asciutta. Nel verno non si deve mai irrigare. In primavera non [p. 662 modifica]s’irriga mai se non quando la temperatura media sia giunta ai 10° o 12°. Nel momento della fioritura non si irrigherà, usando piuttosto dell’acqua poco prima, o poco dopo se il terreno fosse asciutto. In tal caso l’irrigazione favorisce un maggior sviluppo di grani; e quando le circostanze il richiedano, si potrà far uso di essa avanti la maturanza, non meno però di 10 o 15 giorni prima, per non raffreddare di troppo il terreno.

§ 661. Per convertire i campi del frumento a prato artificiale o spianata, leggete il § 453.