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Viaggio intorno alla mia camera/Capitolo XXXV

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Capitolo XXXV

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Capitolo XXXIV Capitolo XXXVI

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CAPITOLO XXXV.



Non istarebbe che a me di fare un capitolo su questa rosa secca, la quale mi sta dinanzi, se il soggetto ne valesse la pena. È un fiore del carnevale dell’anno scorso: io stesso lo colsi nelle serre del Valentino; e la sera, un’ora prima del ballo, pieno di speranza e di dolce commozione, andai a presentarlo a madama d’Hautcastel. Ella il prese, — lo posò sulla tavoletta, senza guardarlo e senza guardarmi. — Come per altro, avrebb’ella fatto attenzione a me? ell’era tutta occupata a riguardare sè stessa. Dritta dinanzi ad una grande spera, già bella e pettinata, metteva l’ultima mano al suo abbigliamento; e i suoi pen[p. 125 modifica]sieri erano così assorti nei nastri, nei veli, nei pennacchietti, negli ornamenti d’ogni specie, ammucchiati sotto i suoi occhi, da non poterne sperare una rivolta, un cenno. — Rassegnatomi io teneva umilmente alcuni spilletti a sua disposizione nella mia mano; ma, il suo carrello essendo per lei più comodo, essa li prendeva dal suo carrello. — Che se io sporgeva la mano, li prendeva dalla mia mano — indifferentemente; e affin di prenderli tastava, senza levar gli occhi dallo specchio, per timore di perdersi di vista.

Tenni qualche tempo un secondo specchio dietro di lei, per farle giudicar meglio di tutto il suo abbigliamento, e ripetendosi da specchio a specchio la sua fisionomia, vidi una prospettiva di coquettes, nessuna delle quali badava punto a me. Insomma, [p. 126 modifica]debb’io confessarlo? Facevamo la mia rosa ed io un'assai trista figura.

Finii col perdere la pazienza, e, non potendo più resistere al dispetto che mi rodeva, deposi il mobile ch’io teneva in mano, ed uscii d’un’aria d’incollerito, senza prender congedo.

Andate? mi diss’ella, volgendosi di fianco per rimirarsi di profilo. — Io nulla risposi; ma stetti alcun tempo in ascolto alla porta, per sapere che effetto produrrebbe la mia subita partenza. — Non vedi, ella diceva alla sua cameriera dopo un istante di silenzio, che questo caraco è troppo più largo che la mia vita, massime abbasso, e bisogna farvi un'imbastitura con delle spille?

Come e perchè questa rosa secca si trovi qui sovra uno de’ palchetti della scanzietta del mio scrittojo è quello, [p. 127 modifica]ch'io certamente non dirò, perchè ho dichiarato che una rosa secca non meritava un capitolo.

Avvertite bene, signore mie, che non fo veruna riflessione sull’avventure della rosa secca; non dico di madama d’Hautcastel che abbia fatto bene o male a preferirmi il suo abbigliamento; nè ch’io avessi dritto d’essere da lei accolto in altra maniera.

Molto meno io mi arrogo di trarre da quell'avventura conseguenze generali sulla realtà, la forza e la costanza dell’affetto delle signore pei loro amici. — Mi contento di gettare questo capitolo (poiché alla fine è pur tale) di gettarlo, dico, nel mondo cogli altri del viaggio, senza indirizzarlo o raccomandarlo a chicchessia.

Non aggiugnerò che un consiglio per voi, o signori; ed è di mettervi [p. 128 modifica]bene in testa che in un giorno di ballo la vostra cara non è più vostra.

All’istante che la tavoletta incomincia, l’amante non è più che un marito, e il ballo solo divien l’amante.

Del resto ognuno sa quel che guadagna un marito a volersi far amare per forza. Soffrite adunque il vostro male pazientemente, e ridendo.

Nè vi fate illusione, o signorino: se madama vi vede con piacere venire al ballo, non è già come amante, poiché siete un marito, ma sibbene come parte della festa, e frazione per conseguenza della sua nuova conquista o quasi decimale di amante, ovvero forse perchè danzate bene e la farete brillare. Quello per avventura che avvi di più lusinghiero per voi nella sua buona accoglienza si è ch’ella spera, dichiarando per suo amante un uomo del vostro [p. 129 modifica]merito, di evitar la gelosìa delle sue compagne. Senza questa considerazione ella non vi degnerebbe pur d’uno sguardo.

Ci siamo dunque intesi, vi è d’uopo rassegnarvi, e aspettare che la vostra parte di marito sia finita. — Conosco più d’uno che si terrebbe fortunato se tutto il male stesse qui.