Vera storia di due amanti infelici ovvero Ultime lettere di Iacopo Ortis (1912)/Lettera XIII

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Lettera XIII

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LETTERA XIII

7 novembre.

L’ho pur finalmente afferrato nel collo, quel ribaldo contadinello che dava il guasto al nostro orto, tagliando e rompendo tutto quello che non poteva rubare. Egli era sopra un pomaio, [p. 98 modifica] io sotto una pergola: scavezzava allegramente i rami ancora verdi, perché di frutta non ce n’erano piú. Appena l’ebbi fra l’ugne, incominciò a gridare: — Misericordia! — Mi confessò che da piú settimane facea quello sciagurato mestiere, perché il fratello dell’ortolano aveva qualche mese addietro rubato un sacco di fave a suo padre. — E tuo padre t’insegna a rubare? — In fede mia, signore, in questo paese fanno tutti così. —

L’ho liberato e, saltando a precipizio fuor d’una siepe, gridava (ecco la societá in miniatura): — Tutti così.