Tre libri dell'educatione christiana dei figliuoli/Libro II/Capitolo 10

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Libro II - Capitolo 10

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Della grande utilità del ricordarsi spesso la passione di christo nostro signore. Cap. X.

Niuna cosa è più fruttuosa che pensar spesse volte alla passione del Salvatore, et questa è la gloria del christiano, si come S. Paolo dicea, Iddio mi guardi di gloriarmi in altro che nella Croce di Giesù Christo Signor nostro. Adunque procuri il buon padre, di stampar nello animo del fanciullo questo utilissimo pensiero, assuefacendolo a ricordarsene spesse volte, giovarà a questo il fargli far spesso, et divotamente il segno della santa Croce, il venerar il Santissimo Crucifisso, et le sante Imagini de i misterii della passione, tenendone in casa, acciò vivamente gli si rappresenti, similmente il recitar qualche oratione genuflesso avanti il Crucifisso, introdurre che il fanciullo habbia in particular veneratione la sesta feria, chiamata Venerdì, in memoria del Signore crucifisso per noi, et simili altre cose, che accendono il cuore, et rinfrescano la memoria del fanciullo, il quale a poco a poco acquistarà un buon habito, di pensare divotamente alla passione di Christo. Ma non è virtù alcuna christiana, che il padre non possa insegnare al figliuolo sopra il libro della Croce. Et per essempio narrarà spesse volte, quanto siamo obligati a rendere amore a tanto amore. Che grande è il benefitio, che Iddio ci ha fatto per haverci creati, et perche ci conserva, ma maggiore perche ci ha redenti. Che Christo è morto così acerbamente per i peccati di tutti in universale, et di ciascuno in particolare, essendo egli solo innocentissimo, et immaculato, et però conviene haver in somma abominatione il peccato, et [p. 38r modifica]guardarsi di non commetterlo, per non crucifiger di nuovo, per quanto è dalla parte del peccatore, Christo Giesù. Che il christiano deve fuggire ogni superbia, et esser humilissimo ad imitatione di Christo, il quale essendo vero Iddio, prese la forma del servo, et humiliò se medesimo sino alla morte, et morte di Croce. Che non si deve tanto stimar l’honore, et la vana opinione del mondo, che per essa transgrediamo il precetto di Dio, perche Christo Signor nostro elesse l’ignominia della Croce, et noi siamo seguaci, et discepoli del Crucifisso.

Potrà anchor di quà pigliar abondante materia di persuadere la sofferenza delle ingiurie, il perdonar a gli inimici, il sopportar con patienza le tribolazioni di questa vita, acciò essendo compagni delle passioni di Christo, siamo anchor compagni delle consolationi, et delle glorie di Christo.

In somma è necessario che ciascuno sia persuaso, che non ci è altra via per pervenire al Cielo, nè altra scala per salie, nè altra porta per entrare nel Paradiso, che quella della Croce, et che tutto lo studio del christiano deve essere in esprimere, et ripresentare in se medesimo l’imagine di Christo crucifisso, altrimenti come moneta che non ha il segno, et la impressione del principe, non sarà ricevuta, et non potrà con essa comprar la ricca, et pretiosa margarita, cioè la beatitudine eterna.

Et perche il senso, et la carne nostra non intende questo linguaggio di croce, et per contrario ode molto volentieri, et intende benissimo i perniciosissimi, et diabolici linguaggi del mondo, per tanto fa di bisogno, che molto per tempo sia avvezzato il fanciullo al suono di questo idioma, et lo apprenda a poco a poco, et vi faccia habito dentro, si che non tenga poi cosi aperti gli orecchi alle voci serpentine della carne, et della prudenza carnale, percioche se alcuno imbeve da principio opinioni, et regole dirittamente opposte alla Croce, oltra il pericolo manifesto della perdita dell’anima, che più vale che Cielo, et terra, quali frutti può aspettar la patria, da un cittadino, che habbia per sue massime, che i piaceri, et voluttà sono il sommo bene? Che è lecito far ogni cosa per haver ricchezze assai? Che non si deve mai perdonar all’inimico, che l’ingiurie si devono vendicare, et con maggior misura, et simili altri dogmi, venuti dall’inferno? Per tanto, come è detto, conviene a buon’hora provedere, prima che il mondo habbia seminato ne gli animi teneri le sue venenose piante, di seminirvene delle buone, et christiane, acciò le contrarie non vi habbiano luogo, ò almeno non vi allignino tanto facilmente.