Trattato dei governi/Libro ottavo/VII

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Libro ottavo - Capitolo VII: De' modi che fan mutare gli stati ottimati

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Aristotele - Trattato dei governi
(Politica)
(IV secolo a.C.)
Traduzione dal greco di Bernardo Segni (XVI secolo)
Libro ottavo - Capitolo VII: De' modi che fan mutare gli stati ottimati
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Ma negli stati ottimati si fanno le sedizioni, parte per essere pochi li partecipanti degli onori. Il che si dice essere medesimamente cagione di rovinare gli stati dei pochi potenti, per essere lo stato degli ottimati in certo modo stato di pochi; conciossiachè nell’uno e nell’altro stato pochi governino; contuttociò e’ non governano pochi nell’uno stato e nell’altro per un medesimo rispetto, sebbene e’ pare, che lo stato dei pochi sia stato d’ottimati. E la mutazione di tali stati pare di necessità, che intervenga dove è un numero di cittadini astuti, e assai simili alli virtuosi, siccome sono in Sparta li cittadini chiamati Partenî, che tali erano simili ai buoni, i quali furono mandati ad abitare a Taranto, per essersi accorti li Spartani, che egli insidiavano alla republica.

E mutansi ancora tali stati o quando certi di loro, che sieno grandi, sono disonorati, e non sono da manco in virtù, che gli altri, che hanno gli onori, come fu Lisandro dai re, o quando infra loro uno, che sia animoso, non partecipa negli onori, siccome fu Cinade, che ai tempi di Agesilao congiurò contra gli Spartani. Ancora quando certi cittadini vi sono troppo poveri, e certi troppo ricchi, e di ciò ne sono cagione molte volte le guerre, e questo intervenne in Sparta nella guerra in Messina1. Il medesimo ci si manifesta per la poesia di Tirteo poeta, chiamata la buona legge2, perchè alcuni cittadini allora essendosi ridotti al poco mediante le guerre, giudicavano però cosa ragionevole il dividere i beni ugualmente. Nasconci ancora i moti, quando un cittadino è in tali stati grande, e potente, e cerca di farsi ancora maggiore, per essere solo principe, come pare che in Sparta volesse fare Pausania, il quale nella guerra de’ Medî fu capitano degli eserciti, e Annone ancora in Cartagine.

E mancano assai le republiche, e gli stati degli ottimati per la inosservanza del giusto, che è in tali stati. E il principio di tutto questo male è, che ei non sono mescolati bene, io, dico, nella republica lo stato popolare, e quello dei pochi; e negli ottimati questi due stati, e di più la virtù, ma questi due sopra tutto. Io intendo per questi due il popolo, e i pochi, imperocchè e la republica, e molti degli stati ottimati cercano di mescolare bene questi due stati. E per questo sono differenti gli ottimati governi dalli chiamati republiche. E per questo alcuni sono più, e alcuni sono manco durabili, perchè e’ s’usa di chiamare ottimati quei che inclinano più allo stato dei pochi potenti; e republiche quei, che maggiormente inclinano il favore al popolo. Laonde tali stati vengono ad essere più sicuri degli altri, perchè il più è di maggior virtù, e più s’ama quello stato, dove li più hanno il pari. Imperocchè se alli cittadini ricchi lo stato ancora dà loro l’eccellenza ei cercano di far villania, e avere più degli altri.

Finalmente a quella parte, che inclina lo stato il favore, in quella parte si muta il governo, ciascuna parte volendo accrescere il suo proprio, com’è dire la republica si muta nel popolo, e lo stato degli ottimati in quel dei pochi. Ovvero si fanno le mutazioni nello opposito, cioè lo stato delli ottimati nello stato popolare, perchè li cittadini più poveri, come quei, che sono ingiuriati, tirano alla parte contraria. E le republiche si mutano in stati di pochi potenti. Ma solo può essere durabile quello stato, dove è il pari per via di degnità, e dove ciascuno ha il suo dovere3. Verificasi il mio detto in Turi4, dove dandovisi li magistrati per via di gran censo, e’ si ridusse a manco, e a più magistrati, e per possedervi la nobiltà la più parte de’ beni secondo la promissione della legge; perchè tale stato aveva dello stretto, di sorte che ei ne potevono tenere assai; e il popolo, che s’era esercitato nella guerra, espugnate le guardie, fu al di sopra, e fe’ tanto, che chi aveva più de’ beni, gli lasciò.

Oltra di questo per avere tutti gli stati ottimati un non so che di quello dei pochi potenti, perciò avviene che li nobili vi sono più ricchi degli altri, come interviene in Sparta, dove le facultà si riducono in pochi, ed è lecito ai nobili più che agli altri di far ciò che e’ vogliono, e d’aver cura di ciò, che ei vogliono. E per tal cagione la città dei Locrensi si venne a spacciare per le clientele, che li cittadini tenevano con Dionisio. Il che non interviene nei popolari stati, nè in quello degli ottimati, che sia bene mescolato. Questi stati infra tutti gli altri non s’accorgono delle loro mutazioni, per farsi elleno a poco a poco. La qual cagione ho io detta innanzi essere una delle cagioni, che fan generalmente danno a tutti gli stati. E questa non è altro che il minimo, il quale se nello stato si va straccurando, dopo lui un altro un po’ maggiore vi succede più agevolmente, infino a tanto, che ei si va mutando tutto l’ordine della republica.

E questo intervenne nella republica de’ Turî, dove essendo conceduto per legge il potervisi per cinque anni amministrare la commesseria negli eserciti5, essendovi venuto su certi giovani armigeri, e perciò venuti in pregio appresso il popolo, cominciarono a disprezzare quei che governavano, e pensando di potere ottenere ciò che e’ volevano più agevolmente, tentarono perciò di mandare a terra primieramente questa legge, di maniera che e’ potessino essere li commessari perpetui, confidatisi che il popolo avesse a eleggere loro prontamente. Ma li magistrati detti li anticonsiglieri, che erano sopra ciò ordinati, avendo imprima cominciato a contradire, cedettono dappoi, persuasi che tali lascerebbono lo stato nel modo, che e’ si stava del resto. La qual cosa non seguita poi, che di nuovo e’ volsono proibire a chi innovava altre cose nel governo, non potettono più resistere, anzi tutto l’ordine di quel governo fu mutato in uno stato violentissimo da chi tentò d’innovarlo.

Tutti gli stati ancora si mutano da cagione intrinseca, e da cagione estrinseca, quando cioè un modo di vivere contrario al suo gli è vicino, o bene che e’ sia lontano, che abbia possanza. Il che accadde alli Ateniesi, e agli Spartani. Perchè gli Ateniesi rovinarono per tutto gli stati stretti, e gli Spartani all’incontro rovinarono gli larghi. Siasi detto adunche quasi che abbastanza, onde naschino le mutazioni degli stati e le discordie civili.


Note

  1. Messènie.
  2. Eunomia.
  3. La seule constitution stable est celle qui accorde l′égalité en proportion du mérite, et qui sait garantir les droits de tous les citoyens.
  4. Turío.
  5. Les fonctions de général.