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Le conzolazzione

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Giuseppe Gioachino Belli

1835 Indice:Sonetti romaneschi IV.djvu sonetti caudati letteratura Le conzolazzione Intestazione 2 novembre 2022 25% Da definire

L'usanze bbuffe Lo sbajjo massiccio
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1835

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LE CONZOLAZZIONE.

     “Ah ccommare! da sì cche1 nun m’hai vista
Tu nun zai le disgrazzie ch’ho ppatito.
M’è mmorto de passione mi’ marito,
Pe’ ttirannia der Monziggnor Zagrista.2

     De li mi’ fijji, uno ha pperzo la vista
Pe’ li vaglioli,3 e un antro4 s’è incionchito.5
E a mmé, lo vedi?, er corpo me s’è empito
De malanni da fattene6 una lista.

     Poi me moro de fame: in sta staggione7
So’ iggnuda e ssenza un straccio de lenzola;
E mme vonno caccià ppe’ la piggione.

     Che ne dichi, Maria, de tante pene? —
Dico, Ggertruda, una parola sola:
Sta’ alegra, ch’er Ziggnore te vò bbene.8

16 gennaio 1835.

Note

  1. Da quando.
  2. [Sagrista del Papa, cioè Prefetto della Sagrestia ponitifia e quindi custode di tutti i preziosi arredi della Cappella papale e de’ non meno preziosi ornamenti del Papa stesso. V. per altri particolari il Dizionario del Moroni.]
  3. Pel vaiuolo.
  4. Altro.
  5. Attratto.
  6. [Di tanti malanni da] fartene.
  7. [In questa stagione, cioè: “in una stagione come questa; così fredda.„]
  8. “Quem... diligit Dominus, corripit.„ Prov, III, 12. — “Dominus... flagellat... omnem filium, quem recipit.„ Hebr., XII, 6. — “Ego, quos amo, arguo et castigo.„ Apoc., III, 19.]