Tre libri dell'educatione christiana dei figliuoli/Libro III/Capitolo 53

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Libro III - Capitolo 53

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De i pericoli della adolescenza. Cap. LIII.

Non è piccola impresa l’allevare un’huomo tale, che viva per gloria di Dio, per benefitio commune de gli altri huomini, et salute di se medesimo, non si possono raccorre i frutti cosi suavi senza molta fatica, però è necessario, che la industria del nostro padre di famiglia non si rallenti, ma confidata principalmente nella divina gratia, proceda avanti andando vigorosamente incontro à i pericoli che di mano in mano, et di età in età succedono. Piange santo Agostino amarissimamente i peccati della sua adolescenza, ch’è quella età che succede alla pueritia, cominciando dopo ’l quattordecimo anno, et continuando sino al ventunesimo, ò quivi intorno, et si duole, che i suoi non hebbero cura di sostenerlo, che non precipitasse nella voragine della libidine, procurando solo ch’egli imparasse à ben parlare, et riuscisse valent’huomo ne gli studii dell’eloquenza. Non cosi il nostro padre di famiglia, ma oltra l’haver preveduto di lontano le tempeste di questa età, et applicati molti rimedii, et aiuti si come à i suoi luoghi si è ricordato, non abandonarà nello istesso pericolo il timone della cura del figliuolo anzi vegliarà più che mai. È questa età pericolosissima non altrimenti che ne gli alberi lo sfiorire et legare il frutto, della quale parlando i poeti et savii del mondo hanno detto che gli adolescenti sono vogliosi, et cupidi, et arditi à tentar le cose desiderate, se bene le cupidità loro sono veloci, et spesso contrarie fra loro medesime, et si mutano da un’hora all’altra, surgendo in loro novi desiderii et satiandosi presto de i primi. Onde li assomigliano alla sete cagionata per l’ardore della febre, sono dediti à i piaceri della caccia, et à i cavalli, non tengono cura di danari, poco pensano alle cose utili, et necessarie, non odono volentieri chi gli ammonisce, et riprende, sono facili ad esser ingannati, et come molle cera si piegano al vitio, stanno volentieri in compagnia d’altri della istessa età, et facilmente contraheno amicitia per occasione di piaceri, et [p. 158v modifica]solazzi, essendo amici del riso, et de’ giuochi, et molte altre cose si dicono, et possono dire della natura de i giovanetti adolescenti, ma il più grave nemico loro, si come anchora i Filosofi hanno conosciuto, è la incontinenza della carne, dalla quale maggiormente sono infestati, et gli fanno per ordinario minor resistenza, et questo è lo scoglio dove per lo più i miseri giovani, fanno naufragio, come si vede tutto giorno per esperienza, et maggiormente in quelli che restano senza governo, ò sia per morte ò pure per poca cura del padre, o d’altri attinenti. Et certo se innanzi à questa età non è preceduta una buona educatione, et se il timor di Dio, et l’amor della virtù, non hà fatto qualche radice nell’animo del giovanetto, è cosa sopra modo difficile per non dir impossibile, ch’egli resti vincitore, nel maggior et più vehemente bollore del sangue, di questo domestico avversario, con il quale come alcun santo dice, si hà continua pugna et rara vittoria. Et ben si può applicare à questo proposito il detto di san Paolo, cioè quello che altrui havrà seminato, quello istesso meterà, et chi havrà seminato nella carne, dalla carne meterà corruttione, voglio dire che se la pueritia non sarà stata avvezza à portar il giogo della disciplina, quando il senso era meno gagliardo, non altro si può aspettar nell’età seguente, quando il medesimo senso è più robusto, et è stimolato da obietti più potenti, se non licenza et dissolutione, onde se bene i peccati della adolescenza sono maggiori, et più evidenti, hanno però più alto principio, cioè dalla istessa pueritia male educata, si come altrove si è detto abondantemente. Ma il nostro padre di famiglia, ilquale cominciando per maniera di dire, mentre anchora il figliuolo era nelle fasce et continuando poi per lunga successione d’anni come habbiamo veduto sin qui havrà con ogni sollecitudine atteso à questa nobile cultura, hà da stare di miglior voglia, et sperare in Dio, che gran parte delle difficultà sono già superate; non si ponga però à dormire, acciò l’huomo nimico nel mezzo del suo buon grano, secondo la parabola evangelica non soprasemini la zizania, ma vigili sollecitamente, come si è già detto, continuando lo stile delle usate diligenze, et aggiungendone delle nove, secondo il maggior bisogno richiede, di che mi apparecchio à ragionare alquanto più distintamente.