Trento e suoi contorni. Guida del viaggiatore/Appendice/Mura antiche - Monumenti - Porte - Torri - Lapidi
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MURA ANTICHE - MONUMENTI - PORTE - TORRI - LAPIDI
Nella pianta della città di Trento eseguita da Agostino Perini, e riprodotta dalla litografia Zippel e Godermajer, che trovasi di fronte alla Guida, v’è segnata una linea distinta che indica l’antico perimetro delle mura di Trento.
Il nostro Francesco Ranzi capomaestro muratore, che mosso da amor di patria investiga, conserva e nota ogni antico basamento, e tutto ciò che scavando rinviene degno d’essere contemplato dall’archeologo, ci somministrò alcuni nuovi e interessanti ragguagli. Nei diversi scavi praticati in più luoghi della città in occasione di recenti costruzioni ebbe ad osservare quanto segue. Presso Tor Vanga ad una distanza di 16 metri verso mattina, precisamente nel sito ove esisteva l’antica Portella rinvenne un muro che percorre fra la contrada di S. Giovanni e quella della Prepositura, e s’ interna tra gli edificii fino alla Casa di Dio sotto la facciata a mattina nel così detto Vólto delle Vecchie. Qui attraversa la via, si dilunga sotto le case Weber, Bossi, Sforzellini, Gritti, s’inoltra per gli orti Rossi e Pompeati dividendoli, e giunge nell’orto delle Suore del Cuore di Gesù a formare un angolo a sera e mezzodì col convento delle stesse. Cangiando direzione verso mattina si protrae lungo la facciata a mezzodì del convento fino all’andito dietro il macello mettendo capo presso un’antica torre di proprietà della famiglia Gerloni. Prolungandosi a mezzogiorno fiancheggia il viottolo dietro gli orti prima di proprietà del Comune ora del Ranzi e d’altri vicini, e termina in linea retta alla estremità di questo in distanza di circa 40 metri dalle attuali mura. Divergendo a mattina traversa il cortile di casa Ranzi, poi quello del Dott. Cattoni, la casa beneficiata S. Biaggio, piegando per breve tratto verso mezzodì negli orti addetti alla Cattedrale, e riprende il suo corso a mattina intersecando i detti orti, il cortile e la casa Lona, l’andito consortale, l’estremità a mezzodì della contrada di S. Vigilio, e l’ingresso di Borgonuovo, avanzandosi in gran parte per la contrada di S. Trinità, e finisce in vicinanza al già palazzo a Prato ov’è la civica biblioteca. Da quest’angolo prende in linea retta la direzione verso settentrione traversando il palazzo vescovile, la Piazza delle erbe, le case Battaja, Maestranzi, Naimor, il caffè Nones ( come apparisce tuttora dal muro che divide i due locali del caffè ) sito nel palazzo già proprietà della famiglia Bortolazzi, ora Fogazzaro, e tutta la serie di caseggiati posti tra il fossato dietro il Teatro e quello di S. Simone, la casa Bernardelli, contrada Lunga, la casa di Leonardo conte Saracini, gli aderenti magazzini fino all’Adige ove finisce. Lunghesso questa linea scoprì il Ranzi traccie di questo muro in varie località, e si convinse che il materiale di ciottoli porfirici misti a frantumi di cotto e di sassi calcarei ammassati con un medesimo cemento presentavano sempre una eguale grossezza. Ove non fu tentato lo scavo, esaminati con diligenza i muri delle case rinvenne indizii di continuità lungo la intera linea sepraccennata. Osservò pure a fianco di questa linea il corso d’una angusta via in parte ancora visibile ed in parte distrutta o coperta dai fabbricati, e notò il canale di acqua scorrente in più luoghi lungo il muro, come sarebbe quello a mattina nella contrada del Macello vecchio, nei così detti Fossati, a mezzodì e sera a canto al convento delle Suore del S. Cuore di Gesù, l’orto Rossi e la contrada della Prepositura.
Tutti i fabbricati posti entro il perimetro delle antiche mura o a breve distanza dalle stesse presentano una maniera di costruzione molto più vetusta dei caseggiati discosti e giacenti nei sobborghi.
Monumenti.
Il Ranzi negli scavi fatti allo esterno e fuori della città, nel periodo di 22 anni, tenne conto delle seguenti indagini. Nel costruire una vasta cantina nel palazzo del conte Vincenzo Consolati, sito in contrada di S. Maria Maddalena, avvertì nel 1847, alla profondità di metri 3.80 tre robusti gradini di pietra rossa posti l’uno sull’altro ad uso di sedili foggiati come si riscontrano negli anfiteatri romani, due de’ quali si conservarono per disposizione del conte in memoria di questo storico monumento.
Nella casa situata nella Piazzetta delle Opere, di ragione del farmacista Antonio Santoni, fu trovato (1849) alla profondità sotto il piano della piazza di metri 4 uno strato di pavimento a mosaico di marmo bianco, nero e rosso congegnato con bella armonia e di diligente costruzione, tanto da destare allo scopritore il desiderio di conoscere la periferia, se non fosse stato impedito dal pericolo di guastare l’edificio sovrastante. Gli fu dato però di staccarne un pezzo di 50 centimetri che fu consegnato al dotto antiquario il sacerdote Giovanni Zanella. Nella stessa Piazzetta, in casa del dott. Giovanni Degasperi, nel rifare una muraglia sdruscita, s’avvenne il Ranzi in un pavimento di pietra rossa che serviva a marciapiede logorato dal lungo uso, e giacente alla stessa profondità dell’accennato pavimento a mosaico, da congetturarsi essere stato questo l’antico piano della città.
Nella piazza a mezzodì del Duomo, in casa di Antonio Pizzini, nel ricomporre un muro cadente, alla profondità di metri 5.50 si dissotterrarono molte tombe a pareti di cotto, e coperte di pietra bianca contenenti scheletri umani d’una statura non comune a’tempi nostri, come lo indicava una mascella che addattata ad un capo voluminoso capiva comodamente la carnosa del vivo. Nelle dette tombe rinvenne armi di ferro che appena tocche si scomposero in minuti frammenti.
Un brano d’un coperchio di queste tombe coll’iscrizione fu consegnato al conte Giovanelli che lo murò nel corridoio al primo piano del Palazzo civico.
Nel 1854 scavando due cantine l’una all’altra sovraposte nell’edificio presso Piedicastello di Luigi Frizzi ove si fabbrica la birra, vicino alla via che mette in Buco di Vela, alla profondità di 3 metri si trovò il piano di un’antica via solido in modo che convenne minarlo per romperlo, e indicava la direzione da N. E. verso S. O. presso il colle Mirabel, probabilmente un residuo della prisca via romana Claudia Augusta, che scendeva sulla destra sponda dell’Adige lungo prata et praedia Romaniana. Alla profondità di 9 metri sotto alla stessa strada fu notato un pavimento di ciottoli porfirici, e su questo in un canto più pezzi di carbone consumato, ciocché persuade come sia esistita una via ancor più bassa della prima, e mancando in quel vasto tratto di scavo ogni vestigia di muro dobbiamo ritenere che ivi corresse una via.Porte.
A giudizio del Ranzi le porte dell’antica città avrebbero esistito nelle seguenti situazioni:
- alla Portella ove ora trovasi la casa Nardelli;
- fra il mulino del Somacco di ragione Rossi e la casa di Dio;
- fra la casa beneficiata S. Biagio, e quella del dottor Cattoni a mezzogiorno del Duomo.
- allo sbocco della contrada S. Vigilio, ed al principio di Borgo Nuovo fra le case Lona e Lenzi;
- fra le case Maestranzi e Fogazzaro in contrada Oriuola, e
- in contrada Lunga fra le case Bernardelli e Saracini. Si avverta che nelle attuali mura della città si trovano le porte nella medesima direzione delle antiche, cioè a quella N. 1 corrisponde la distrutta porta di S. Lorenzo, a quella N. 2 l’attuale a sera otturata, a quella N. 3 l’altra a mezzodì pure otturata, a quella N. 4 l’attuale di Maria Teresa, a quella N. 5 l’attuale dell’Aquila, ed a quella N. 6 pure la nominata dell’Aquila e la porta di Germania.
Opina di più che a queste porte si trovassero presso le case che servivano a corpo di guardia, perché appunto in que’ posti i fabbricati presentano una vetustà pari alle mura dell’antica Trento, come la casa Nardelli alla Portella, il mulino del Somacco, la casa beneficiata S. Biagio, e quella Maestranzi rifabbricata; però quelle ora esistenti in Borgo Nuovo, e contrada Lunga sono di costruzione posteriore.
Torri.
Trento fu detta la città dei tre dossi e delle trenta torri, alcune delle quali sorgono incolumi ancora, altre appariscono incorporate alle pareti dei caseggiati, altre si nascondono nello interno degli edificii.
Oltre la torre rotonda che domina il Castello del Buon Consiglio e la città, la verde situata al margine dell’alveo vecchio dell’Adige, la quadrata sovrastante a porta Aquileja, la Vanga, la torre incoronata di piazza del Duomo, la torre in antico ed ora campanile di S. Maria Maggiore, quella adiacente al Municipio, l’altra prossima in casa Menestrina, e la culminante presso la chiesa del Seminario, si trovano traccie d’altre torri palesi o celate nel corpo delle fabbriche. Dietro le indagini fatte dal Ranzi, fra le rinvenute finora accenneremo le seguenti:
In fondo a contrada Lunga presso l’antica Portella ( casa Nardelli ). — Quasi in fondo alla stessa contrada verso l’alveo vecchio dell’Adige ( casa Travajoni ). — In piazza di S. Maria Maggiore nell’angolo della contrada Colico ( casa Valentini ). - Nel cortiletto a sera dell’istituto Sartori, nel lato volto verso S. Maria Maggiore. — Nello interno della casa della nobile famiglia Sizzo in contrada Larga. — Presso il macello dietro gli orti di struttura antichissima ( casa Gerloni ). — Presso al Duomo al principio di contrada Callepina (casa Grezzer, già Roccabruna). — In contrada di S. Trinità al principio di Borgo Nuovo ( casa Grezzer, già Boccabruna ). — Alla metà circa di contrada di S. Trinità ( casa Rocchetti ).— Nel vicolo Schivabriga ( casa Maestranzi ) — Nello interno della casa de’ Ciani tra il vicolo del teatro e contrada di S. Benedetto. — Nella contrada di S. Pietro ( casa Piubellini ). — Presso al vecchio alveo dell’Adige ( casa del conte Leonardo Saracini), - Nell’angolo a mezzodì e mattina del palazzo Galasso, ora de’ Zambelli. — In fondo a contrada Larga (palazzo del conte Guidobaldo Thunn). — Due torri trovavansi tra la contrada Larga e quella di S. Benetto fra le case della nobile famiglia Manci ed eredi conti Donati. - Nella casa beneficiata S. Biaggio presso il Duomo. — Nella casa Giuliani in contrada Larga verso il vicolo Colico. - Pare che ne abbia esistito un’altra nella casa del pio istituto Sartori dalla parte del vicolo Colico in quel gruppo di fabbricati, anzi merita osservare tutto lo insieme di quelle costruzioni antiche che presentano l’aspetto d’un fortilizio anziché d’un palazzo, che forse era il castellotto de’ Bellenzani, ragguardevoli signori di Trento. — Per ultimo una nel convento di S. Lorenzo presso la stazione della Via ferrata, sommano in tutto a trenta torri.
Lapidi.
Di lapidi ebbimo sovente a discorrere durante la esposizione della Guida, qui solo ricorderemo le conservate per cura del sacerdote Giovanni Zanella, alcune delle quali ancor nuove agli antiquarii, esposte nell’atrio dell’Asilo infantile.
Un ceppetto votivo a Saturno rinvenuto presso Villamontagna colla iscrizione:
SATVRNO
IVL
IVSTINIANV
V · S
L. CALVENTIVS
FIRMVS
MINERVɅE
V · S · L · M
e una lapide che serviva ad uso di pavimento col motto:
· · · · IVS · C · F
PAVIMENTUM
V FECIT
Presso Arco fu trovata la lapide colla iscrizione:
SEXTO LAELIO
PRIMIGENIO
VI VIR AVG
ET LAELIAE
RESTITVTAE
LAELIA PRISCILLA
PARENTIBVS
PIENTISSIMIS
Presso Vezzano a S. Valentino in Agro la lapide:
FATISMAS
CVLIS · SACR
STAVMVS · VE
SVMI · BRIT† · Ǝ
CORNAELIA · S · FIL
PRISCA
EX VOTO POSVER
A Trento fu pur trovata la lapide:
TITIA · C · R
BVCVLI SITA
A Vezzano si trovò la lapide:
V · F
QMEDE
NASIVS
C · F · SIBIET
LVBAMAE
VXORI ET
SVIS
Proveniente da Roverè della Luna è il ceppo votivo a Saturno:
D · SATVR
NO
L · LAVISINO
PATERNVS
V · S · L · L · M
In Borgo Nuovo v’era la lapide:
TVLLIAE
VICTORINAE
L · S · HERMES
VXORI
CARISSIMAE
Presso S. Maria Maddalena giaceva la lapide:
Un’altra votiva a Saturno nella Naunia porta la seguente iscrizione:
Quella trasferita da casa Garzetti, in piazza del Duomo, porta la iscrizione:
M · CORNELIO · M · F · CELERI
PATRI
M · CORNELIO · M · F · FAVORI
FRATRI
Q · CORNELIO · CONSTANTI · FILIO
PASTOR · SVIS
Se ne conserva finalmente una proveniente dal colle Verruca, illustrata dal Giovanelli.