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Vite dei filosofi/Libro Quarto/Vita di Lacide

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Libro Quarto - Vita di Lacide

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Diogene Laerzio - Vite dei filosofi (III secolo)
Traduzione dal greco di Luigi Lechi (1842)
Libro Quarto - Vita di Lacide
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CAPO VIII.


Lacide.


I. Lacide figlio di Alessandro era cireneo. Costui è il principiatore della nuova Academia e il successore di Arcesilao. Uom gravissimo e ch’ebbe non pochi seguaci.

II. Fu sin dall’infanzia amico della fatica e, quantunque povero, aggraziato ed affabile nel conversare.

III. È fama ch’ei fosse, nel governo della famiglia, di pasta assai dolce: poichè dopo di aver tratto fuori qualche cosa dalla dispensa, risuggellatala, vi gettava dentro di nuovo, per un buco, l’anello; affinchè non gli fosse tolto e portato via nulla di ciò ch’egli avea posto in serbo. Di che fatta accorta la servitù, rompevano dopo il suggello e ne portavano quanto volevano, quindi allo stesso modo, pel foro, gettavano l’anello nella dispensa; il che fecero senza mai essere scoperti.

IV. Lacide teneva la sua scuola nell’Academia in un orto fattogli apprestare da re Attalo, e da lui appellato Lacideo; e fu il solo, di cui s’abbia memoria, il quale vivendo affidasse la scuola a Telecle e ad Evandro focesi. — Ad Evandro successe Egesino da Pergamo; a costui Carneade. [p. 335 modifica]

V. Grazioso è ciò che si attribuisce a Lacide. Mandato a cercare da Attalo, narrasi aver detto, doversi le immagini contemplare da lungi. — Uno che tardi studiava geometria gli disse: Che ora sia tempo? Ed egli: Nè pur ora.

VI. Morì quando cominciò ad essere caposcuola nel quarto anno della centrentesima quarta Olimpiade, e dopo avere condotta la scuola per anni ventisei. La sua morte fa di paralisi per soverchio bere; e noi abbiamo così scherzato su di esso:

     Lacide, pur di te la fama è corsa
       Che tu sorpreso da soverchio Bacco
       Per la punta dei pie’ ne gisti a Dite.
       Certo egli è manifesto , che se in corpo
       Entra di molto Bacco i membri scioglie.
       Generato perciò non fu Lico?