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Le bbèstie der paradiso terrestre

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Giuseppe Gioachino Belli

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Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1834

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LE BBÈSTIE DER PARADISO TERRESTRE.

     Prima d’Adamo, senza dubbio arcuno
Er ceto de le bbèstie de llà ffòri
Fasceveno1 una vita da siggnori,
Senza dipenne un c....2 da ggnisuno.

     Ggnente cucchieri,3 ggnente cacciatori,
No mmascelli,4 no bbòtte, no ddiggiuno...
E rriguardo ar parlà, pparlava oggnuno
Come parleno adesso li dottori.

     Venuto però Adamo a ffà er padrone,
Ècchete5 l’archibbusci e la mazzola,
Le carrozze e ’r zughillo6 der bastone.

     E cquello è stato er primo tempo in cui
L’omo levò a le bbèstie la parola,
Pe’ pparlà ssolo e avé rraggione lui.

19 dicembre 1834.


Note

  1. Facevano.
  2. Senza per nulla dipendere.
  3. Niente cocchieri.
  4. Macelli.
  5. Eccoti.
  6. Il sugo. [E sugo è anche il vero vocabolo romanesco. Ma spesso, per ischerzo, s’usa il vezzeggiativo napoletano sughillo.]