Trattato di architettura civile e militare I/Trattato/Libro 5/Capo 1

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Trattato - Libro 5 - Capo 1

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CAPO I.

Delle artiglierie.

I moderni nuovamente hanno trovato1 un instrumento di tanta violenza, che contro a quello le armi, gli studi, la gagliardia poco o niente vale, e che più è in piccolo tempo ogni fortezza di muro, ogni grossa torre si ruina e getta per terra, e certo tutte le altre macchine antiche, in rispetto di questa potentissima chiamata Bombarda, vane e superflue si possono appellare: l’impeto della quale solo per quelli è credibile i quali con gli occhi lo comprendano, perocchè più veloce è il moto della pietra impulsa da quella, che non arrivi l’orrendo strepito da quella causato alle orecchie de’ circostanti. Similmente nelle battaglie campestri applicato quest’instrumento, oltre al terrore per il suo tonitruo causato, con tanta violenza la pietra trasporta, che facendo strage degli uomini spesse volte bisogna la vita miseramente abbandonare a chi con sua forza e ingegno vincere e debellare ogni provincia e regno saria stato sufficiente; onde non senza qualche ragione da alcuni non umana ma diabolica invenzione è chiamata.

E benchè di tale instrumento il fondamento sia una materia, un agente e un modo di procedere a varie offese: nientedimeno, siccome al presente si vede manifestamente, sono trovate diverse figure in lunghezza e diametro, delle quali forme non mi pare impertinente al presente determinare, perchè ad una medesima scienza s’aspetta considerare dell’uno e dell’altro contrario, secondo la sentenza di tutti i filosofi, siccome la medicina considera le cagioni del morbo, e così eziandio delle cagioni della sanità principalmente fa menzione; similiter in quest’arte nostra è conveniente non solo considerare di questo instrumento per ostare a quello, ma anco per ostare con quello. Sono adunque queste le specie principali di questa macchina.

In prima la Bombarda di lunghezza comunemente di piedi 15 in 20: la pietra sua di pondo di libbre 300 in circa. In altro modo si può [p. 246 modifica]pigliare la sua lunghezza dal diametro della pietra sua in questa forma: sia la gola ovvero coda della bombarda lunga due diametri della pietra (intendendo per la gola il vacuo dove sta la polvere), e la vite che congiunge la gola con la tromba sia la meta del diametro, e la tromba sia cinque in sette diametri; e (posposta la comodità del trattare e maneggiare la bombarda, per la quale si fa di due o di più parti) quanto la tromba più lunga, e l’instrumento di manco parti fusse, di tanto maggiore efficacità saria. E con questa per retta linea si offende2 (tav. IV, 4).

La seconda è chiamata Mortaro diritto o campanuto, lungo piedi cinque in sei, il quale non debba essere di più parti. La pietra sua di pondo di libbre 200 in 300: e con questo per riflessa linea si offende, la quale insieme con la retta causa una piramide, la sommità ed il cono della quale è in quella parte dell’aero dove la virtù impressa nella pietra manca di esser potente a muovere, ma i termini della base della piramide sono il mortaro e il luogo offeso3 (tav. IV, 5).

La terza è nominata Comune ovvero Mezzana, lunga piedi dieci; la pietra di libbre 50 in circa4 (tav. IV, 2).

La quarta è appellata Cortana, lunga la tromba sua piedi 8 e la coda piedi 4; la pietra sua di libbre 70 in 1005 (tav. IV, 3).

La quinta è detta Passavolante6, lunga piedi 18 in circa; la pietra sua (si è plumbea con un quadro di ferro in mezzo7) di libbre 16 in circa (tav. IV, 1).

La sesta è chiamata Basalisco, lunga piedi 22 in 25; la pietra sua (di qualunque metallo) di libbre 20 in circa8 (tav. IV, 9).

La settima è chiamata Cerbottana, lunga piedi 8 in 10; la pietra (di piombo) libbre 2 in 39 (tav. IV, 10).

L’ottava è nominata Spingarda, lunga piedi 8; la palla (di pietra) di libbre 10 in 1510 (tav. IV, 11).

La nona è detta Arco Buso, lunga piedi 3 in 4; la palla (di piombo) once 611 (tav. IV, 6). [p. 247 modifica]

La decima e ultima chiamata Scoppietto, lunga piedi 2 in 3; la pallotta (di piombo) dramme 4 in 612 (tav. IV, 7, 8).

E di questi simili instrumenti ogni giorno si è trovato e trova più varie invenzioni traenti ad un medesimo fine13.

Ma per più chiara intelligenza delle predette specie, è da sapere che a tutte si ricerca tre condizioni senza le quali non può essere perfetto l’instrumento. La prima, che la tromba sia per tutto di eguale vacuità, sicchè i circoli del vacuo suo per tutto siano eguali, e le linee tratte dal primo all’ultimo fine siano dirette parallele ovvero equidistanti, toccando per tutto i circoli intermedi: perocchè quando fussero i circoli della estremità maggiori degli altri, la palla quando da una parte, quando dall’altra declinerìa. La seconda condizione è che il foro d’onde entra il fuoco sia piccolo e sopra l’ultima estremità del vacuo della gola, acciò in dietro non rimanga alcuna vacuità. La terza e ultima, che il vacuo della gola ovvero coda sia sempre più angusto uniformemente verso il foro del fuoco e parte posteriore dell’instrumento, in modo che il diametro dell’ultimo circolo del vacuo della gola sia la quinta parte minore del primo. E queste due ultime condizioni la maggior parte tolgono dell’impeto che causa la bombarda indietro, e similmente per l’altezza il concone più fortemente serra14 la proporzione della polvere che è conveniente di dare ogni volta alla bombarda. Segue quella del peso della pietra, ovvero la specie dell’instrumento15: perocchè alle bombarde, mortari, comune, mezzane, cortane si debba dare 16 libbre di polvere per 100 libbre della pietra loro: alli passavolanti, basilischi, cerbottane e spingarde 10 per 100: agli archibusi 50 per 100: agli scoppietti 8 per 10, ovvero pondo eguale. Onde la prima proporzione è subsextupla-sexquiquarta, la seconda subdecupla, la terza subdupla, la quarta subsexquiquarta ovvero di egualità.

Note

  1. Vedasi la Memoria II, cap. I.
  2. Memoria II, capo II.
  3. Ivi capo III.
  4. Ivi capo IV.
  5. Ivi capo V.
  6. Ivi capo VI.
  7. Ivi capo XIII.
  8. Ivi capo VII.
  9. Ivi capo VIII.
  10. Ivi capo IX.
  11. Ivi capo X.
  12. Ivi capo XI.
  13. Ivi capo I.
  14. Ivi capo XII.
  15. Vedasi la tavola de’ calibri dello artiglierie dell’autore in fine alla Memoria II.