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L'ammalatia der padrone

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Giuseppe Gioachino Belli

1835 Indice:Sonetti romaneschi IV.djvu sonetti caudati letteratura L'ammalatia der padrone Intestazione 2 novembre 2022 25% Da definire

Le lettanie de Nannarella Le dimanne a ttesta per aria
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1835

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L’AMMALATIA DER PADRONE.

     Sta mmale accusì bbene, poverello,
Che mmo ha ffatto inzinente1 l’occhi storti;
E er medico, che Cristo se lo porti,
Disce che ttutto er male è in ner cervello.

     Piaggne, smania, sospira,... pe’ un capello
Va ssu le furie... e in ne l’inzurti forti
Nun ved’antro2 che ccasse, bbeccamorti,
Curati, sepporture, farfarello3...

     Io pe’ mmé jje l’ho ddetto a la padrona:
“Siggnora mia, ma pperchè nnun provamo
Quarch’antra mediscina che ssia bbona?„

     Ggnente. Lei me se striggne in ne le spalle,
E sse mette ar telaro der ricamo
A llavorà li fiori de lo sscialle.

4 febbraio 1835.

Note

  1. [Forse, insinamente.] Sino.
  2. Non vede altro.
  3. Il diavolo.