A sfogar l'antica pena
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LIV
La Sirena.
A sfogar l’antica pena
Lungo il mare io me ne giva;
E così dall’onde udiva
Dir cantando una Sirena:
5Questa vaga e cara vita,
Che a fuggir si batte l’ali,
O sciocchissimi mortali,
Se d’Amor non è condita,
È di fiel sempre ripiena.
10O mortali, umana etate
È rinchiusa in fosco errore
Ma per voi risorge Amore,
E co’ rai della beltate
La rischiara e rasserena.
15Un gentil guardo amoroso,
Che soave altrui si giri,
Sparge il cor d’alti desiri,
Ciascun spirto fa giojoso,
E d’ambrosia empie ogni vena.
20Qual dolcezza han seco i fiori,
Onde un volto appar vermiglio?
Qual conforto ha seco un ciglio?
Quale il crin, se di fin’ori
Per altrui si fa catena?
25Così disse in bel concento,
Poi tuffossi in mezzo all’onde,
Come il Sol, quando ei s’asconde;
E quel dir cosparso al vento
Io poi scrissi in sull’arena.