Vite dei filosofi/Libro Primo/Vita di Cleobulo

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Libro Primo - Vita di Cleobulo

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Diogene Laerzio - Vite dei filosofi (III secolo)
Traduzione dal greco di Luigi Lechi (1842)
Libro Primo - Vita di Cleobulo
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CAPO VI.


Cleobulo.


I. Cleobulo figlio di Evagora era lindio di Caria, siccome afferma Duri. Altri la schiatta di lui fa salire sino ad Ercole: essere stato per beltà e robustezza ragguardevole: avere in Egitto apparata filosofia. Ebbe una figlia Cleobulina poetessa di enimmi in esametri, della quale fa menzione anche Cratino nella favola dello stesso nome, scritto al numero del più. Rinnovò il sacrato di Minerva eretto da Danao.

II. Compose canzoni e indovinelli (γρίφους) sino al numero di tre mila versi; e alcuni dicono fattura di lui quest’epigramma sopra Mida:

     Son di bronzo la vergine che giace
     Sul sepolcro di Mida. In fin che l’acqua
     Scorre; verdeggian l’ampie selve; il sole
     Brilla nascendo, e la splendente luna;
     Finchè corrono i fiumi e il mar dilaga;'
     Di lui sul lagrimato avel posata
     Dico a chi passa — qui sepolto è Mida.

Ne arrecano a testimonio la canzone di Simonide, dove è detto:

     Chi loderà, se pure ha senno, il lindio
     Cittadino, Cleobulo, che ai fiumi

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     Ognor scorrenti; ai fior di primavera;
     Alle fiamme del sole; all’aurea luna;
     Ai vortici marini opporre osava
     Finii di monumento? Ai numi tutto
     È inferiore. Spellano le pietre
     Anco braccia mortali. È d’uomo stolto
     Consiglio questo

L’epigramma, d’altra parte, non può essere d’Omero, il quale, dicono, di molti anni fu anteriore a Mida.

III. Si riporta ne’ commentarj di Pamfile anche questo suo enimma: j

Dodici figli ha un padre ed ognun d’essi
Due volte trenta figlie, ch’han diverso
L’aspetto: queste bianco; nero quelle.
Sono immortali, eppur ciascuna muore.

Egli è l’anno.

IV. Le sentenze di lui che più hanno grido sono queste: Gli uomini, per la maggior parte, sono ignoranti e ciarlieri; ma soccorre l’occasioneMedita alcun che di pregevoleNon essere vano, ingrato — Diceva poi, doversi accasare le figlie per età fanciulle, donne per senno; insinuando con ciò che si avessero da educare anche le fanciulle — E diceva: Doversi beneficare gli amici perchè sieno più amici; i nemici per farsegli amici; onde evitare il biasimo dei primi, e le trame dei secondi — E: Quando alcuno esce di casa, vegga prima ciò che è per fare; e quando vi entra di nuovo, esamini ciò che ha fattoConsigliava ad esercitate bene il corpoad essere più amanti dello ascoltare che del parlatead [p. 52 modifica]amare più lo studio che l’ignoranzaad usare la lingua in dir benead essere famigliare colla virtù, alieno dal vizioa fuggire l’ingiustiziaa proporre alla città le cose miglioria frenare la voluttàa nulla fare colla violenzaa educare i figlia comporre le nimiciziea non blandire la moglie, nè aver contesa con lei in faccia ad estranei, che l’uno accenna stoltezza, l’altro pazziaa non punire il servo ubbriaco, per non sembrare di esserloa menar donna di pari condizione, poichè, diceva, se la torrai di maggiore, acquisterai a padroni i parentia non deridere quelli che sono ingiuriati, perchè ti si faranno nemicia non superbire ne’ prosperi eventi, negli incerti a non avvilirsia saper comportare nobilmente i mutamenti della fortuna.

V. Morì vecchio avendo vissuto settant’anni: e gli fu posta quest’iscrizione:

     Cleobulo il sapiente estinto piagne
     Lindo sua patria che dal mare ha vanto.


VI. Disse l’apotegma: ottima cosa è la misura — E scrisse questa lettera a Solone:

Cleobulo a Solone.


„Tu hai certo molti amici e da per tutto una casa: ma io affermo, la democratica Lindo essere per tornare opportunissima a Solone. L’isola è in pien mare, e tu abitandovi nulla avrai a temere da Pisistrato, e gli amici accorreranno a te da ogni dove.“