Trattato completo di agricoltura/Volume I/Dei terreni/9

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Concimi organici animali — Escrementi umani - Colombina — Guano — Carbone animale — Avanzi d’animali morti — Letto de' bachi da seta — Panelli — Vinaccie

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Concimi organici animali — Escrementi umani - Colombina — Guano — Carbone animale — Avanzi d’animali morti — Letto de' bachi da seta — Panelli — Vinaccie
Dei terreni - 8 Dei terreni - 10
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dei concimi organici animali.

§ 232. I concimi organici animali, siccome i più ricchi, in azoto, sono quelli che meglio servono alla produzione delle materie sanguificabili vegetali (fibrina, caseina, albumina, gelatina e glutine) e per conseguenza quelli che convengono nella coltivazione de’ cereali e delle cotiche erbose usate pel [p. 238 modifica]mantenimento del bestiame. Fra questi concimi si annoverano i concimi da stalla, gli escrementi umani e degli uccelli, ed ogni sorta d’avanzo animale.

Del concime o letame da stalla.

§ 233. Ora io suppongo un fondo lontano dalle città o da luoghi dai quali si possono trarre materie atte a ridonare anche con usura quanto gli si toglie coi raccolti che vengono generalmente per ben due terzi esportati e consumati altrove. Domando, come un tal fondo potrà mantenersi fertile?

Certamente in nessun’altra maniera che col disporre una parte più o meno estesa, per lo meno un terzo, a foraggi coi quali mantenere del bestiame che fornisca concime. Direte forse, come avviene che un sol terzo del fondo coltivato a foraggi possa, convertito in alimento pel bestiame, fornire tanto concime che valga a mantenere la fertilità di tutto il fondo? La risposta è semplice e fondata sulla fisiologia vegetale. Voi sapete che le piante finchè sono allo stato erbaceo, ben poco levano al suolo, e molto invece all’atmosfera; perciò il prodotto d’uno spazio coltivato ad erbe o convertito a prato naturale od artificiale supera d’assai il quantitativo delle sostanze levate al suolo e somministrategli coi concimi, e quindi l’eccedenza può essere convertita a vantaggio dello spazio coltivato a cereali. Laonde, come già dissi, la fertilità della Lombardia, della Fiandra e dell’Inghilterra sta appunto nell’avere la maggior quantità possibile di terreno convertito a piante da foraggio ed a prato, col quale mantenere il maggior numero possibile di bestiame.

Perciò prima d’ogni altro concime artificiale vi parlerò del concime da stalla, siccome quello che, essendo il più comodo ad aversi ed anche il meno costoso, deve trovarsi in ogni ben regolato tenimento agricolo.

§ 234. Per letame da stalla io intendo quello di vacca, [p. 239 modifica]bue, pecora, capra, majale e cavallo. Sebbene questo concime nè per la quantità dell’azoto, nè per la quantità degli alcali che contiene, possa ritenersi uno de’ più attivi, pure, concorrendo alla sua formazione varie sostanze che servirono a nutrire il bestiame e molte altre materie che servirono di lettiera o sternitura, esso riesce dotato di molti e diversi principj e lo si può con maggiore o minor successo applicare a qualunque coltivazione.

§ 235. Ma appunto perchè la bontà, ossia il valore di questo concime proviene dalle sostanze ingerite dal bestiame e dalla qualità della lettiera, esso risulterà diversamente costituito a seconda della qualità del foraggio e della sostanza adoperata per lettiera.

Importa quindi all’agricoltore non solo di conoscere la composizione delle varie piante per adattarle al suolo, ma eziandio per sapere quali siano le migliori paglie o lettiere, ed i foraggi che meglio nutrano il bestiame e che lasciano anche un concime migliore.

Eccovi pertanto due tavole dimostranti la quantità d’azoto e di sali contenuti in diverse paglie che servono ordinariamente di lettiera nelle stalle, ed altra indicante la quantità d’azoto contenuta in diversi foraggi. [p. 240 modifica]


Tav. I.aDell’azoto contenuto in diverse paglie per ogni cento parti di esse.

Paglia di pisello 1,95 Foglie rami di ginestro 1,22
     »     di lenti 1,18      »     di faggio 1,17
     »     di miglio 0,96      »     brugo 1,17
     »     di frumento 0,49      »     di quercia 2,16
     »     di fraina 0,54      »     di rubinia 0,72
     »     d’avena 0,36      »     di pioppo 0,53
     »     d’orzo 0,29 Loppe di frumento 0,85
     »     di segale 0,30 Graspi d’uva secchi 3,31
     »     di pomo di terra 2,30 Foglie di tiglio 3,25
Foglie di pero 1,36 Piante acquatiche secche 0,86


Tav. II.aQuadro delle sostanze inorganiche contenute in diverse paglie.

Potassa Soda Calce Magnesia Ferro Acido
fosforico
Acido
solforico
Cloro Silice
Ravizzone 22,80 14,21 20,90 3,10 2,32 9,87 13,35 11,36 2,90
Veccia 19,75 1,26 47,68 7,90 0,78 6,82 2,97 2,04 16,80
Fraina 15,09 2,82 32,00 15,27 3,31 13,09 9,86 4,31 6,26
Fava 53,07 1,60 20,00 6,99 0,70 7,24 1,00 2,56 7,14
Lenti 10,76 0,84 52,30 5,05 0,85 12,30 0,89 1,25 17,76
Miglio 12,83 1,77 12,15 7,62 1,35 0,62 15,96 2,67 45,05
Pisello 10,22
11,87 14,88 3,77 0,04 14,50 0,17 43,55
Orzo 3,49 3,94 1,48 10,76 3,49 1,00 2,00 1,40 73,44
Frumento 0,59 0,86 2,09 0,95 2,68 2,09 1,01 0,84 88,89
Segale 1,23 1,42 3,00 0,44 0,90 1,80 2,69 0,65 88,87
Melgone 4,74 4,10 16,36 5,90 0,75 1,35 2,05 0,15 68,00
Avena 15,17
2,65 0,38 0,10 1,37 1,37 0,09 80,04
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Tav III.aQuantità d’azoto contenuta in diversi foraggi.

FORAGGI Azoto per cento di sostanza
secca non
secca
Panello di arachide 8,33
      »      di semi di lino 6,00 5,20
      »            »      di camellina 5,93 5,51
      »      di noce 5,59 5,24
      »      di ravizzone 5,40 4,92
      »      di fagiuoli 5,53 3,31
Grani di fava 5,50 5,11
     »    di veccia 5,13 4,37
     »    di piselli 4,50 3,84
     »    di lenti 4,40 4,00
     »    di fraina 2,40 2,10
     »    di avena 2,20 1,74
     »    di orzo 2,02 1,76
     »    di melgone 2,00 1,64
     »    di segale 1,70 1,50
Crusca 2,18 1,36
Rape 1,70 0,13
Carote 2,40 0,30
Barbabietole 1,50 0,20
Patate 1,50 0,36
Riso 1,39 1,20
Trifoglio rosso 1,70 1,54
Erba medica 1,66 1,38
Fieno ordinario dei prati 1,34 1,15
Veccia tagliata in fiore 1,16 1,14
Ghiande
0,80

Dall’esame dei primi due quadri vi accorgerete che le tanto decantate paglie dei cereali, cioè del frumento, segale, avena ed orzo, sono quelle che contengono la maggior quantità di [p. 242 modifica]silice, la quale si trova in quasi tutti i terreni; laddove le paglie più trascurate di molte altre piante, come sono quelle di ravizzone, veccia, fraina, fava, piselli, lenti e miglio possono fornire una quantità assai maggiore di soda, potassa, di calce e d’acido fosforico o solforico, cose tutte che non sono abbondanti nel terreno e che hanno una maggior importanza per l’agricoltura.

Lo stesso dicasi dei foraggi, ove per esempio, richiedonsi 100 chilogr. di fieno ordinario dei prati per avere 1,25 d’azoto nel letame, ne abbisogneranno 425 di paglia di frumento e 500 di segale, e basteranno soli 75 di trifoglio rosso, 50 di grani di fraina ed anche meno di 20 di panello di lino, ravizzone o noce per avere la stessa quantità d’azoto.

§ 236. Il letame da stalla varia non solo di valore per la qualità del foraggio o della sternitura che si adopera, ma eziandio per l’età del bestiame, ed anche secondo certe epoche, ritenuta sempre la costante perdita d’azoto che avviene per mezzo della respirazione e della traspirazione degli animali. Perciò, un animale giovane priverà il letame di quella quantità d’azoto, di sali e di alcali che sono necessarj pel rinnovamento del suo sangue, e per l’aumento delle sue carni e delle sue ossa; ed una vacca quando porta il vitello, o quando fa molto latte, leverà agli escrementi ed all’urina quella porzione d’azoto e di parti inorganiche occorrenti alla giusta formazione del latte ed all’aumento del vitello.

A pari circostanze poi di foraggio, sternitura, età, ecc. l’azoto contenuto negli escrementi liquidi e solidi degli animali più comunemente mantenuti nelle stalle varia come segue:

Azoto
per 100
Azoto
per 100
Letame di capra 2,16 Letame di majale 0,63
         »        pecora 1,11          »        bue 0,55
         »        cavallo 0,74          »        vacca 0,41

§ 237. Inoltre, la quantità del letame da stalla può variare [p. 243 modifica]secondo che il bestiame è lasciato libero di giorno alla pastura, oppure tenuto continuamente nelle stalle. Per esempio, un bue mantenuto costantemente nella stalla può dare circa 36 carra di concime fresco all’anno, laddove adoperato pei lavori non ne darà che 10. Lo stesso dicasi della vacca, del majale, delle pecore, ecc., potendosi calcolare il letame che forniscono mantenuti sempre nelle stalle, di due terzi superiore a quello che darebbero allorquando si lascino liberamente pasturare nei campi durante il giorno.

Il concime da stalla è però generalmente trascurato, tanto perchè non si bada al modo di farne la maggior quantità possibile e di bene conservarlo, quanto perchè lo si adopera senza discernimento per ogni coltivazione nella stessa qualità e misura. Le stalle mal fatte, senza colatori e cisterne, assorbono la parte liquida, che potrebbe esser raccolta con vantaggio anche della salute degli animali e degli uomini che devono in esse dimorare. La sternitura si cambia di rado, ed il letame non si trasporta dalle stalle se non quando è d’ingombro. L’ammasso del letame bene spesso rimane esposto all’acqua ed al sole che lo dilavano ed asciugano. E finalmente quando viene il bisogno di adoperarlo, sia esso fresco o fermentato, minuto o grosso, lo si spande sul terreno pur la coltivazione di qualunque prodotto, e quasi sempre nella stessa proporzione.

Tutto questo parmi dunque che esiga ogni vostra attenzione onde non sia trascurato un materiale tanto necessario al vostro ben essere, ed all’agricoltura: e ritengo cosa assai utile il farvi un cenno sul modo di conservare ed adoperare questa sorta di concime.

§ 238. Modo di conservare il letame da stalla. — Oltre alle circostanze che già sapete poter influire sulla qualità e quantità di questo ingrasso, come vi dissi, la disposizione delle stalle non è una cosa indifferente, tanto per la qualità come per la quantità del concime. [p. 244 modifica]

Una buona stalla deve avere il piano ove riposa il bestiame, lungo a norma della grandezza di questo, con un leggier pendìo verso la parte opposta alla mangiatoja: sul ciglio di tal piano dev’esservi un rigagnolo o canaletto, inclinato esso pure verso un pozzetto o cisterna, destinata a ricevere le urine e l’acqua che si versasse per la pulizia della stalla. La parte solida degli escrementi del bestiame, unitamente alla sternitura che ne resta imbrattata, si trasporta al luogo destinato all’ammasso del concime solido.

§ 239. Abbandonate poi a sè stesse le parti liquide e solide degli escrementi, subiscono la così detta fermentazione, per la quale si avranno dei nuovi composti, dalla qualità dei quali dipende tutta l’efficacia del concime. Quali sono dunque i nuovi composti e quali i più importanti a conservare? Senza dubbio sono quelli nei quali entra come componente l’azoto. La combinazione più ovvia dell’azoto è quella coll’idrogeno, col quale l’ammoniaca, di natura assai volatile, e che mantiene questa proprietà anche combinandosi all’acido carbonico sviluppato dalla materia legnosa dei letami; tale combinazione, chiamasi carbonato d’ammoniaca. Perciò l’arte d’avere un buon concime consiste nel trattenere nell’ammasso di letame in fermentazione l’ammoniaca che si va formando, procurando di limitare più che si può la formazione del gas acido carbonico. Per ciò ottenere, prima di tutto importa che la fermentazione sia lenta, perchè se la decomposizione del letame e la formazione dei nuovi composti è troppo rapida, sviluppasi molto calore, e la volatilizzazione dell’ammoniaca e la carbonizzazione della sostanza legnosa del letame diviene maggiore. Quindi per rallentare la fermentazione bisogna impedire il troppo libero contatto dell’aria e dell’acqua, epperò sarà utile il comprimere gli ammassi, alternandone gli strati con uno o due decimetri di terra, indi coprirli con altra terra ben battuta.

Per trattenere poi l’ammoniaca che si va formando e che [p. 245 modifica]si volatilizzerebbe sotto forma di carbonato, vien suggerito l’acido solforico, il solfato di ferro ed il solfato di calce (gesso). Queste sostanze agiscono decomponendo il carbonato d’ammoniaca. L’acido solforico puro, o che fa parte del solfato di ferro o di calce, si unisce all’ammoniaca, componendo il solfato d’ammoniaca; il ferro rimasto libero si unisce all’ossigeno del gas acido carbonico formando l’ossido di ferro (ruggine), e la calce unita al gas acido carbonico costituisce il carbonato di calce. Il solfato d’ammoniaca che in tal guisa si è formato, non è volatile e resta fissato nel concime. Siccome però l’acido solforico ed il solfato di ferro esigono, nel loro uso, certe cognizioni che molti non hanno, e certe cautele che si potrebbero trascurare, così io vi raccomando l’uso del gesso, il quale è sostanza assai comune, di poco costo e che fornisce altresì della calce al terreno cui è destinato il concime.

Il gesso perchè serva a questo scopo si stende a strati fra il letame, come indicai per la terra, fuorchè basta che vi sia alto 25 millimetri (mezz’oncia); e quando si voglia usare pei concimi liquidi, lo si getta nelle cisterne, o pozzi neri.

Succede che gli ammassi di letame solido, per la compressione esercitata dal proprio peso, o per quella artificiale e degli strati di terra, lascino colare del concime liquido, e perciò si avrà cura di stabilire questi mucchi su d’un piano inclinato da uno o più lati, con un rigagnolo all’ingiro defluente in una cisterna o pozzetta posta in qualche angolo di detto piano. Questa parte liquida può servire per inaffiare il letame quando sia troppo arido, o meglio ancora per l’opportuna concimazione.

Colla disposizione che vi ho indicata per le stalle, si hanno due sorta di concimi, uno liquido, che è l’urina e l’acqua raccolta nella cisterna, contenente in sè i sali solubili degli alimenti; e l’altro solido, radunato al luogo dell’ammasso, che contiene le parti insolubili con poca parte di solubili. Per ciò [p. 246 modifica]intenderete che queste due sorta di concime non possono avere uno stesso modo di agire, tanto per la diversità dei loro componenti, quanto per la diversa facilità colla quale possono essere assimilati dalle piante. Infatti il concime liquido, ossia le urine e le colature dei letamai, contenendo i sali solubili e quasi tutto l’azoto, sotto forma d’ammoniaca variamente combinata, avrà un’azione più pronta del concime solido, il quale, contenendo le parti insolubili, abbisogna di nuove elaborazioni per mezzo del terreno o della pianta, perchè sia convenientemente assimilato.

§ 240. Riassumendo ora quel che vi dissi sulla fermentazione del letame da stalla, vi ripeto che dovrassi aver cura ch’essa proceda lentamente, cercando in pari tempo di trattenere l’azoto dell’ammoniaca, la quale durante la fermentazione si disperderebbe in forma di carbonato. I mezzi per ottenere questi due intenti ve li ho additati ed ora confrontateli col modo comunemente usato per governare il letame.

Ordinariamente si trae ogni giorno dalle stalle il letame e lo si trasporta sul luogo destinato all’ammasso, lasciandovelo stare finchè si vede fumare (fermentare). Allora per non lasciarlo abbruciare lo si volta, e se si vede fumar presto e molto, se ne tira argomento della sua maggior forza come concime. Così voltato, dopo pochi giorni, il mucchio torna a fumare, e lo si torna a rimescolare; e così via via finchè vien ridotto a meno d’un sesto del suo volume, assai sminuzzato, nero e quasi senza odore. Riflettete ora sur un tal metodo di far fermentare il letame. L’ammasso fin dapprincipio soffice e pervio all’aria, facilmente e rapidamente avrà fermentato, e la temperatura interna del mucchio si sarà innalzata di molto, fors’anche a passare i 60°; per ciò l’acqua evaporerà e lo sviluppo dell’ammoniaca e del gas acido carbonico sarà grande, e grande per conseguenza la quantità di carbonato d’ammoniaca che si andrà formando e disperdendo col fumo e coll’odore che ne esala. Infine vi resterà un concime il quale [p. 247 modifica]può aver perduto 6/10 del suo peso e quasi tutto l’azoto, come si rileva dal non aver esso nessun odore, e che contiene soltanto i sali insolubili non volatili degli escrementi degli animali, ed il carbone delle sostanze vegetali adoperate come sternitura. In poche parole non si sarà fatto che spendere tempo e danaro per ajutare un inutile disperdimento della massima parte dell’efficacia del concime.

Col modo invece che vi ho indicato risparmierete tante dispendiose voltature, che talora sono anche di fastidio o per la mancanza di persone o perchè si hanno altre faccende campestri che non si possono differire. Mescolato alla terra od al gesso, cose facili ad aversi dovunque, e ben compresso, non avrassi l’urgenza di voltarlo ad ogni momento perchè non vi abbruci, ma basterà il farlo diligentemente un pajo di volte prima di usarne, onde le varie sostanze dell’ammasso si mescolino bene assieme.

§ 241. Sul modo di adoperare il concime da stalla variano ancora le opinioni. Alcuno vorrebbe che lo si adoperasse fresco, ossia che lo si conducesse e spargesse sul campo appena tolto dalla stalla, tanto per sotterrarlo subito col lavoro, quanto per lasciarlo sul terreno anche molto tempo. Altri invece vorrebbe che in ogni caso si adoperasse concime molto fermentato e minuto.

Questa diversità d’opinione non è che il frutto del voler sempre generalizzare i fatti particolari. Ambedue i metodi possono essere buoni o cattivi secondo il clima del paese, la stagione, il tempo dell’aratura, il prodotto che si vuol coltivare e la qualità del terreno. Se il clima è freddo, umido e poco dominato dai venti, il concime fresco potrà rimanere sul terreno anche per qualche tempo senza gran scapito: ma se all’incontro fosse caldo, asciutto e dominato dai venti, è chiaro che vi sarebbe una gran perdita di gas acido carbonico e d’ammoniaca. Se lo spanderlo fresco ed il lasciarlo sul terreno per qualche tempo può farsi in inverno, anche a [p. 248 modifica]parità di clima, sarà svantaggioso nell’estate. Il letame fresco perderà meno e sarà più efficace sotterrato subito col lavoro, che non lasciato lungamente sul terreno esposto all’aria. Se il prodotto che si vuol concimare sarà di quelli la cui vegetazione sia lunga, allora il letame fresco può convenirgli, avendo tempo di decomporsi sotto terra; ma se il prodotto sarà di breve vegetazione, ben poco vantaggio potrà ricevere dal letame fresco. Se poi trattasi di praterie, è evidente che il concime fresco e grossolano non servirà che a difenderne la cotica dal freddo, dando forse l’apparenza in primavera di buon effetto perchè più presto muoveranno; ma è certo che al prato non ne sarà derivato altro vantaggio, fuorchè quello della lavatura del letame per mezzo delle pioggie, essendo che tutto il rimanente si tornerà a levare col rastrello. Se finalmente il terreno è forte, il letame fresco servirà a renderlo più soffice; ma se invece è leggiero esso non farà che aumentare la sua già troppa facilità di asciugare.

Oltre alle accennate osservazioni, il sistema di condurre tutto il letame fresco sui campi presenta maggior dispendio e maggiore disturbo. Prima di tutto perchè si è obbligati a trasportare un volume per lo meno tre volte maggiore; poi perchè la fermentazione non ha distrutto in esso le sementi delle erbe cattive; e finalmente perchè in certe epoche dell’anno non si ha il tempo di condurlo e di spanderlo giornalmente sul terreno, attesa la qualità degli altri lavori campestri. Da noi, in conclusione, l’uso di lasciare il letame fresco sui campi è assolutamente riprovevole, sotto qualunque riguardo.

§ 242. Tornando però alla nostra agricoltura, resta ora il dirvi a quale coltivazione meglio convenga il letame da stalla, e come debba essere adoperato. A questo proposito giova che abbiate ben fisso in mente che, per conseguenza di quanto dissi finora, trattandosi di escrementi, essi saranno sempre il miglior ingrasso per quelle piante che servirono d’alimento [p. 249 modifica]all’animale che li produsse. Quindi il letame, o concime da stalla, sarà il più conveniente per le praterie e per la coltivazione di qualunque genere di foraggio, poscia pei cereali, ai quali tutti aumenterà il fogliame senza aumentarne proporzionatamente il grano; indi per gli altri prodotti.

Ciò non pertanto quando si debba adoperare questo concime per tutte le coltivazioni, si avrà riguardo di adoperare il letame fresco, e di subito sotterrarlo per la coltivazione del frumento, segale, ecc., che sono di lunga vegetazione; ma quando si vorranno ingrassare prati, cotiche erbose, ortaggi od altre piante di breve vegetazione, allora gioverà usare letame minuto, bene e convenientemente fermentato, oppure si spanderà utilmente la parte liquida che siasi tenuta in disparte. A parità poi di circostanza nei terreni forti converrà il letame di cavallo, capra o pecora (detti letami caldi), e nei terreni sciolti quello di vacca, di bue o di majale (detti letami freddi).

§ 243. Altro dei modi usati per concimare col bestiame minuto, è quello di farlo pascere e stanziare nel campo che si vuol fertilizzare, cambiando di luogo ogni giorno ed ogni notte. Quest’usanza è comune in Germania, nell’alta Francia e nell’Inghilterra, ove le pecore sono numerosissime: ma io ritengo che essa convenga solo in quei luoghi ove il pascolo sia molto lontano dall’abitato, e nei terreni leggieri o di montagna. Gli escrementi abbandonati sulla superficie del terreno, disseccano al sole, si dilavano colle piogge e perdono inutilmente più di metà della loro efficacia.

Escrementi umani.

§ 244. Gli escrementi umani, ossia l’urina e le feci dell’uomo sono materie di una grandissima importanza per la coltivazione dei cereali, che trovano in quelle tutte le sostanze necessarie alla loro vegetazione; potendosi gli escrementi umani [p. 250 modifica]considerare come il residuo della fermentazione dei cereali, che, in forma di pane o d’altro, hanno servito di alimento all’uomo. Questa sorta di concime venne sempre tenuta in gran conto da tutti i popoli ch’ebbero in onore l’agricoltura, come gli Egiziani fra gli antichi, ed i Chinesi e i Fiamminghi fra i moderni.

Ognuno però facilmente comprenderà che gli escrementi umani devono naturalmente avere una diversa azione fertilizzante a seconda del cibo più o meno nutriente preso dall’uomo. Generalmente poi, come vi dissi del letame da stalla, l’urina contiene i sali solubili, e le feci gl’insolubili. Eccovene l’analisi chimica.

Urina in 1000 parti. Feci, ossia escrementi solidi.
Urea 30,10 Fosfato di calce 100
Acido lattico libero 17,14      »      di magnesia
Lattato d’ammoniaca Traccie di solfato di calce
Materie estrattive Solfato di soda 8
Acido urico 1,00      »      di potassa
Muco della vescica 0,32 Fosfato di soda
Solfato di potassa 3,71 Carbonato di soda 8
     »      di soda 3,16 Silice 16
Fosfato di soda 2,94 Materia organica 138
Bifosfato d’ammoniaca 1,65 Acqua 730
Sale marino 4,45 1000
Sale ammoniaco 1,50
Fosfato di magnesia e calce 1,00
Silice 0,03
Acqua 933,0
1000,00

Esaminate ora la tavola del valore comparativo di alcuni ingrassi, e vedrete che l’urina umana non contiene che 0,72 per 100 di azoto, e le feci 3,85. Questa dunque sarà una prova che la loro grande efficacia nella coltivazione non è dovuta alla quantità di azoto, ma bensì a quella dei fosfati e dei solfati. Inoltre l’azoto contenuto negli escrementi vien eliminato quasi in totalità colla volatilizzazione naturale dell’ammoniaca, o con quella prodotta dalla preparazione di questo [p. 251 modifica]concime. Gli Egiziani, per esempio, usavano di far seccare al sole o di abbruciare gli escrementi prima di usarli come ingrasso, ed in questi due casi la perdita dell’ammoniaca era quasi completa. I Chinesi tengono un metodo assai migliore: essi impastano gli escrementi con della terra, formandone dei pezzi simili ai mattoni, i quali, seccati al sole, vengono posti in commercio; quando si vogliano adoperare per la concimazione dei campi, si polverizzano. I Fiamminghi raccolgono in una specie di vasca o grotta sotterranea gli escrementi liquidi e solidi che, fermentati lentamente, li adoperano dopo alcuni mesi, allungati con acqua.

La poudrette, o polverina del Belloni, non è altro che la parte solida ed insolubile degli escrementi: la parte liquida, i sali solubili e l’ammoniaca vanno perduti nella preparazione, per cui essa non contiene che 1,56 d’azoto. Questa polverina si ottiene coll’allungare e stemperare nell’acqua gli escrementi, per poscia versarne la parte liquida e più leggiera, tenendo conto soltanto del residuo che si deposita nei vasi che servono alla soluzione. Questa operazione si ripete due o più volte anche colla parte liquida che si è versata dalla prima soluzione, finchè non resti che la parte più pesante, la quale fatta sgocciolare e ridotta come una pasta, si distende su d’un piano fatto a schiena di mulo. Su questo piano si rimuove di tempo in tempo per favorirne il disseccamento e la successiva riduzione in polvere, cosa che non si ottiene che nel decorso di tre anni. Ridotta in polvere si adopera in ragione di 13 grammi per ogni metro quadrato di superficie. Un altro metodo per ottenere questa polverina è quello di costruire in due piani le latrine od i vasi destinati a ricevere gli escrementi: sul primo o superiore, che è forato, si deposita la parte solida, mentre la liquida cola nel secondo od inferiore. La parte solida poi viene levata e trattata come già si disse.

Così la parte liquida resta separata dalla solida e può [p. 252 modifica]essere adoperata secondo la diversità delle coltivazioni. La parte liquida si adopera immediatamente per concimare prodotti di rapido sviluppo, come sono le praterie; e la parte solida vien serbata, per le coltivazioni più lunghe dei cereali, spandendola in primavera sopra i seminati, quando si possa giudicare assai prossima la pioggia. Questa avvertenza dovrà pure osservarsi anche cogli altri concimi di poco volume e di molta forza, perchè rimanendo troppo tempo al sole, facilmente si disperderebbero le parti volatili.

Gli escrementi umani, tanto liquidi che solidi, perchè meglio sviluppino la loro forza fertilizzante, esigono la fermentazione, per mezzo della quale i loro principj si suddividono equabilmente nella massa, e si svincolano dalle sostanze grasse, colle quali trovandosi unite, perdono parte della loro efficacia. Per ciò importa avere una cisterna, od un ammasso di terra destinati a ricevere gli escrementi ed a lasciarli fermentare lentamente. Questi ammassi d’escrementi, al pari degli ammassi di concime da stalla, possono per la fermentazione perdere gran parte del loro azoto, colla volatilizzazione del carbonato d’ammoniaca. Quindi anche in questo caso devesi procurare che la fermentazione non sia rapida; ed a trattenere l’ammoniaca si useranno le medesime sostanze, cioè l’acido solforico, il solfato di ferro, e meglio ancora il solfato di calce (gesso) introdotto nelle cisterne, o mescolato all’ammasso di terra e di escrementi.

Presso noi gli escrementi umani se non vanno dispersi, non sono ancora tenuti in quel conto che si dovrebbe. Le città specialmente potrebbero fornire una sorgente di ricchezza colla costruzione dei pubblici pisciatoi e delle pubbliche latrine, da dove raccolte le materie e disinfettate, venissero adoperate nell’agricoltura, invece di giacere nelle pubbliche vie, causa di schifo ai passanti e d’insalubrità per chi è obbligato a dimorar presso que’ luoghi che maggiormente ne sono infetti. Questi provvedimenti spettano ai Municipj, essi devono aver [p. 253 modifica]cura della salubrità delle Comuni: essi devono almeno convincersi che solo l’Agricoltura potrà ora e sempre far fronte anche a sterminate esigenze.

Colombina.

§ 245. Si chiama colombina lo sterco degli uccelli domestici. Per forza fertilizzante il migliore è quello di piccione, poi quello di polleria, indi quello delle oche, anitre, ecc. Lo sterco di piccione contiene allo stato normale 8,30 per 100 d’azoto, gli altri assai meno. Il buon effetto che si ottiene da questo concime sul frumento, sul lino e sulla canape è facile ad intendersi col ricordare che l’alimento di questi uccelli consiste quasi tutto in avanzi di cereali, i quali lasceranno lo sterco ricco di fosfati e di alcali.

La colombina sì spande in ragione di 25 grammi per ogni metro quadrato di superficie. Essa è molto usata in Fiandra; e da noi non si usa che negli orti e nelle coltivazioni in piccolo.

Guano.

§ 246. Il guano si trova vicino ad alcune coste dell’America meridionale. Esso è composto di sterco e di cadaveri di uccelli e di altri animali marini morti, e gettati ed ammassati sulle sponde dalla forza e dalla direzione delle onde. Alcuni di questi depositi sono considerevoli, e gl’indigeni Americani da gran tempo li adoperano per fertilizzare i loro campi.

L’effetto sorprendente di questo ingrasso invogliò gli agricoltori ed i speculatori ad introdurlo in Europa, ove da alcuni anni serve di concime, specialmente nell’Inghilterra. Se non che il prezzo cui ascese rese possibile la frode, e lo si fabbricò con terra, sabbia ed altri materiali di minor valore [p. 254 modifica]ed efficacia; per cui gli effetti che in seguito se ne sperimentarono, riuscirono assai diversi, non solo per la diversa quantità di azoto, ma eziandio per quella dei fosfati e solfati contenuti, come risulta dai due seguenti saggi:

1.°

Ossalato d’ammoniaca 66.2
Acido urico
Materie organiche
Traccie di carbonato d’ammoniaca
Fosfato di calce e magnesia 29.2
Fosfati e cloruri alcalini 4.6
100.00

2.°

Ossalato d’ammoniaca 44.6
Fosfati terrosi 41.2
Fosfati, solfati e cloruri alcalini 14.2
100.00

Il primo saggio contiene due terzi del suo peso in materie azotate, ed un terzo di fosfati terrosi ed alcalini: il secondo invece non contiene che la metà di materie azotate ed una grande abbondanza di sali. Una media fra questi due saggi potrebbe indicare la composizione del guano. Riguardo poi alla pratica, se sarà molto ricco d’azoto, lo si userà pei prati e per le coltivazioni molto rapide, e se all’incontro sarà abbondante di sali, lo si adopererà pei cereali e per le altre coltivazioni più lunghe.

La dose del guano per ogni metro quadrato è di circa 5 grammi, misto a sei parti di terra, onde venga sparso equabilmente. [p. 255 modifica]

Carbone animale.

§ 247. Il carbone animale, o nero delle raffinerie è un miscuglio di carbone, d’ossa in polvere e di sangue di bue, che si adopera per iscolorare e purificare lo sciroppo. Una volta questa sostanza veniva trascurata, ed ora invece il di lei valore è aumentato a tal punto che, resa possibile la frode coll’aggiunta di terra nera o di carbone in polvere, si è in dubbio sulla convenienza dell’usarne. Allo stato normale il nero delle raffinerie contiene il 12 per % d’azoto, ed un terzo del suo peso in fosfati terrosi ed alcalini. Questa composizione spiega sufficientemente la sua efficacia par concimare i cereali, e specialmente il frumento: ottimo è pure pei prati nuovi e pelle spianate.

Alcuni agricoltori assicurano di aver avuto ben poco vantaggio dall’uso di tal concime adoperato fresco; ma ciò avviene perchè il sangue contenuto, essendo ancora misto a dello zuccaro, non lascia libera l’azione dell’azoto e degli altri componenti del sangue. A questo però si rimedia col lasciarlo in ammasso a fermentare per alcuni mesi: allora lo zuccaro ed il sangue si scompongono e si sviluppa dell’ammoniaca, la quale forma dei sali utili alla vegetazione, unendosi all’acido lattico od acetico dello zuccaro scomposto.

Il nero delle raffinerie si adopera nella proporzione di 10 grammi per ogni metro quadrato di prato, ed alquanto meno pei cereali, mescolato con terra, onde facilitarne lo spargimento.

Avanzi d’animali morti.

§ 248. La chimica fece conoscere l’utile che ne verrebbe all’agricoltura dall’uso conveniente degli avanzi di animali, quali sono la carne, il sangue, le ossa, la lana, i ritagli di [p. 256 modifica]pelle, la piuma, ecc. Tutte queste sostanze, e specialmente la carne ed il sangue di animali morti di malattia, o di qualità la cui vendita è impedita come nocivà o non accettata, vengono il più delle volte abbandonate all’aria o gettate nelle acque a scapito della pubblica salute, oppure seppellite profondamente nel terreno; laddove esse rappresenterebbero una grande quantità d’azoto e di sali utili alla vegetazione, e che già furono levati ai campi coll’alimento somministrato agli stessi animali durante la loro vita. Certo è che verrebbonsi leggi che evitassero gli abusi derivanti dalla facilità di poter raccogliere ogni sorta d’animali morti per malattie o di uso comunemente rigettato; ma è pur certo che non andrebbe perduta per l’agricoltura una grande quantità di concime.

§ 249. Il miglior mezzo di rendere utile la carne è quello di farla cuocere e poi seccare: così seccata la si riduce in polvere, e la si sparge sui campi mista a terra. Essa contiene il 14 per % di azoto ed una grande quantità di fosfati, per cui riesce di gran vantaggio ai cereali ed alle praterie.

§ 250. Il sangue dei macelli, perchè venga usato facilmente, si fa coagulare prima che si separi; perciò lo si fa bollire, o meglio ancora lo si agita, aggiungendovi mezz’oncia d’acido solforico, allungato in tre parti d’acqua, per ogni libbra circa di sangue. Così coagulato si versa sul suolo, e si fa seccare al sole. Esso contiene il 17 per % d’azoto. Per adoperarlo si polverizza, e si unisce ad una certa quantità di terra; in tal guisa giova assai per le praterie.

§ 251. Le ossa furono sempre adoperate nell’agricoltura, e sin da tempo antichissimo, nella riviera di Genova, si usavano nella coltivazione degli ulivi e degli agrumi. Una volta però non si riducevano in polvere: ma ora colla polverizzazione possono adoperarsi in un maggior numero di coltivazioni e con maggiore e più pronto effetto. La polverizzazione delle ossa si fa con un mezzo qualunque che valga all’uopo. Ma perchè questa polvere sia più efficace, la si pone in un [p. 257 modifica]tino unitamente a tant’acqua da formarne una specie di pasta piuttosto liquida, sulla quale si versa tant’acido solforico che equivalga ad un quarto del peso totale delle ossa, si agita e poi si lascia riposare per tre giorni. Con questa operazione si ottiene del solfato di calce per la scomposizione del carbonato di calce delle ossa; i fosfati si sciolgono nell’acido solforico, e la materia organica resta in soluzione. In tal modo si ottiepe quasi una soluzione, od una maggior divisione di parti, per la quale i vegetali possono trarne maggior proiitto. Le ossa così ridotte contengono il 7 per % d’azoto, ed agiscono non solo per questo, ma eziandio pei fosfati e per la calce, onde riescono di somma utilità nella coltivazione dei cereali, degli ulivi e degli agrumi. Le ossa polverizzate si spargono unite a terra nella quantità di circa 3 grammi per ogni metro superficiale di terreno.


Composizione delle ossa.

Materia organica 33
Fosfati di calce e magnesia 59
Sali di soda 4
Carbonato di calce 4
100


§ 252. La lana, gli stracci di lana, i ritagli di pelle e le piume servono come ingrassi per l’abbondanza dell’azoto, dei fosfati e degli alcali che contengono. Queste sostanze, quando vengano adoperate nello stato naturale, essendo di difficile decomposizione, riescono di una tarda e poco sensibile azione; però, a renderla più pronta ed energica, convien trattarle con acido solforico, perchè in allora accade press’a poco quel che dissi accadere colle ossa. [p. 258 modifica]

Letto dei bachi da seta.

§ 253. Il letto dei bachi da seta contiene 3,40 per % d’azoto, ed è utilissimo per la coltivazione dei vivai di gelso e per ridonare una bella vegetazione a quelli che siano intristiti. Serve anche per altri prodotti di pronta vegetazione. Le larve dei bachi da seta (gattozz) che provengono dalle filande, sono esse pure un concime assai azotato e di prontissimo effetto.

Panelli.

§ 254. I panelli sono il residuo delle sementi da olio compresse sotto al torchio. Noi conosciamo i panelli di ravizzone, di noce, di lino, di ricino e di granelli d’uva. L’azione di essi, adoperati come ingrassi, è dovuta alla quantità d’azoto o di fosfati che contengono, per cui si usano anche per alimentare il bestiame. Per la concimazione è sempre bene il ridurli in polvere e farli fermentare, onde distruggere o decomporre la parte grassa oleosa che involge e neutralizza le sostanze fertilizzanti. La polvere si spande in tempo piovoso, nella quantità di circa grammi 10 per ogni metro quadrato; essa è il miglior ingrasso per le piante oleose da cui proviene, e serve anche per le praterie e pel frumento.

Vinaccie.

§ 255. Le vinaccie, anche dopo la distillazione, sono, per la loro abbondanza di potassa, il miglior concime per la vite, indi pel melgone, patate ed agrumi.