Vai al contenuto

Vite dei filosofi/Libro Primo/Vita di Biante

Da Wikisource.
Libro Primo - Vita di Biante

../Vita di Pittaco ../Vita di Cleobulo IncludiIntestazione 4 maggio 2022 75% Da definire

Diogene Laerzio - Vite dei filosofi (III secolo)
Traduzione dal greco di Luigi Lechi (1842)
Libro Primo - Vita di Biante
Libro Primo - Vita di Pittaco Libro Primo - Vita di Cleobulo

[p. 46 modifica]

CAPO V.


Biante.


I. Biante di Teutamo prienese fu da Satiro preferito agli altri sette. Alcuni lo fanno ricco. Duri afferma che fosse straniero. Racconta Fanodico che avendo egli riscattato alcune donzelle messenie prigioniere di guerra, le allevò come figlie, le dotò inoltre e le mandò ai suoi parenti in Messene; che qualche tempo dopo in Atene, come si è toccato di sopra, rinvenuto da pescatori il tripode di bronzo, con sopravi lo scritto: al sapiente, comparse, secondo Satiro, le donzelle — secondo altri, come Fanodico, il padre di quelle — nell’adunanza, il sapiente dissero essere Biante, raccontando ciò che ad esse era avvenuto; che il tripode gli fu mandato, ma che vedutolo Biante dichiarò che il sapiente era Apollo e non volle accettarlo.

II. Altri dicono ch’e’ lo dedicasse in Tebe ad Ercole, poichè discendeva da coloni tebani spediti a Priene; ciò afferma anche Fanodico. Si racconta che Biante, sendo Priene assediata da Aliatte, ingrassati due muli, li spinse fuori agli accampamenti; che Aliatte veggendoli, fu colpito da maraviglia, come sino agli animali si estendesse lo stato prospero di quella, e consigliatosi di far tregua, spedì un messaggiero; che Biante coprì alcuni [p. - modifica] [p. 47 modifica]mucchi di arena spargendovi sopra frumento, e glieli mostrò; e finalmente che ciò saputosi da Aliatte, conchiuse la pace coi Prienesi, e tosto mandò per Biante onde venisse da lui, il quale: Io esorto Aliatte, gli disse, a mangiar cipolle (tutt’uno che piangere).

III. Dicono ch’ei fosse abilissimo nel trattar cause, tuttavia non usava la forza del discorso che a pro dei buoni. Il perchè Demodico alerio a ciò fece allusione quando disse: Se ti accadono liti piatisci alla maniera prienese. E Ipponatte del pari: Quegli che ha perorato assai meglio di Biante prienese.

IV. Egli morì in questo modo: Recitava, già decrepito, un’aringa a favore di un tale; dopo aver cessato il discorso, inchinò il capo sul petto del figlio di sua figlia. Peroratosi anco dall’avversario, e i giudici dato il voto a quello che Biante aveva difeso, si rinvenne, sciolto il giudizio, morto tra le braccia di suo nipote. La città il seppellì magnificamente e gli pose quest’iscrizione:

     Onor degli Ioni: l’inclita Priene
     Crebbe Biante, e questo sasso il chiude.

E noi pure:

     Qui si cela Biante all’Orco addotto
     Placidamente da Mercurio, bianco
     Per etade canuta. Ei mentre orava,
     Patrocinando d’ un amico i dritti,
     Il capo fra le braccia declinato
     D’un fanciullo, avviassi al lungo sonno.

[p. 48 modifica]

V. Cantò dell’Ionia: In qual modo particolarmente poteva essere felice, due mila versi. Tra le poetiche sentenze di lui questa era celebre:

     Studiati di piacere a’ cittadini
     Tutti detta cittade in che soggiorni.
     Se n’ha favor; chè perniciosa spesso
     E cagion di rovine è l’arroganza.

E: Che opera della natura è l’essere robusto; ma il poter dire ciò che giova la patria è proprio dell’animo e della prudenzaChe nei più l’abbondanza del danaro proveniva anche dalla fortuna — Diceva: Essere infelice chi non sapeva comportare la sventura; ed essere malattia dell’anima desiderare l’impossibile, e dimenticare i mali degli altri — Interrogato, che cosa fosse difficile? Più di tutto, rispose, tollerare nobilmente i mutamenti — Navigando una volta in compagnia di alcuni empii ed essendo la nave sbattuta dalla tempesta, costoro invocavano gli Dei: Tacete, disse, perchè non s’accorgano che voi navigate qui entro — Interrogato da un uomo irreligioso, che fosse la pietà, tacque. E chiestogli da quello la cagione del silenzio: Taccio, rispose, perchè m’interroghi di cose che non ti pertengono affatto — Interrogato, che fosse più dolce agli uomini? La speranza, rispose — Diceva ch’eragli più a grado giudicare tra nemici, che tra amici; poichè degli amici taluno diverrà al tutto nemico, ma degli inimici taluno amico. — Interrogato a che l’uomo attendesse con diletto? rispose: Al guadagno — Diceva: Doversi misurare la vita come se si avesse a vivere e [p. 49 modifica]poco tempo e, molto; e così amare come se fossimo per odiare, molti essendo i malvagi — Ed era solito dare questi consigli: Pon mano lentamente alle cose da farsi; nelle intraprese serbati fortemente costanteNon parlare in fretta, che dimostra stoltezzaAma la prudenzaCirca i numi, dì che sonoNon lodare l’uomo indegno in grazia delle ricchezzeTogli persuadendo, non colla violenzaSe fai qualche cosa di buono riferiscilo agli DeiDalla giovinezza alla vecchiaia prendi per viatico la sapienza, ch’è il più stabile degli altri beni.

VI. Fa menzione di Biante, siccome abbiam veduto, anche Ipponatte; il difficultoso Eraclito il commendò in particolare scrivendo: In Priene nacque Biante il figlio di Teutamo, del quale si fa più conto che non degli altri; e i Prienei gli dedicarono un pezzo di terreno cui nomarono Teutamio — Disse il motto: i piu’ sono cattivi.