Varenna e Monte di Varenna/Secoli XIX e XX/Vicende ecclesiastiche e religiose

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Vicende ecclesiastiche e religiose

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Secoli XIX e XX - La Malpensata Secoli XIX e XX - Anno 1848
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VICENDE ECCLESIASTICHE E RELIGIOSE

Poichè erano state per molto tempo adibite ad uso di caserma le Chiese di S. Giovanni Battista e di S. Maria Maddalena ora delle Grazie, nel 1801, con una solenne funzione esse vennero riammesse al culto. [p. 306 modifica]

Dopo sedici anni di desideri, di sforzi e di economie, la Fabbriceria della chiesa di San Giorgio di Varenna riuscì nel 1822 ad ultimare il nuovo altare maggiore della chiesa parrocchiale.

Pare che tra la popolazione e il parroco Giuseppe Curioni non corresse buon sangue, poichè in una nota lasciata dal Curioni si legge: «Finalmente avverto a non fidarsi di niuno di questo popolo mentre senza oltrepassare i limiti del vero ognuno è nato con l’invidia, con ira Piazzetta e antica chiesa di San Giovanni (monumento nazionale)ed ingratitudine verso il suo parroco. Il giorno 3 maggio 1809 mi fu messo da Giosuè Pirelli del fu Natale un pistone di polvere foresta nella canna del camino della cucina, ma la provvidenza ha voluto che non seguisse l’esplosione si spezzasse il pistone e la polvere cadesse nel focolare della cucina».

Lo strano è che il medesimo Giosuè Pirelli, aveva per devozione fatto erigere una cappella in Olivedo, che si ritiene sia quella esistente appena fuori di Varenna, probabilmente quella addossata al muro esterno della proprietà Pirelli. Ricaviamo la notizia da una supplica del Pirelli al deputato di polizia di Varenna.

La morte del parroco Don Giuseppe Curioni, avvenuta nel 1833 fu causa che risorgesse la questione della dipendenza della parocchia di Varenna dalla pieve di Perledo.

Il parroco essendo morto negli ultimi giorni della settimana Santa, i di lui funerali vennero differiti al giorno 8 aprile, seconda festa di Pasqua. Alla funzione funebre senza essere invitato intervenne anche il clero della parrocchia di San Martino di Perledo, sotto pretesto che era [p. 307 modifica]di diritto della parrocchia viciniore l’eseguire i funerali, per non esservi in Varenna un vicario spirituale delegato.

Sostanzialmente il titolo per cui intervenne il clero di Perledo era per arrogarsi il diritto di Capo di Pieve verso Varenna.

Ma al momento in cui si iniziavano le cerimonie intorno al catafalco la folla che si trovava raccolta nella chiesa parrochiale per assistere alle esequie del suo Parroco incominciò a dare segni evidenti di malcontento, e già stava per incominciare un vero tumulto contro il clero di Perledo quando l’autorità locale invitò il clero medesimo ad interrompere la cerimonia.

Questo fatto venuto a conoscenza dell’arcivescovo di Milano provocò la seguente sua lettera indirizzata al parroco di Perledo:


N. 689


Molto Reverendo Signore,

Per un speciale riguardo ai riconosciuti meriti del Sac. Alessandro Papetta da Noi nominato alla Parrocchia di Varenna ed anche per calmare gli animi di quella popolazione di troppo inclinata a trascorrere su questo punto a pericolose escandescenze, siamo venuti nella risoluzione di nominare quel Parroco Vicario Foraneo in luogo. Nell’avvertire pertanto V. S. che d’ora innanzi cessa ogni sua ingerenza in quel paese Le impartiamo la Pastorale Benedizione professandoci

aff.mo suo
C. G. Card. Arcivescovo



Al M. R. Sig. Prevosto Parroco Vicario Foraneo di Perledo.


Nel 1835 rimasta vacante per la morte del sacerdote Lelio Mornico la cappellania eretta sotto l’invocazione della Beatissima Vergine Maria del Monastero e di Santa Marta, nella chiesa parrocchiale di Varenna, di presunto diritto patronale delle famiglie Mazza1 e Serponti, il Signor marchese Don Carlo Serponti tanto per se stesso, quanto qual procuratore del di lui zio Don Angelo Serponti non che dei due suoi fratelli Don Giulio Cesare e Don Pio, nominò alla predetta cappellania il chierico Bernardo Sironi.

La Delegazione Provinciale di Como nel 1850 emana un editto, col quale avverte che essendosi reso vacante il beneficio ecclesiastico di Santa Maria Elisabetta, fondato nella Chiesa parrocchiale di Varenna, di asserito patronato della nobile Famiglia Arrigoni, erano invitati tutti [p. 308 modifica]coloro che vantassero diritto di patronato attivo, o di passiva vocazione al suddetto beneficio a presentare i dovuti documenti.

Per rinuncia del chierico Francesco Arrigoni nel 1858 si rende di bel nuovo vacante il beneficio ecclesiastico di Santa Maria Elisabetta, e perciò viene aperto un nuovo concorso.

Alla morte del sacerdote Bernardo Invernizzi nell’anno 1860 si rese vacante il beneficio ecclesiastico cretto nella chiesa parrocchiale di Varenna sotto il titolo della B. V. Immacolata, di patronato dei signori Conte Angelo e Marchese Antonio fratelli Serponti, e perciò il governatore della provincia di Como con suo editto del 16 luglio apre un concorso a tale beneficio.

Fra i documenti della visita pastorale dell’anno 1895, eseguita alla parrocchia di San Martino di Perledo si legge che la chiesa è stata edificata nel 1100 e ricostruita nel 1613.

L’11 febbraio 1874 il prevosto ed i sindaci delle varie fabbricerie della chiesa di San Martino e degli oratori inviano una supplica al governo perchè sia concesso al popolo di Perledo «di stabilire e perfezionare sul disegno antico la facciata della chiesa prepositurale ed a far la piazza davanti alla medesima».

La facciata venne restaurata nel 1876.

Con testamento 22 febbraio 1824, Don Alfonso Mornico lascia i seguenti legati perpetui:

1° La somma di lire 2300 alla Congregazione di Carità di Varenna.
2° Lire 1150 alla chiesa parrocchiale di Varenna da impiegarsi onde erogare i frutti per acquisto di cera ed altri effetti necessari al servizio della chiesa.
3° Celebrazione in perpetuo di 12 messe annue all’altare di Sant’Antonio nell’oratorio della B. V. del Monastero con l’elemosina di lire 2 austriacheFonte/commento: 526 dando la preferenza al parroco.
4° Celebrazione in perpetuo di una messa solenne nel giorno 13 giugno di cadun anno all’altare di Sant’Antonio nel detto oratorio, con l’intervento del parroco e di tutti i sacerdoti stabilmente domiciliati a Varenna assegnando per l’elemosina lire 3,½ al parroco e lire 2,25 agli altri sacerdoti.

Il testatore ha imposto agli eredi il divieto di porre alcuna lapide sepolcrale nel cimitero per ricordare la di lui persona.

La fabbriceria della Parrocchiale di San Giorgio di Varenna nel 1844 fa eseguire a Milano dal cesellatone Ubicini quattro busti mitrati di rame argentato per la somma di lire 420.

Nel 1858 la Chiesa di Gitana venne elevata a Parrocchia, ed i parrocchiani con istrumento a rogito del notaio Giov. Battista Pieri in data 10 luglio 1858, si obbligano di pagare un decimo di uva in natura al parroco allo scopo di mantenere la parrocchia. Adelia Maglia fece dono al parroco di una casa e di alquanto terreno. [p. 309 modifica]

La chiesa di San Giorgio si abbellì nel 1894 di un nuovo organo costrutto dalla ditta Pacifico Ingoli.

Nel 1895 dai proprietari della villa del Monastero venne richiesta alla Prefettura la soppressione dell’oratorio del Monastero dedicato alla Beata Vergine Maria. Fu allora interpellato l’Ufficio Nazionale per la conservazione dei monumenti in Lombardia, il quale, dopo visita sul luogo, dichiarò che quella costruzione non presentava alcun interesse nè per l’arte nè per la storia.

Il vescovo di Milano con suo decreto 25 ottobre 1898 autorizzò di cedere in proprietà agli eredi della signora Seufferheld l’oratorio del Monastero, dietro compenso di lire 5000 più una casa colonica con adiacente terreno perchè quivi si erigesse un altro piccolo oratorio, a scopo di raccogliere la gioventù nei giorni festivi.

Con R. Decreto 2 novembre 1899, la Fabbriceria della Chiesa parrocchiale di Varenna fu autorizzata ad accettare il legato di lire 3000 disposto dall’ingegnere G. B. Torretta per l’ampliamento della Chiesa stessa.

Il preventivo che si conserva nell’archivio parrocchiale per il prolungamento della chiesa parrocchiale di S. Giorgio di Varenna fatto dall’architetto G. B. Torretta nel 1897, presenta la pianta e la sezione trasversale della chiesa come era nel nell’XI secolo secondo i risultati delle ricerche compiute dal Torretta stesso; com’era nel XVI secolo rilevata da ineccepibili documenti, ed infine come si trova attualmente.

Dell’originaria chiesa costrutta secondo A. Torretta verso l’XI secolo non restano in oggi che le colonne racchiuse negli attuali pilastri, le murature perimetrali a limitata altezza, le finestre otturate dal cornicione esistente, ed alcune grosse pietre che servivano alla posa delle armature in legno a copertura dell’edificio2.

Fra il 15° e il 16° secolo vennero erette le volte attuali con gli archi a sesto acuto nel senso trasversale conservandosi però ancora libere le colonne e gli archi aperti tra l’altare maggiore -e le due cappelle laterali nonchè l’altare appoggiato al muro di fondo dove oggi trovasi il coro e ciò si rileva dal verbale 25 giugno 1573 della visita pastorale del cardinale Carlo Borromeo nel quale è detto: questa chiesa est tota fornicata et habet tres naves con tribus coloni et grates archis e questo perchè al posto delle due pareti laterali all’altare maggiore c’erano due archi aperti, (come lo dimostrò un assaggio praticato) e pressochè libere erano le due colonne in corrispondenza dell’odierna balaustra.

È facile arguire poi che tra il 17° ed il 18° secolo ebbe a subire un nuovo rimaneggiamento, essendosi creati gli attuali pilastri racchiudenti le colonne. Queste innovazioni risultarono dopo aver chiuso i due [p. 310 modifica]archi laterali all’attuale altare maggiore, e costrutti i cornicioni e le altre cornici, oltre l’esecuzione graduale delle altre opere che in oggi si trovano quali il trasporto della sacristia che trovavasi al lato opposto dell’attuale, l’erezione del campanile (1652-1653) che nella metà del secolo XVI era costituito da due soli pilastri con tre sole campane, l’isolamento dell’altare maggiore, la costruzione dell’organo ecc.

L’architetto Torretta proponeva poi, nell’impossibilità attuale di prendere per base la primitiva costruzione, di ripristinare lo stato in cui si trovava la chiesa alla metà del cinquecento, limitandosi a modificare i cornicioni e le cornici per nulla rispondenti allo stile, a far ritornare alla luce le quattro colonne chiuse nei pilastri, e a dipingere la volta e le pareti attenendosi al saggio delle decorazioni unito al rapporto.

In quanto alla facciata, il compianto architetto diceva che dal momento che si doveva rifarla completamente, il meglio era di richiamarla allo stato originario, di cui rimangono le suaccennate indubbie vestigia, ed il campanile avrebbe poi dovuto modificarsi per accostarsi il più possibile allo stile della facciata.

La facciata secondo questo progetto avrebbe dovuto essere decorata con pietre naturali od artificiali a seconda della destinazione e della decorazione stessa. Il finestrone circolare avrebbe dovuto avere il contorno in terracotta a smalto policromo. Modifiche si sarebbero fatte alla gradinata di accesso che per l’avanzamento della unica facciata doveva maggiormente estendersi verso la piazza.

Il progetto Torretta importava in quei tempi un preventivo di circa 18000 lire.

Per mancanza di fondi il progetto non venne fin’ora eseguito.

Nel 1820 viene benedetto il nuovo camposanto che è poi l’attuale e che sorge a mezza costa del monte tra Varenna e Fiume Latte in una posizione pittoresca quanto mai. Nel 1859 dovette essere ampliato e un nuovo ampliamento subì in questi ultimi anni.

Alla data del 30 dicembre 1857 troviamo un conto presentato da Giorgio Pruneri fonditore di campane in Grosio presentato a Carlo Maglia di Gitana dal quale si ricava che le chiesa di Gitana consegnò al fonditore una campana vecchia pesante rubbi 24,15,01, e ricevette invece due campane nuove del peso una di rubbi 34,22,2 e l’altra di rubbi 24,19,7. La spesa ammontò a lire 2490,56.


IL 1848-49

La notizia della sollevazione di Milano era giunta nei paesi del lago come un baleno. Il 19 Marzo in Bellano si era già costituito un comitato di pubblica sicurezza al quale facevano capo gli insorti di Varenna.

Baldassare Torretta nativo di Varenna ma domiciliato a Milano, perchè intento in quei giorni a dipingere nello studio del conte [p. 311 modifica]Belgioioso, e portabandiera degli studenti milanesi, ai primi moti corse a Varenna dove inalberò sulla cima del campanile la bandiera tricolore3. Il 18 Marzo Domenico Arrigoni di Bellano, che si trovava a Vigevano riceveva da Cesare Correnti in nome della commissione dei comitati dell’emigrazione Italiana sedente a Torino l’invito di recarsi a Lecco per promuovere l’insurrezione in Valsassina e per minare le gallerie di Varenna.

L’Arrigoni presi gli accordi con Gabriele Camozzi, col denaro ricevuto da Torino riuscì a mettere insieme ad Arona 5000 fucili, che vennero tosto segretamente avviati alla volta del lago di Como. Egli poi col Camozzi sbarcava la mattina del 22 Marzo a Varenna, e di qui procedeva per la Valsassina. Il 31 marzo con un primo gruppo di volontari sentito che le truppe austriache marciavano verso Lecco, si portò a Varenna di dove per metterli al sicuro imbarcò i fucili per Lugano. Queste notizie vennero date allo scrivente dallo stesso Arrigoni qualche anno fà mentre era ancora in vita.

Intanto a Varenna e a Perledo si preparavano i ruoli per le guardie civiche o nazionali e si sgranellavano fondi per l’acquisto delle armi.

Nell’elenco degli individui scelti per la guardia civica di Perledo, fatto in concorso della deputazione amministrativa e del Preposto locale, dietro ordine del governo provvisorio di Como, in data 26 marzo 1868 e del comitato di sicurezza di Bellano in data 26 marzo figurano 277 individui.

Nell’atto di deliberazione presa dai consigli e convocati dei comuni di Perledo e Varenna, nell’armamento della guardia nazionale in seguito alla circolare 23 giugno 1848 N. 5475 della Congregazione provinciale, troviamo esposto che Perledo dovette acquistare N. 50 fucili col prodotto della legna ed affitto di 260 lotti di bosco, e Varenna 40 fucili col fondo di L. 1500 che il comune doveva riscuotere da quello di Corenno, in restituzione di eguale somma prestatagli nel 1846.

Milano aveva aperto delle sottoscrizioni per provvedere alle spese della guerra, nella lista degli oblatori pubblicata dal giornale «Il 22 Marzo» troviamo le seguenti offerte fatte dagli abitanti di Varenna:

Carganico Antonio . . . . . . . L. 120
Carganico Don Augusto . . . . . . » 120
Fratelli Isimbardi . . . . . . . . » 2000
Benzone Natale . . . . . . . . » 120

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Venini Giovanni e Pietro fratelli . . . . . L. 1500
Serponti Cesare . . . . . . . . . » 175
Blondel Emilia . . . . . . . . . » 400
Blondel Carlo . . . . . . . . . » 210
Serponti Mirasole Paolo . . . . . . . . » 1430
Scanagatta Vincenzo . . . . . . . . » 116
Scanagatta Marianna. . . . . . . . » 28,12
Venini Francesco ed Elena Grassi Venini . . . » 500,00
Sugli avvenimenti di Varenna e del monte di Varenna abbiamo la seguente interessantissima corrispondenza mandata al giornale «Il 22 Marzo» dal Commissario di Bellano:

Note

  1. Secondo un manoscritto del Rezzonico della fine del XVIII secolo, posseduto dal compianto Don Santo Monti il giuspatronato della famiglia Mazza in Varenna sarebbe passato al ramo della famiglia Mazza stabilitasi a Pesaro.
  2. Non avendo alcun documento sull’esistenza di questa chiesa nell’XI sec., lasciamo al Torretta la paternità della sua asserzione.
  3. Baldassarre Torretta, valente artista, secondo quanto mi raccontava un suo nipote, venne ferito nel 1848 ad una mano e non potendo più portare il fucile divenne portabandiera degli studenti. Dopo il 1848 si rifugiò in Svizzera. È da lamentare che non siano stati rinvenuti i disegni da lui lasciati e che rappresentano la piazza di Varenna qual’era prima che fosse stato costruito l’attuale piazzale e sagrato.