Agamennone (Eschilo)/Lamentazione

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Eschilo - Agamennone (458 a.C.)
Traduzione dal greco di Ettore Romagnoli (1921)
Lamentazione
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LAMENTAZIONE



corifeo


 Strofe I
Deh! Su noi scenda una súbita morte,
che senza tormento,
che senza nel morbo giacere, ci rechi
un sonno senza mai fine, perenne,
1510ora che spento è il benigno mio duce,
dopo che tanto sofferse per una
donna; e una donna gli tolse la luce!

coreuta



Ahimè, Elena, Elena stolta,
che tante e tante anime, sotto
1515le mura di Troia, tu sola, hai perdute!
Discordia, e tu, flagel di questa reggia,
onde spenta uno sposo ebbe sua vita,
per te, di nobil sangue incancellabile
s’aperse una ferita!

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CLITENNESTRA

1520Che giova l’augurio di morte
per questa sciagura
che il cuore ti grava? Che giova
lo sdegno rivolger contro Elena,
che fu di mortali sterminio,
1525che, sola, distrutta la vita
d'innumeri Dànai,
aprí non mai chiusa ferita!

CORIFEO

 Antistrofe I
Dèmone infesto, che sovra la casa
che sovra i due figli
1530di Tantalo piombi, che spingi la possa
l'uguale audacia di femmine ond’io
sento il mio cuore sbranato! E si pianta,
infesto corvo, sovresso il cadavere,
s’esalta, e un inno esecrabile canta!

COREUTA

1535Ahimè, Elena, Elena stolta,
che tante e tante anime, sotto
le mura di Troia, tu sola hai perdute!
Discordia, e tu, flagel di questa reggia,
onde spenta uno sposo ebbe sua vita,
1540per te, di nobil sangue incancellabile
s'aperse una ferita.

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CLITENNESTRA

A segno diritto or ti volgi,
che al Dèmone imprechi
di questa progenie, pasciuto
1545di sangue. Si nutre per lui
nel fondo dell'alvo una smania
di struggere sangue; e la strage
rinnovasi prima
che cessi l'antico dolore.

CORIFEO

 Strofe II
1550Deh!, qual rammemori possente Dèmone,
di questa casa qual grave Furia!
D’un fato insazïabile
di guai, triste memoria!
Ahi, ahi! Giove lo volle, che tutto opera
1555tutto compie. Quale esito
senza il voler di Giove hanno i mortali?
Quale ei non disegnò di questi mali?

COREUTA

Ahi, ahi, con che lagrime, o re,
mio re, debbo piangerti! Quali
1560parole dal fido mio cuore
esprimer: tu giaci in tal ragna d’insidia,
lo spirito a fine esecrando esalasti:
in questo giaciglio d’obbrobrio cadesti,

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prostrato con frode mortale,
1565da lungi, con duplice strale.

CLITENNESTRA

Tu dici che mia fu quest’opera:
però non aggiungi
che sposa son io d’Agamènnone.
1570Apparve alla sposa di questo
l'antico, l'acerrimo Dèmone vindice
d'Atreo, del conviva
funesto; e vendetta
ne fece, pei pargoli sgozzando un adulto.

CORIFEO

 Antistrofe II
1575Chi mai potrebbe far testimonio
che tu sei monda di questo scempio?
Come? Come? Oh! Ma vindice
verrà del padre il Dèmone!
E nei rivi di strage consanguinea,
1580Marte livido infuria,
dove compenso vindice ai vermigli
grumi offrirà dei divorati figli.

COREUTA

Ahi, ahi, con che lagrime, o re,
mio re, debbo piangerti! Quali
1585parole dal fido mio cuore

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esprimer! Tu giaci in tal ragna d’insidie,
lo spirito a fine esecrando esalasti:
in questo giaciglio d’obbrobrio tu giaci,
prostrato con frode mortale,
1590da lungi, con duplice strale.

CLITENNESTRA

Non forse egli fu, che introdusse
in questa dimora
vendetta ed insidia? Il virgulto
che in me da lui crebbe, quel pianto
1595mio lungo, Ifigènia... Ah! Ma pari
la colpa e il castigo; ma vanto
superbo non mena
nell'Ade! La morte
col ferro che stermina gl’inflisse la pena.

CORIFEO

 Strofe terza
1600Partito a cui sollecito
m'appigli, ignoro, mentre al suol precipita
la reggia: è a me precluso ogni cammino.
Non piú stillar di gocce: alto lo strepito
presento, e tremo, di sanguinea pioggia
1605che abbatta le sue mura:
però che del Destino
su nuove cóti, il ferro omai Giustizia
affila, a nuovi eventi di sciagura.

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COREUTA

Terra, terra, perché non accogliermi,
1610avanti che il re mio vedessi
avere giaciglio le argentee
pareti di un bagno?
Sepolcro chi mai gli darà?
Chi lugubri pianti? Tu forse,
1615tu questo oseresti? alzar gemiti
funerei su l'uomo sgozzato
da te? render, dopo lo scempio,
all'alma odïoso tributo?
Oh!, qual funebre elogio
1620per questo sacro re,
con rompere di lagrime,
con veritiero cuor favellerà?

CLITENNESTRA

A te non ispetta addossarti
tal cura: da noi
1625fu ucciso, abbattuto: da noi
avrà sepoltura: né pianto domestico
l’accompagnerà.
Ma bene Ifigènia, la figlia,
com’è suo dovere, ad accoglierlo,
1630incontro al suo padre movendo,
al rapido varco del duolo,
le braccia gli cinge
al collo, ed il bacio gli dà.

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CORIFEO

 Antistrofe III
Rintuzza il nuovo oltraggio
1635l'antico oltraggio: è giudicar difficile.
Preda risponde a preda, e morte a morte.
Finché Giove lo scettro avrà tra i Superi,
dovrà la pena dar compenso al crimine.
E chi bandir lontani
1640potrà dalle sue porte
d’Imprecazione i rampollanti germini,
quando Sciagura invesca a sé gli umani?

COREUTA

Terra, terra, perché non accogliermi,
avanti che il re mio vedessi
1645avere giaciglio le argentee
pareti d’un bagno?
Sepolcro chi mai gli darà?
Chi lugubri pianti? Tu forse,
tu questo oseresti? alzar gemiti
1650funerei su l'uomo sgozzato
da te? render, dopo lo scempio,
all’alma odïoso tributo?
Oh!, qual funebre elogio
per questo sacro re,
1655con rompere di lagrime,
con veritiero cuor favellerà?

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CLITENNESTRA

Se in questa sentenza t'inoltri,
compagno t’è il vero; ed io voglio
un giuro prestar, dei Plistènidi
1660al Dèmone: ch’io, questi mali
saprò sopportar, ben che orribili.
Ma pure, oh!, da questa magione
stian lungi, la strage avvicendino,
funestino un’altra progenie.
1665Di beni una piccola parte
a me basterebbe,
se potessi le stragi reciproche
scacciare dai tetti!