Trattato completo di agricoltura/Volume I/Dei terreni/10
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ingrassi minerali.
§ 556. Ingrassi o concimi minerali possono considerarsi quelli nei quali scarsa è la parte organica od azotata, essendo quasi per intero costituiti da sostanze inorganiche. Per tal motivo simili ingrassi servono alla formazione della sostanza solida legnosa, amilacea e zuccherina della pianta più che ad ottenere sostanze azotate quali sarebbero i cereali.
Le sostanze minerali che più comunemente si adoperano quali ingrassi sono: le ceneri, la fuliggine, la calce, la marna, il gesso, e varj sali alcalini.
§ 257. Le ceneri sono il residuo della combustione delle sostanze vegetali, ove trovansi tutte le sostanze inorganiche che le componevano; egli è perciò che le ceneri sono il miglior ingrasso per quelle piante dalla cui combustione esse derivano; e perchè ricche di alcali (soda, potassa e calce), sono un ottimo concime per quelle piante che devono fornire amido o sostanza zuccherina, quali sono il pomo di terra, le barbabietole, gli agrumi, il pesco, la vite, ecc. Le ceneri dopo che abbiano già servito al bucato, se conservano minor energia, riescono però migliori per le praterie, trifogli, ecc., poichè se perdettero alcuni sali solubili, acquistarono con quella operazione alcune combinazioni azotate che le rendono atte a favorire questo genere di coltivazione; anche le ceneri non lisciviate servono al prato, quando però di tempo in tempo si usi anche concime animale.
§ 258. La fuliggine potrebbe annoverarsi fra gl’ingrassi azotati contenendo il 15 per cento circa di materia azotata solubile, e con ciò spiegasi la sua efficacia sulle praterie. Utilissima è pure al ravizzone, al tabacco, ecc. Pel suo sapore amaro credesi che valga a tener lontani gl’insetti dalle piante. Si adopera nella quantità d’un litro circa per metro quadrato.
§ 359. La calce viva in polvere è pure adoperata qual concime. Prima però di appigliarsi a questa sostanza abbisognerà conoscere se il suolo già per sè ne contenga o ne difetti; poichè se già ne fosse provvisto di una discreta quantità, sarebbe gettar tempo e denaro.
Per ottenere la calce viva si fanno cuocere entro una fornace i ciottoli di carbonato calcare, i quali per mezzo del calore perdono il gas acido carbonico; dopo tale operazione la calce è avidissima dell’acqua, ed esposta all’aria con facilità cade in polvere finissima; in questo stato essa divien caustica, ed abbrucia o decompone le sostanze organiche colle quali vien messa a contatto. Col tempo però riassorbe l’acido carbonico e perde la sua causticità.
La calce così polverizzata si usa spanderla sul principio d’autunno od in primavera, sui terreni argillosi, su quelli che siano nuovamente dissodati, e dove sianvi molte sostanze vegetali da decomporre. In questi terreni la calce, combinandosi alle argille, scompone i silicati insolubili, lasciando in libertà gli alcali (soda e potassa), e rendendo solubile l’acido silicico (silice), sostanze tutte che sono necessarie alla nutrizione delle piante.
Questa sua azione decomponente delle argille, per quanto sia più pronta di quella della semplice coltura, pure non può essere che lenta; e la sua efficacia caustica sulle materie organiche contenute nel suolo, abbiamo veduto che presto cessa, riassorbendo essa l’acido carbonico e ritornando così carbonato di calce. Come avvien dunque che il più delle volte gli effetti della calce siano tanto durevoli ed evidenti? Questa polvere finissima, che può ancora considerarsi carbonato di calce, facilmente può sciogliersi per mezzo d’una maggior proporzione di acido carbonico somministrato dall’acqua piovana, o da materie vegetali in lenta combustione, ed allora può servire come alimento inorganico alle piante, e può continuare ad agire sulle argille e sui silicati. Si sa inoltre che il carbonato di calce ha la proprietà di fissare e nitrificare l’ammoniaca proveniente dall’aria, sciolta nell’acqua, sviluppata da materie organiche che fermentino o marciscano nel terreno, o che è contenuta negli ingrassi: per questo assorbimento ed assimilazione si formano dei nitrati di calce, i quali avendo ancora maggior affinità per l’acido carbonico, che è sempre più abbondante, si decomporranno in carbonato di calce ed in carbonato d’ammoniaca, di grandissima utilità per le piante. Dietro questa maniera successiva di agire della calce ridotta in polvere, si potrà spiegare perchè in certi casi la sua azione sia così durevole ed evidente.
I notabili effetti del cemento delle vecchie fabbriche è dovuto non solamente alla calce, ma eziandio ai nitrati che col tempo si formarono nei muri, pel contatto o per esalazioni di materie azotate, ed anche soltanto per la nitrificazione avvenuta col mezzo dell’ammoniaca sparsa nell’atmosfera.
§ 260. La marnatura è lo spandimento della marna sul terreno. Noi già conosciamo che sia la marna (§ 83). Ora soltanto aggiungerò che pur essa è adoperata a correggere le qualità chimiche del terreno, aggiungendovi qualche principio terroso di cui mancasse. Si dovrà quindi adoperare la marna argillosa nei terreni sabbiosi, quella sabbiosa nei terreni argillosi, e quella che contien molta calce nei terreni che ne fossero quasi privi.
Per darla al terreno si fanno varj mucchi nel campo, come si farebbe colla calce, che, ridotti in polvere, si spargono facendo sul suolo uno strato di 2 a 3 centim., che poscia coi lavoro vien mescolato insieme coll’altra terra.
La marna dà sempre migliori effetti quanto più presto sfiorisce e si riduce in polvere: ma l’effetto più rimarchevole di questa terra devesi probabilmente alla calce che contiene.
§ 261. Il gesso da non molto tempo acquistò rinomanza di concime. Gli effetti prodigiosi di questo minerale sparso anche dopo il primo taglio sulle praterie, e principalmente sulle cotiche dei foraggi leguminosi, quali sono il trifoglio e la medica, diede molto a pensare circa al suo modo d’agire sulla vegetazione.
Molti vollero che il gesso agisse soltanto per la calce, altri invece per l’acido solforico contenuto, considerandolo come uno stimolante. Ma l’opinione dei primi cadeva da sè, confrontandone gli effetti con quelli della calce pura, quantunque il gesso fosse amministrato alle terre in proporzione assai minore della calce.
Che poi agisse per l’acido solforico, e che perciò fosse così utile alle leguminose che nei semi ne contengono la maggior dose, poteva richiamarsi in dubbio poichè anche a queste piante favoriva assai più lo sviluppo erbaceo, che la formazione dei semi, e per conseguenza si adoperò con maggior vantaggio sulle praterie, sui trifogli e sulle mediche, in generale sui foraggi leguminosi.
§ 262. Ma quando il gesso sia sparso sulle cotiche la calce e l’acido solforico agiranno sul terreno e sulle radici al pari d’un concime posto sotterra? oppure agiranno come i concimi liquidi o minuti sparsi alla superficie del terreno, la cui parte solubile vien dalle pioggie trascinata in basso? Io ritengo che il gesso non agisca nè in un modo nè nell’altro. Infatti sparso sulla cotica erbosa gli è assai difficile od impossibile l’agire sul terreno e quindi anche sulle radici delle piante; e si sa che il gesso misto al terreno coi lavori è meno efficace che sparso alla superficie. Non agisce poi come i concimi sparsi alla superficie, le parti solubili fertilizzanti dei quali vengano trasportate in basso dalle pioggie, perchè il gesso è pochissimo solubile, e quando anzi arrivi una pioggia subito dopo che sia stato sparso, la di lui azione è meno sensibile. Quale sarà adunque il motivo che rende il gesso più attivo della calce, specialmente quando sia sparso alla superficie? Perchè favorisce piuttosto la produzione erbacea che la formazione del seme? Se noi avremo fatta attenzione alla proprietà che ha il gesso di combinarsi coll’ammoniaca, per la qual cosa fu suggerito per trattenere il carbonato d’ammoniaca ne’ letamai (§ 239), e per disinfettare le latrine, potremo forse farci una migliore idea dell’efficacia del gesso, come cioè non abbia bisogno d’agire direttamente sul terreno; come agisca meglio sparso alla superficie; e perchè resti inattivo quando una forte pioggia lo faccia penetrare nel terreno. Noi abbiamo visto che la combinazione che fornisce l’azoto alle piante è l’ammoniaca (§ 94), e che questa può trovarsi nell’aria, nella terra e nei concimi allo stato di carbonato, il quale venendo in contatto del gesso, quantunque in dosi minime, scambi la propria base colla base del solfato di calce (gesso), formandosi da una parte il carbonato di calce, e dall’altra il solfato d’ammoniaca, che può essere trattenuto a profitto delle piante, essendo solubile e non volatile. Con ciò spiegherebbesi perchè il gesso agisca meglio sparso alla superficie, e perchè sia più efficacie quando può stare per lungo tempo sulla cotica senz’essere dilavato dalle pioggie. La di lui azione non è quindi dovuta nè tutt’affatto alla calce, nè all’acido solforico, ma piuttosto si può considerare come un effetto della facoltà che ha il gesso di trattenere l’ammoniaca cui viene a contatto, e di preparare in tal modo quasi una sorgente di azoto per le piante.
Il gesso adunque può esser sparso in qualunque tempo, fuorchè in inverno ed in autunno, poichè la sua azione è pronta, e sparso in quei tempi andrebbe perduta. Si sparge quindi in primavera piuttosto avanzata, dopo il primo o secondo taglio delle praterie o di qualunque cotica erbosa. La dose del gesso è di circa 150 chilog. ogni 1000 metri quadrati di superficie, avvertendo che al momento che si spande il tempo sia calmo, e non prometta troppo vicina la pioggia.
§ 263. Altre sostanze minerali si potrebbero usare in agricoltura, quali sarebbero i varj sali di soda e di potassa, specialmente i nitrati, e meglio ancora i sali ammoniacali; ma io consiglio di farne uso soltanto per esperienza e non già per la coltivazione in grande, finchè non siasi ben certi del loro potere fertilmente.