Viaggio intorno alla mia camera/Prefazione

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Prefazione

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Viaggio intorno alla mia camera Capitolo I

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L’EDITORE

A CHI LEGGE.



V’intendo caro lettore, — e voi specialmente carissima leggitrice. Il frontispizio ha eccitato la vostra curiosità; pure gli manca qualche cosa per determinarla veramente. Sapreste voi dirmi quel che gli manca, o debbo io dirlo a voi?

Ma io sono certo, che non vi sembrerebbe mancar nulla, se non fosse quel benedetto Viaggio sentimentale, che al metter gli occhi sul frontispizio di questo libretto vi è subito corso al pensiero. Il vostro cuore era lì lì per battere; poi s’è fermato nel dubbio e... [p. vi modifica]

Oh via, perchè state a guardare alla mancanza di un aggettivo? Guardate di nuovo al ramettino dicontro al frontispizio, e vi chiarirete.

Io vi avrei accomodato volentieri a piacer vostro il titolo del libretto; ma non era sicuro di far bene: — e non potea chiederne il parere dell’Autore, che alcuni credono morto, e nessuno sa nominarmi.

A me però sembra così in confuso d’aver udito una volta che fu uomo d’armi, — e poi di stato in questi ultimi tempi, — e di fama illibata. Da qualche suo cenno potrebbe credersi piemontese o savojardo; da qualche altro, come vedrete, si è quasi, forzati a crederlo francese1. Scrisse [p. vii modifica] verosimilmente sul finire della prima gioventù, quando il cuore è ancor di zuccaro; ma comincia ad accorgersi che ve ne sono altri pieni di assenzio, e a ricevere in sè la prima dramma di questa droga.

Viaggiando intorno alla propria camera, ei non potè avere tante occasioni di riflessione, e di commozione, come quel vostro buon Yorick, il quale viaggiò attraverso la Francia e l’Italia. — Nè già, sebben giovane e militare fu sì vivo e petillant come il vecchio curato. Non fu neppur così fino (quantunque anch'egli pe’ cervelli grossi avrà talvolta dell’enigmatico); onde ho ammonito il traduttore del suo libretto di astenersi da’ commenti che non bisognavano. [p. viii modifica]

Dubitai veramente se abbisognasse l’opera d'un traduttore intorno a poche pagine in lingua sì usuale, come quella de’ nostri vicini, che abitano al di là del Sempione; e d’argomento... Ma fu appunto questo che mi decise pel sì. Avreste voi inteso - in quella lingua così bene come nella vostra il sistema dell’anima e della bestia, ch’è la cosa più sottile, — e più sostanziale, di questo Viaggio?

Delle altre non vi dirò, che tradotte abbiano acquistato maggior grazia e soavità. Ma tale è certo l’indole di questa lingua degli italiani, che, usandone bene, se ne faria musica e pittura, e tutto quello che dagli stranieri saprebbe appena imaginarsi.

Per ciò ch’io posso capirne, il traduttore non è gran cruscante. Egli [p. ix modifica]usa, a cagion d’esempio, la parola domestico sostantivamente, ch’è un francesismo puro puro 2. Avendoglielo fatto avvertire col vocabolario alla mano, ei m’ha opposte non so che ragioni, per cui parrebbe che, essendo da tanto tempo abolita fra gli europei la personale servitù, servo e servitore, — denominazione ch’ei chiama brutali, — non avessero più vero significato. — E famiglio, ei dice (l’altra parola, che si fa corrispondente a domestique, ed è certo più umana delle due antecedenti) pecca di certa rustichezza, nè ha per noi buon suono, che volta colla desinenza al numero del più. Fante è troppo casereccio; cameriere, è troppo au- [p. x modifica]lico... ma il proseguire sarebbe una troppo grande seccaggine.

Da questo breve saggio capirete, ch’io non dovea perder tempo in altri piati fra la Crusca e il mio traduttore.

Ho però voluto far cenno dell’umor suo, per riguardo vostro, lettor mio caro, onde non aveste, per avventura, a lagnatavi di me. Se risolvendovi a percorrere il libretto da capo a fondo, vi abbatterete in vocaboli e in modi, a cui manchi il debito riscontro in quel registro, che prende nome dalla parte della farina, che voi non volete nel vostro pane, vi sovverrà ch’io vi ho dato avviso del pericolo, a cui andavate incontro. — Vi avverto ad un tempo di certe picciole infedeltà del traduttore, ch’ei suppone a vantaggio del [p. xi modifica]libricciuolo, e voi potreste giudicar reprovevoli. Perocché, siccome taluno prepone la Crusca all’uso, alla chiarezza, alla convenienza; altri prepone il parola per parola al garbo, alla precisione, al miglior nesso delle idee, a tutte le doti del discorso.

Quanto a voi, carissima leggitrice, sono certo che, — vinte certe picciole difficoltà per l’intelligenza di quel sistema ch’io accennai più sopra, — rimarrete contenta in tutto e per tutto. Mi saprete poi dire cosa vi abbia dato maggior piacere, se la pastorella dell’Alpi, o le distrazioni e gli ossequj dell’Autore per madama d‘Hautcastel, o quella sua lagrima di pentimento cadutagli sulla scarpa impolverata, o la limosina del povero Gioannetti al povero Jacopo. Se mi farete questa confidenza, che oso ap- [p. xii modifica]pena domandarvi, poiché potrebbe racchiudere il vostro più intinto segreto, io saprò un’altra volta offerirvi colle mie stampe il vero libro del vostro cuore.

  1. L’epiteto d’Italiana, con cui nel capitolo XXVI ei qualifica risentitamente la Fornarina, mi lascia appena dubbio intorno a ciò. — Ma voglio anche citarne un argomento non meno probabile che onorevole, il capitolo XXVIII.
  2. Trovasi per vero dire nei Morali di Plutarco dell’Adriani il giovane, scrittore fiorentino del secolo XVI, ma non citato.